Il graduale ritorno alla normalità, dopo oltre due anni di pandemia, potrebbe presto portare anche alla fine dell'isolamento per le persone che risultano positive al Covid-19. Ad aprire a questo scenario è stato Andrea Costa, sottosegretario alla Salute. «Credo che siamo molto vicini a questo traguardo», dice. «D'altronde l'obiettivo è quello della convivenza con il virus e se parliamo di convivenza non possiamo che rimuovere anche l'isolamento per i positivi», aggiunge. Si tratta di un'ipotesi in realtà di cui si discute da mesi, precisamente da quando la stragrande maggioranza della popolazione vaccinabile è stata immunizzata contro il virus Sars-CoV-2. «Quindi confido che nelle prossime settimane - sottolinea Costa - si arrivi anche a questa scelta che sarebbe un ulteriore passo verso la normalità. Credo che ci siano i giorni contati anche per questo tipo di provvedimento».
Tuttavia, i dati sui contagi Covid non sono così buoni come invece si sperava.
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DATI IN CRESCITA
Secondo il bollettino diffuso dal ministero della Salute, ieri sono stati registrati 36.573 nuovi contagi, mentre il giorno prima erano 31.885.
LA PRUDENZA
È prudente anche la posizione dell'infettivologo Massimo Galli: «Manterrei ancora abbastanza il piede sul freno», commenta. «I numeri degli ultimi giorni, a partire dai dati dell'ultimo monitoraggio della Fondazione Gimbe, non possono infatti lasciarci tranquilli e indicare un'inversione di tendenza della pandemia, con i contagi ed i decessi che hanno ripreso a salire. Siamo cioè - prosegue - di fronte ad una possibile recrudescenza della pandemia, dettata dalla variante più infettiva Omicron 5, e non siamo in grado di dire ora quale potrà essere la ricaduta sugli ospedali, quindi cautela».
VIA LIBERA
Diversa l'opinione di Roberto Cauda, infettivologo del Policlinico Gemelli di Roma, secondo il quale lo stop all'isolamento domiciliare è «una decisione che può essere presa, ciò tenuto anche conto che la malattia, allo stato attuale e non nella forma grave, è simile ad altre malattie respiratorie. Bisogna insomma convivere col virus». E aggiunge: «Ciò ovviamente - precisa - non significa però non tenere gli occhi aperti e non tornare sui propri passi se necessario».
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