Incontri clandestini al parco della Caffarella a Roma, la verità sul fenomeno (pericoloso) del “Fight Club”

Lo youtuber: "Nulla di losco, niente scommesse"

Incontri clandestini al parco della Caffarella a Roma, la verità sul fenomeno “Fight Club”
Incontri clandestini al parco della Caffarella a Roma, la verità sul fenomeno “Fight Club”
di Martina Stella
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Domenica 6 Novembre 2022, 13:05 - Ultimo aggiornamento: 7 Novembre, 09:47

Nessuno scantinato e nessun Tyler Durden. Nelle scorse settimane nel parco della Caffarella si sono registrati incontri "a mani nude". Molti residenti si sono lamentati. I combattimenti non sarebbero illegali, ma sono qualcosa di lontanamente riconducibile allo spirito del Fight Club. Si chiama “Strelka Kimbo fight” la nuova modalità di combattimento, comunque non da emulare, che si sta diffondendo nella capitale. Il nome e l’evento evocano e prendeno spunto da uno dei padri fondatori dell’MMA, lo statunitense Kimbo Slice, che ad inizio carriera organizzava tornei di pugni a corpo libero in grossi cortili. Sono sempre di più le città che hanno e stanno ospitando una tappa dello spettacolo (?) di questi moderni gladiatori. Il tutto arriva da un’organizzazione russa dai contorni indefiniti che ha iniziato ad programmare sparring da strada underground per poi crescere a dismisura fino a diventare un cult su Youtube. Basta pensare ad esempio che molti dei video postati superano i cinque milioni di visualizzazioni nonostante i protagonisti siano dei perfetti sconosciuti.

 

Prima Morlupo e Ostia poi l’approdo al Parco dell’Appia Antica, precisamente dietro il Casale della Vaccareccia: «Questa è la quarta edizione e ce ne saranno altre», spiega Simone Cicalone youtuber di “Scuola di botte” che, da invitato all'evento ha documentato gli ultimi appuntamenti dello “Strelka”. «Ci tengo a precisare che non c'è nulla di losco, niente scommesse clandestine come ho sentito dire e il tutto è organizzato alla luce del giorno. Queste tipologie di combattimento all'estero sono molto diffuse».

Non sono certo i fratelli Bianchi, ma le botte sono botte. E solo loro possono azzardare questi incontri. Un centinaio di spettatori, tra loro anche ex pugili, maestri di arti marziali o semplici passanti. Tanti partecipanti, la maggior parte uomini comuni, impiegati, padri di famiglia che comunque «sono grandi appassionati» continua Simone, e che come narrato da Chuck Palahniuk nell’omonimo libro o nello storico film di Fincher «sono mossi dal volersi mettere in gioco e confrontarsi sportivamente».

Episodi però, che hanno portato i residenti della zona ad alcune denunce alla polizia di un contesto, su cui se fatta luce, si scopre essere ben tutelato: «C'è grande rispetto fra tutti, a fine giornata si va a cena insieme» conclude Simone. Sempre che non tornino a casa rotti.

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