Covid-19, Bassetti: «Il virus è più debole, i catastrofisti negano l'evidenza dei fatti»

Covid-19, Bassetti: «Il virus è più debole, i catastrofisti negano l'evidenza dei fatti»
Covid-19, Bassetti: «Il virus è più debole, i catastrofisti negano l'evidenza dei fatti»
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Giovedì 28 Maggio 2020, 10:53 - Ultimo aggiornamento: 11:50

«Io sono infettivologo, curo i malati, gli epidemiologi contano i casi elaborano statistiche. Dovremmo ascoltare i virologi, quelli veri. E il loro presidente, Arnaldo Caruso, ha dichiarato testualmente di aver trovato un virus meno aggressivo. Ci manca solo l'ultimo passaggio, cioè che questa osservazione sia pubblicata su una rivista scientifica accreditata». Pensieri e parole di Matteo Bassetti, presidente della Società italiana di terapia antinfettiva.

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Bassetti: virus più buono. Il nuovo coronavirus per Bassetti è diventato più buono e «questo è un dato di fatto. Se ancora siamo qui a discutere è perché i pareri si sprecano» e non mancano i catastrofisti. Matteo Bassetti, ha parlato in un'intervista al Qn, invitando a considerare la «realtà»: «Qui a Genova, ospedale San Martino, da un mese nessuno è stato più ricoverato in rianimazione per Covid-19. Vediamo persone di 80, 90 anni che sopravvivono con il virus. Casi identici 2 mesi fa morivano nel giro di 4 o 5 giorni».

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Per Bassetti «il professor Caruso ha chiuso il cerchio annunciando di aver trovato, a Brescia, un virus depotenziato. Aspettiamo conferme, ma ha detto cose sensate». Nel frattempo, «io mi sono anche stufato di fare la parte del bastian contrario». Il direttore di Malattie infettive del San Martino snocciola altri «fatti». «L'epidemia oggi è drasticamente diversa da quella vista in aprile - rileva - Abbiamo 500 malati in terapia intensiva, ne avevamo più di 4mila». Oggi «gli ospedali Covid si svuotano, salvo i reparti delle malattie infettive che mantengono la loro funzione. Abbiamo le strutture pronte per qualsiasi evenienza, ma al momento sono letti inutilizzati. Oggi semplicemente non si riempiono più tutti quei posti, tanto è vero che è difficile sperimentare i protocolli di nuove terapie, perché non vediamo più nuovi malati da studiare. Lo dice il professor Remuzzi dell'Istituto Mario Negri, lo dice il professor Zangrillo del San Raffaele, come pure il professor Galli dell'ospedale Sacco di Milano».
 
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