Covid, terapie intensive ancora oltre la soglia ma in calo. «Timori effetti regioni in zona arancione»

Covid, terapie intensive ancora oltre la soglia ma in calo. «Timori effetti regioni arancione»
Covid, terapie intensive ancora oltre la soglia ma in calo. «Timori effetti regioni arancione»
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Lunedì 12 Aprile 2021, 18:54 - Ultimo aggiornamento: 13 Aprile, 19:24

Dopo tre settimane di continuo aumento diminuisce, a livello nazionale, l'occupazione di terapie intensive da parte di pazienti Covid-19. La percentuale scende, infatti, al 39%, rispetto al 41% del 29 marzo, pur restando 9 punti oltre la soglia critica del 30%. Primi segnali di miglioramento, dunque, anche se la pressione sui reparti, afferma all'agenzia Ansa il presidente dell'Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi-Emac), Alessandro Vergallo, «è ancora forte, e preoccupa l'allentamento delle attuali misure con il passaggio della maggioranza delle Regioni in area arancione».

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Secondo il quadro aggiornato che emerge dai dati del monitoraggio quotidiano dell'Agenzia Nazionale per i Servizi sanitari regionali (Agenas), relativi alla giornata dell'11 aprile, a superare la soglia limite del 30% di occupazione per Covid delle terapie intensive sono ancora 13 regioni.

Scende anche, passando dal 44% al 41%, la percentuale di posti in reparto occupati da pazienti Covid, ma la soglia critica (fissata in questo caso al 40%) è superata da 8 regioni. Il tasso di occupazione delle terapie intensive e dei reparti ordinari di area medica non critica (malattie infettive, medicina generale e pneumologia) nelle varie Regioni e Province autonome indica l'Abruzzo al 30% per le intensive e al 37% per i reparti ordinari; Basilicata (14%, 39%); Calabria (25%, 50%); Campania (23%, 36%); Emilia Romagna (43%, 41%); Friuli Venezia Giulia (43%, 41%); Lazio (42%, 48%); Liguria (35%, 36%); Lombardia (57%, 44%); Marche (52%, 52%); Molise (38%, 22%); PA Bolzano (15%, 16%); PA Trento (46%, 25%); Piemonte (51%, 62%); Puglia (44%, 53%); Sardegna (27%, 21%); Sicilia (20%, 30%); Toscana (45%, 33%); Umbria (31%, 32%); Valle d'Aosta (40%, 28%); Veneto (29%, 26%). «Al momento - spiega Vergallo - più che di una effettiva diminuzione dei casi in terapia intensiva, possiamo parlare di una stabilizzazione del trend che va verso un probabile successivo ribasso. Attualmente, cioè, la curva si sta stabilizzando e l'auspicio è che subito dopo ci sarà la netta decrescita.

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La pressione nelle rianimazioni, ad oggi, resta però ancora molto forte, anche se c'è un primo segnale positivo». Si tratta per ora, sottolinea il presidente degli anestesisti-rianimatori ospedalieri, «di piccole variazioni nei numeri: è finito cioè il segno '+' che vedevamo quotidianamente per gli ingressi in terapia intensiva, ma ancora non assistiamo ad una discesa verticale della curva». La speranza, afferma, «è che questo iniziale trend positivo si confermi, ma sono fondamentali i comportamenti delle persone, ora più che mai». Da qui l'invito a non considerare i 'cambi di colorè delle Regioni come un primo 'liberi tuttì: «Speriamo che questi primi allentamenti con il passaggio di gran parte delle Regioni alla zona arancione, passaggio che sotto il profilo della sostenibilità economica è ovviamente importante e ragionevole, non si riveli invece come un nuovo boomerang sotto il profilo sanitario, come ad esempio già accaduto con la Sardegna passata da zona bianca a rossa». Il problema, rileva, è che «questo andamento 'elastico' delle misure corrisponde ad un andamento altrettanto 'elastico' nei ricoveri, e questo - conclude Vergallo - ci preoccupa fortemente».

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