Infermieri di famiglia, ora li sceglie il paziente: da gennaio si potrà indicare la struttura a cui affidarsi

Infermieri di famiglia, ora li sceglie il paziente: da gennaio si potrà indicare la struttura a cui affidarsi
di Mauro Evangelisti
4 Minuti di Lettura
Domenica 29 Dicembre 2019, 10:24 - Ultimo aggiornamento: 10:25

Rivoluzione per l'assistenza sanitaria domiciliare che solo a Roma interessa 24mila pazienti: dal primo gennaio sarà possibile scegliere la struttura a cui affidarsi. Fino ad oggi il sistema prevedeva altro: in automatico, l'assistenza venisse fornita dalla società che aveva vinto la gara al massimo ribasso indetta dalle varie Asl. Inoltre, la Regione ha deciso di aggiungere altri 20 milioni di euro, con l'obiettivo di raddoppiare in due anni i pazienti assistiti a casa. Se a Roma dovranno diventare 48 mila, in tutto il Lazio la speranza è di passare dai 38mila attuali a 76 mila. Di fatto si apre una nuova stagione per potenziare il servizio dell'«infermiere di famiglia», di cui si parla ampiamente anche nel nuovo Patto per la salute siglato tra Stato e Regioni. «Per noi è una scelta strategica» dice l'assessore alla Salute del Lazio, Alessio D'Amato. Si punta al miglioramento del servizio, ma c'è anche l'obiettivo di evitare che pazienti cronici siano costretti ogni volta a rivolgersi ai pronto soccorso e agli ospedali, portando invece l'assistenza sanitaria sul territorio, nelle case.

Infermiere di famiglia novità del Patto per la Salute: chi è e cosa fa

RIFORMA
Ripartiamo da ciò che succede il primo gennaio. In ogni Asl sono state accreditare delle strutture sanitarie private che si occupano di assistenza medica e infermieristica a domicilio. Ad esempio all'Asl Roma 2 sono già dieci, in tutto il Lazio una trentina. Devono rispettare una serie di standard - dal personale specializzato alle sedi sul territorio - e all'interno di quella rosa i pazienti dal primo gennaio potranno scegliere la società a cui intendono affidarsi. Il servizio, ovviamente, è gratuito, perché rientra nelle prestazioni offerte dal servizio sanitario nazionale. «Ma cambia la filosofia di fondo - dice D'Amato - perché diamo la possibilità ai pazienti e ai loro familiari di scegliere la struttura di cui si fidano maggiormente». Con il tempo saranno anche fornite informazioni per rendere più semplice la scelta: per ogni struttura, ad esempio, sarà spiegato in che percentuale i pazienti seguiti sono stati costretti a rivolgersi ai pronto soccorso, quanti hanno avuto complicazioni.
«Il sistema - ricorda D'Amato - prevede che per avere diritto all'adi (assistenza domiciliare integrata) i pazienti debbano avere più di 65 anni e malattie o fragilità per cui necessitano di assistenza. Per i più giovani l'assistenza a domicilio c'è in caso di malattie gravi come la Sla o quando non si è autosufficienti. Chi ha già iniziato un percorso con una struttura di assistenza con il vecchio sistema lo prosegue, ma poi gli verrà chiesto di scegliere a chi affidarsi tra la società accreditate. In generale, chi ritiene che un proprio caso necessiti di assistenza domiciliare deve rivolgersi alla propria Asl, al servizio del Cad (il centro assistenza domiciliare) che valuterà la richiesta».

OBIETTIVI
A Roma, come nel resto d'Italia, la popolazione è sempre più anziana e dunque aumenta anche la necessità di assistenza. Questo sta producendo - vale anche per le altre regioni - l'affollamento dei pronto soccorso e dei reparti ospedalieri. In molti casi non ci sono alternative, ma il mantra ripetuto negli ultimi anni è noto: «serve più sanità di territorio». Le regioni più lungimiranti hanno applicato questo principio. «A livello europeo - osserva D'Amato - ad esempio la Merkel in Germania ha investito molto in queste soluzioni ottenendo risultati significativi. Anche nel Lazio ora intendiamo rafforzare questo tipo di servizio e c'è stato uno stanziamento cospicuo, con un incremento di 20 milioni di euro».

Difficile prevedere se davvero sarà possibile raddoppiare il numero dei pazienti assistiti, come spera la Regione. Ma l'infermiere (in casi specifici anche il medico) che ciclicamente va a casa del paziente, lo aiuta a seguire la terapia e supporta anche i parenti che si fanno carico di chi non è autosufficiente, rappresenta per molte famiglie un sostegno indispensabile.

© RIPRODUZIONE RISERVATA