Faq varianti, dalla brasiliana all'inglese e la sudafricana. Il tampone rapido rileva la mutazione Covid? Cosa sappiamo finora

Faq variante, dalla brasiliana all'inglese e la sudafricana. Cosa sappiamo finora: domande e risposte dell'Iss
Faq variante, dalla brasiliana all'inglese e la sudafricana. Cosa sappiamo finora: domande e risposte dell'Iss
di Redazione web
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Domenica 7 Febbraio 2021, 12:23 - Ultimo aggiornamento: 16:30

Le varianti del virus del Covid-19 preoccupano. L'Istituto superiore di Sanità ha pubblicato una serie di domande e risposte (faq) per informare sul livello di conoscenza che abbiamo raggiunto finora. Già una settimana fa il ministero della Salute aveva diramato una circolare in cui spiegava che è necessario prima di tutto riconoscere le varianti, e quindi sequenziarle. Inoltre, il ministero certifica che c'è un alto grado di allarme recependo le indicazioni dell'Europa (il Centro europeo per il controllo delle malattie) che raccomanda il sequenziamento di «almeno circa 500 campioni selezionati casualmente ogni settimana a livello nazionale» seguendo delle priorità, a partire dagli «individui vaccinati contro SarsCov2 che successivamente si infettano nonostante una risposta immunitaria al vaccino».

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Cos'è il sequenziamento? È una trascrizione del genoma, cioè l’ordine esatto nel quale si dispongono, le quattro basi (adenina, citosina, guanina e timina) che costituiscono l’alfabeto del virus. 

I virus in particolare quelli a Rna come i coronavirus, evolvono costantemente attraverso mutazioni del loro genoma. Mutazioni del virus Sars-CoV-2 sono state osservate in tutto il mondo fin dall’inizio della pandemia. Mentre la maggior parte delle mutazioni non ha un impatto significativo qualcuna può dare al virus alcune caratteristiche come ad esempio un vantaggio selettivo rispetto alle altre attraverso una maggiore trasmissibilità, una maggiore patogenicità con forme più severe di malattia o la possibilità di aggirare l’immunità precedentemente acquisita da un individuo o per infezione naturale o per vaccinazione.

In questi casi diventano motivo di preoccupazione, e devono essere monitorate con attenzione.

 

Domande e risposte


Come funziona il monitoraggio delle varianti in Italia?

L’analisi delle varianti viene effettuata dai laboratori delle singole regioni, sotto il coordinamento dell’Iss. L’ECDC raccomanda di sequenziare almeno circa 500 campioni selezionati casualmente ogni settimana a livello nazionale, con le seguenti priorità: individui vaccinati contro SARS-CoV-2 che successivamente si infettano nonostante una risposta immunitaria al vaccino; contesti ad alto rischio, quali ospedali nei quali vengono ricoverati pazienti immunocompromessi positivi a SARS-CoV-2 per lunghi periodi; casi di reinfezione; individui in arrivo da paesi con alta incidenza di varianti SARS-CoV-2; aumento dei casi o cambiamento nella trasmissibilità e/o virulenza in un’area; cambiamento nelle performance di strumenti diagnostici o terapie; analisi di cluster, per valutare la catena di trasmissione e/o l'efficacia di strategie di contenimento dell'infezione.

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I test che si usano attualmente sono in grado di rilevare le varianti?

I test vengono usati per la diagnosi, se non si basano sulla proteina spike, fanno correttamente la diagnosi; tuttavia per potere discriminare se una infezione è determinata da una variante è necessario un test specifico altamente specialistico che è detto sequenziamento, in cui si determina la composizione esatta del genoma del virus. 

Farmaci e vaccini funzionano anche sulle varianti?

Diversi studi sono in corso nel mondo per rispondere a questa domanda. Al momento i vaccini sembrano essere pienamente efficaci sulla variante inglese, mentre per quella sudafricana e quella brasiliana potrebbe esserci una diminuzione nell’efficacia. Per quanto riguarda i farmaci in uso e in sperimentazione non ci sono ancora evidenze definitive in un senso o nell’altro; tuttavia alcuni articoli preliminari indicano che alcuni anticorpi monoclonali attualmente in sviluppo potrebbero perdere efficacia. I produttori di vaccini stanno anche cercando di studiare richiami vaccinali per migliorare la protezione contro le future varianti. A livello internazionale la comunità scientifica e le autorità regolatorie stanno monitorando attentamente come cambia nel tempo il SARS-CoV-2 (il virus che causa il COVID-19) e quanto i vaccini COVID-19 possono proteggere le persone da eventuali nuove varianti del virus man mano che compaiono.

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Quali sono le varianti di Sars-CoV-2 che suscitano più preoccupazioni?
 
Al momento sono tre le varianti che vengono attentamente monitorate e che prendono il nome dal luogo dove sono state osservate per la prima volta. In tutti e tre i casi il virus presenta delle mutazioni sulla cosiddetta proteina ‘spike’, che è quella con cui il virus ‘si attacca’ alla cellula. La ‘variante inglese’ (VOC 202012/01) è stata isolata per la prima volta nel settembre 2020 in Gran Bretagna, mentre in Europa il primo caso rilevato risale al 9 novembre 2020. E’ monitorata perché ha una trasmissibilità più elevata, ipotizzata anche un maggiore patogenicità, ma al momento non sono emerse evidenze di un effetto negativo sull’efficacia dei vaccini. · La ‘variante sudafricana’ (501 Y.V2) è stata isolata per la prima volta nell’ottobre 2020 in Sud Africa, mentre in Europa il primo caso rilevato risale al 28 dicembre 2020. E’ monitorata perché ha una trasmissibilità più elevata, e perché dai primi studi sembra che possa diminuire l’efficacia del vaccino. Si studia se possa causare un maggior numero di reinfezioni in soggetti già guariti da COVID-19. · La ‘variante brasiliana’ (P.1) è stata isolata per la prima volta nel gennaio 2021 in Brasile e Giappone. Alla data del 25 gennaio 2021 è stata segnalata in 8 paesi, compresa l’Italia.. E’ monitorata perché ha una trasmissibilità più elevata e perché dai primi studi sembra che possa diminuire l’efficacia del vaccino. Si studia se possa causare un maggior numero di reinfezioni in soggetti già guariti da COVID-19.
 

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