Coronavirus, i dati del contagio: «L'epidemia è più lenta di un'influenza»

Coronavirus, i dati del contagio: «L'epidemia è più lenta di un'influenza»
di Graziella Melina
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Domenica 2 Febbraio 2020, 09:05

ROMA Il contagio da Coronavirus continua a crescere. Resta bassa invece la percentuale complessiva dei morti. Secondo i dati di ieri dell'Istituto Superiore di Sanità i casi confermati hanno ormai toccato nel mondo i 12 mila, mentre i decessi in Cina sono stati 304. Lì, dove c'è il focolaio endemico, stando ai dati resi noti dalla National Health Commission (Nhc) cinese, si sono verificati 46 nuovi decessi, mentre sono 2.102 i nuovi casi confermati. Intanto, diversi pazienti, vengono dimessi dagli ospedali cinesi: fino a due giorni fa in totale sono stati 243 i pazienti guariti. E nella solo giornata di venerdì, sono tornate a casa circa 72 persone. In Europa, invece, si sono registrati 22 contagi, due dei quali in Italia.

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Secondo l'Organizzazione mondiale della Sanità, in sostanza, il rischio di contagio finora è molto elevato in Cina, mentre a livello globale è considerato elevato. «In questo momento i numeri ci dicono che si tratta di una epidemia che si sta diffondendo in tutto il mondo, a un ritmo non così veloce come altre malattie trasmesse allo stesso modo» spiega Carlo Signorelli, ordinario di Igiene dell'Università Vita -Salute San Raffaele di Milano . «La contagiosità non è altissima, quindi il rischio di contrarre un'infezione venendo in contatto con un paziente affetto da coronavirus non è così alto, e probabilmente è minore dell'influenza. Presumibilmente, i casi aumenteranno anche in Europa, ma non bisogna allarmarsi». Anche la letalità, ossia il numero di morti per cento casi, non è altissima, circa il 2 per cento. «Serve comunque tenere alta la guardia - continua Signorelli - poiché siamo di fronte ad una vera e propria pandemia che va trattata come emergenza sanitaria».

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LE PREVISIONI
Che il rischio di contagio in Italia sia per ora basso lo prova del resto il fatto che se i due cinesi contagiati, «sono venuti in contatto con moltissime persone, evidentemente nessuno di questi risulta per ora come caso secondario. I contagi quindi non sarebbero né veloci né così numerosi». Non è semplice prevedere quando ci sarà il picco epidemico. «Adesso siamo in una fase di salita, e quindi quando e come ci sarà il picco ad oggi è difficile da stabilire con certezza. È possibile che sia ad aprile, ma anche a febbraio o a giugno. Se comunque l'epidemia ha lo stesso andamento dell'influenza, è evidente che circola in stagioni più fredde nel nostro emisfero, mentre quando la stagione diventa più calda è presumibile che i rischi di trasmissione siano più bassi». Le malattie infettive respiratorie, infatti, trovano nell'ambiente freddo un fattore di rischio, perché con le basse temperature e il raffreddamento delle mucose è più facile che gli agenti infettivi attecchiscano. «L'Europa - aggiunge Signorelli - si è mossa molto bene. In Italia in particolare tutto è andato come da protocollo. Le autorità sanitarie sono preparate a gestire tutte le epidemie». Resta aperta la questione di un eventuale contagio da pazienti ancora senza sintomi, tema proposto in Italia dal virologo Roberto Burioni ma poi smentito dal direttore scientifico dello Spallanzani Roberto Ippolito. Quest'ultimo ieri è tornato sull'argomento ribadendo che «Il rischio di contagio per il coronavirus ad oggi passa soprattutto attraverso i sintomi, la tosse, lo starnuto», la trasmissione da un paziente asintomatico non si può escludere ma la probabilità che avvenga si potrà calcolare «solo quando avremo maggiori dati». E l'Oms ieri ha confermato che si tratta di un'evenienza «rara».
 



LA CINA
Intanto il premier cinese Li Keqiang ha chiesto alla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen di favorire gli approvvigionamenti di forniture mediche più urgenti. E dalla Cina arriva la storia di Li Wenliang, il medico oftalmologo che tra i primi mise in guardia per il pericolo del virus (lui lo confuse con la Sars) e per questo la polizia gli intimò di «non diffondere parole non veritiere». Ora Li, che nel frattempo ha anche contratto la malattia, è stato scagionato dalla Corte suprema.
 

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