Coronavirus, Sars, Ebola: ecco perché i virus nascono dai pipistrelli (e non in laboratorio)

Coronavirus, Sars, Ebola: ecco perché i virus nascono dai pipistrelli (e non in laboratorio)
di Pietro Piovani
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Venerdì 27 Marzo 2020, 11:30 - Ultimo aggiornamento: 28 Marzo, 00:49

«Non può essere una coincidenza» hanno pensato in tanti vedendo il servizio del Tg3 Leonardo sul “supervirus” creato in lavoratorio, quello andato in onda nel 2015 e in questi giorni circolato su tutte le chat di WhatsApp come se fosse una clamorosa rivelazione. Nel servizio si raccontava di un virus simile alla Sars, che i ricercatori avevano prodotto utilizzando un coronavirus già presente nei pipistrelli .

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Mettendo in fila le parole “Sars”, “coronavirus” e “pipistrelli” in tanti hanno pensato che le analogie con il Covid-19 fossero troppe perché si trattasse di una casualità. Gli scienziati sono intervenuti a spiegare che tra quel virus artificiale e questo ora diffuso nel pianeta non può esserci nessun rapporto, per più di un motivo: gli studi sul Dna hanno dimostrato che il SARS-COV-2 è un virus di origine spontanea, non creato in laboratorio, e oltretutto il supervirus raccontato nel servizio del Tg3 Leonardo era stato creato innestandolo nei topi, cosa di cui non c'è traccia nel coronavirus del 2019. Molti però non si rassegnano, e continuano a porsi le stesse domande: come è possibile che si trattasse proprio di un coronavirus? E come è possibile che si sia partiti proprio da un pipistrello?
 



Al popolo dei “guarda caso” è giusto dare una risposta più dettagliata, per spiegare come in realtà non ci sia alcuna clamorosa coincidenza da giustificare. Innanzitutto, il fatto che anche nella ricerca del 2015 si fosse creato un coronavirus non deve affatto stupire: sono coronavirus (cioè sono avvolti da protuberanze che al microscopio hanno l'aspetto di una corona) tanti dei virus che circolano nel pianeta, alcuni più o meno innocui li ospitiamo nel nostro corpo e ci provocano al massimo un raffreddore, altri invece sono molto pericolosi, in particolare la Sars (parente stretta del Covid-19). E i pipistrelli? Anche in questo caso, la derivazione di un virus dai mammiferi volanti è una cosa in realtà frequentissima. Hanno questa stessa origine quasi tutte le infezioni virali che hanno colpito l'uomo: la Sars appunto, e poi la Mers, l'Ebola, la rabbia, il lyssavirus, il Marburg, il Nipah e l'Hendra. Tutte malattie nate - perlopiù in Asia, in Africa o in Australia - da una specie di pipistrello e poi arrivate all'uomo normalmente attraverso la mediazione di un'altra specie: per la Sars e il Covid-19 si è ipotizzato il passaggio attraverso lo zibetto, per l'Ebola è molto probabile che si sia trattato di una scimmia, in altri casi l'ospite intermedio potrebbe essere stato il maiale o il cavallo.

Questa spiegazione fa però sorgere un'altra domanda? Perché i pipistrelli? Sono mammiferi certo, ma perché i virus che ci colpiscono vengono generati proprio da questa specie e non da altre con un Dna ancora più vicino a quello umano come gli scimpanzé o i gorilla (che invece hanno al massimo un ruolo da intermediario)? La risposta l'hanno fornita diversi studi che hanno analizzato la particolare biologia di questi animali. Una ricerca recente condotta da un gruppo di biologi e virologi di Berkeley, Princeton e di altre università di tutto il mondo, ha individuato con chiarezza i motivi per cui i pipistrelli siano il principale serbatoio delle epidemie virali nel mondo. La causa sta nel loro sistema immunitario del tutto particolare: i pipistrelli hanno la capacità di ospitare i virus nel loro corpo senza risentirne più di tanto. I loro anticorpi li tengono a bada, garantendo una risposta rapida e potente. In altri animali, una reazione immunitaria così forte produrrebbe anche una fortissima e dolorosissima infiammazione, ma nei pipistrelli no. La natura infatti li ha dotati della capacità di produrre un meccanismo anti-infiammatorio naturale.

In questo modo i pipistrelli diventano portatori sani di una quantità enorme di virus, che viene trasmessa nella specie, da individuo a individuo, senza che se loro se ne accorgano.
Ogni volta che un virus passa da un esemplare a un altro, e dunque da un Dna a un altro, compie una minima mutazione. E proprio nel corso di queste mutazioni può accadere che un virus modifichi la sua natura in modo da diventare contagioso per un'altra specie. Se i passaggi sono tanti, si alzano le probabilità che, tra milioni di piccole mutazioni, ci sia anche quella che diventa pericolosa per l'uomo.

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