Covid, il picco è alle spalle? Ecco perché a causa della "doppia pandemia" è presto per dirlo

Covid, il picco è alle spalle? Ecco perché a causa della "doppia pandemia" è presto per dirlo
Covid, il picco è alle spalle? Ecco perché a causa della "doppia pandemia" è presto per dirlo
di Giampiero Valenza
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Venerdì 14 Gennaio 2022, 14:03 - Ultimo aggiornamento: 15:55

È ancora troppo presto per parlare di diminuzione dell’ondata dei contagi di Covid. Ma tra Omicron e Delta, è meglio optare sulla prima e sperare che questa diventi prevalente proprio perché meno cattiva della seconda. Ne è convinto il professor Francesco Broccolo, virologo dell’Università degli Studi Milano Bicocca, che analizzando i dati, sottolinea come il picco non sia ancora arrivato.

I positivi dei tamponi molecolari sono passati dal 29% del 2 gennaio al 22% del 13. Sugli antigenici, invece, il dato dall'11% del 2 gennaio, è leggermente in crescita, al 13%. «A fare gli antigenici e i molecolari sono categorie di persone differenti - precisa lo studioso - Il molecolare viene fatto per confermare il test antigenico o per avere la certezza di una infezione. Gli antigenici, invece, sono fatti più per aggiornare il green pass per chi non è vaccinato».

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«A me non pare che i dati dei contagi siano in discesa - aggiunge Broccolo - Siamo ancora in salita e secondo modelli matematici e statistici a breve dovremmo raggiungere il picco, tra circa 10 giorni. Ma è difficile fare delle valutazioni: ci sono tante variabili, a cominciare dai vaccini».

Ad oggi, prosegue l’esperto, c’è una sorta di doppia pandemia, con la variante Delta che conta ancora il 60% dei casi e la Omicron con circa il 40%. «Ma quest’ultima ospedalizza il 55% in meno di Delta – aggiunge - non dobbiamo farci spaventare troppo dall’aumento di incidenza di nuovi casi. Ci interessano invece gli ospedalizzati, le terapie intensive e i decessi».

 

Ma come vivremo l'arrivo della primavera? «Se, come sembra, la variante Omicron sostituirà la Delta potrebbe ridursi il numero delle occupazioni di terapie intensive e quello dei decessi - dice - Anche a fronte di un aumento dei nuovi casi, se questi fossero tutti Omicron, e pensiamo che questo possa avvenire nell’arco di due settimane, potrebbe anche esserci una stabilizzazione o una loro riduzione». Broccolo cita uno studio condotto su 8.000 pazienti con Delta e 6.000 con Omicron, secondo il quale la variante Delta ha ospedalizzato il 2,2% delle persone e ha portato allo 0,3% dei decessi, a fronte dello 0,3% degli ingressi in terapia intensiva con Omicron e zero decessi. «A fronte di questi dati - conclude - se Omicron dovesse sostituire Delta credo che potrebbe solo che andar meglio».

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