Vaccino antinfluenzale, beffa a Roma: nelle Asl avanzano dosi ma «nessuno le chiede»

Vaccino antinfluenzale, beffa a Roma: nelle Asl avanzano dosi ma «nessuno le chiede»
Vaccino antinfluenzale, beffa a Roma: nelle Asl avanzano dosi ma «nessuno le chiede»
di Lorenzo De Cicco
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Mercoledì 13 Gennaio 2021, 00:21 - Ultimo aggiornamento: 07:49

«Venerdì sono arrivate in studio 70 dosi, le dovrò riportare in macchina al centro vaccinale della Asl: di pazienti che vogliono fare il vaccino antinfluenzale non ce ne sono più», racconta Michele Lepore, medico di base, 1.600 mutuati sparsi tra Vigne Nuove, Monte Sacro e il Tufello. «A novembre c’era la fila in ambulatorio, mi hanno anche attaccato un cartello fuori dalla porta: “vogliamo partire con i vaccini contro l’influenza o dobbiamo prima morire?”. Ma i nostri frigo erano vuoti...». Ora invece, per paradosso, avviene il contrario: i magazzini delle aziende sanitarie straripano di dosi, ma i dottori di famiglia, a due mesi di distanza dalle prenotazioni andate a vuoto, faticano a trovare pazienti disponibili all’iniezione. E così, come Lepore, tanti dottori sono costretti a riempire i “siberini”, le borse frigo, e a riportare le scorte indietro negli ospedali.

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Lettere e chat

L’Asl Roma 1 ha scritto una lettera ai medici di famiglia lanciando un ultimo appello a sfruttare le forniture avanzate nei depositi: «In considerazione della presenza di una discreta giacenza di vaccini antinfluenzali nei nostri magazzini - si legge in una email inviata il 10 gennaio - vi scrivo per invitarvi a non perdere l’occasione per promuovere ancora attivamente l’offerta della vaccinazione antinfluenzale». Peccato appunto che per molti medici ormai sia troppo tardi, come si legge nelle chat interne. «Ho ricevuto gli antinfluenzali, ma ormai avanzeranno perché tra chi se l’è comprato e chi non lo vuole più, rimarranno nel frigo», scrive un dottore. Un altro commenta: «Anche io li ho ricevuti ieri, inaspettatamente. Peccato che oramai i miei pazienti non siano più interessati». Anche i mutuati «che più avevano insistito per farli - commenta un altro medico ancora - una volta arrivate le dosi e contattati mi hanno risposto: ci ho ripensato, tanto in tv ho sentito che con la mascherina l’influenza non sta girando». Le scorte, dicono molti, servivano prima.
La macchina delle somministrazioni si è inceppata tra ottobre e novembre, quando il Lazio, insieme ad altre regioni, come il Piemonte, si è ritrovata a secco di forniture per problemi di produzione delle case farmaceutiche.

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I disagi

Un grosso lotto della francese Sanofi, ha spiegato il coordinatore dell’Area Farmaco dell’Asl Roma 2, Gerardo Miceli Sopo, «non ha superato i controlli». Verifiche di sicurezza, che servono a testare la qualità del prodotto prima della distribuzione. Decine di migliaia di flaconi sono stati fermati alla dogana, dopo il niet dell’agenzia del farmaco transalpina. E la Pisana, per limitare i ritardi, ha minacciato le penali. Ora che le scorte sono arrivate a destinazione, non servono più. O servono molto meno di quanto si pensasse quando sono state ordinate.
Sempre secondo i documenti delle Asl, l’ultimo rapporto di Influnet, aggiornato al 7 gennaio, evidenzia che «l’incidenza delle sindromi simil-influenzali si mantiene stabilmente sotto la soglia basale con un valore pari a 1,4 casi per mille assistiti». Un anno fa il livello di incidenza era pari a 4,9 casi su mille. Tre volte tanto. Circola molto di più il Covid. «Nella 53° settimana del 2020 - si legge ancora nel report - in Italia sono stati analizzati 100 campioni clinici ricevuti dai diversi laboratori afferenti alla rete InfluNet e, su un totale di 1.258 campioni analizzati dall’inizio della sorveglianza, nessuno è risultato positivo al virus influenzale». Mentre, prendendo in esame gli stessi prelievi, «9 sono risultati positivi al Sars-CoV-2, 170 dall’inizio della sorveglianza».
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