Varianti, Pregliasco: «Con le mutazioni va in crisi tutto il sistema dei colori: dovremo rivedere i parametri»

Varianti, Pregliasco: «Con le mutazioni va in crisi tutto il sistema dei colori: dovremo rivedere i parametri»
Varianti, Pregliasco: «Con le mutazioni va in crisi tutto il sistema dei colori: dovremo rivedere i parametri»
di Mauro Evangelisti
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Domenica 14 Febbraio 2021, 07:12 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 22:24

Il sistema dei colori delle Regioni sta funzionando perché ha mantenuto sotto controllo l'epidemia, meglio che in altri Paesi europei. «Ma ora rischia di essere messo in crisi dalla variante inglese visto che ha una velocità di trasmissione differente, più alta. Potrebbe essere necessario rivedere i parametri» osserva il professor Fabrizio Pregliasco, virologo dell'Università Statale di Milano.

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L'andamento dell'epidemia è stabile, anche se con qualche segnale evidente di ripresa.
«Siamo sì in una condizione di stabilità, ma con alcuni parametri che tendono al peggio. Questo ha causato il passaggio di alcune Regioni nella fascia arancione, magari non con dati così pesanti, come la Liguria ad esempio, che è un po' arrabbiata per questa decisione. Però sono state applicate le regole del sistema dei colori, è giusto così».
Cosa sta succedendo? Rischiamo un incremento dei casi improvviso e sostenuto, a causa della variante inglese, come avvenuto in altre Nazioni europee?
«Possiamo dire questo: l'effetto delle limitazioni che erano state imposte nel periodo festivo, ormai, è andato a scemare.

Tuttavia, al momento il sistema italiano dei colori sta tenendo, in modo soddisfacente, soprattutto se ci confrontiamo con la situazione dei Paesi vicini. Sta riducendo la velocità di diffusione della malattia. Diciamo che stiamo regolando i rubinetti sulla base dei dati. E in questo modo siamo riusciti a mitigare abbastanza bene gli effetti dell'epidemia. Certo, il sistema non ha l'efficacia desiderata, però qualche risultato è innegabile».


C'è un problema non da poco: le varianti, soprattutto quella inglese, ormai sono presenti anche nel nostro Paese. Sappiamo che la loro velocità di trasmissione è più elevata, un fattore che ha messo in ginocchio, un mese fa, il Regno Unito.
«Sì. C'è un guaio: la recente indagine a campione, nel nostro Paese, ha già rilevato la presenza sui nuovi casi di un 20 per cento di variante inglese. Non è la peggiore tra quelle prospettate, visto che i vaccini sulla inglese sono efficaci, almeno secondo quanto risulta dai primi studi. Ma ci preoccupa la più elevata contagiosità e il coinvolgimento dei bambini e dei ragazzi. Siamo in un momento di attesa, siamo sul filo di lana, c'è il timore che la variante inglese, nell'arco di alcune settimane, prenda il sopravvento e che succeda quello che è successo nel Regno Unito. Per questo, per quanto possibile, è necessario velocizzare la vaccinazione».
Ma il sistema dei colori non sarà messo in crisi dalle varianti, visto che è tarato sul virus nella sua versione iniziale?
«Il sistema va bene con i valori che caratterizzavano Sars-CoV-2. Se la variante fa aumentare, come pare, la velocità di trasmissione, bisognerà essere più prudenti e rivederlo, correggerlo».
Visto che abbiamo bisogno di tempo per proteggere la popolazione più fragile con i vaccini e che la variante contagia più facilmente i minori, non sarebbe più prudente chiudere le scuole per un mese?
«Dovessi decidere io, le risponderei di sì: forse è meglio tenere chiuse le scuole per un po', in modo da arginare le varianti e avere il tempo di vaccinare molte persone. Ma mi rendo conto che si tratta di una decisione politica coraggiosa, molto difficile da prendere in questa fase di transizione. Speriamo che non sia necessario».

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