Vaccini Lazio, l'allarme della Regione: «Poche le dosi extra». E i nuovi hub non partono

Vaccini Lazio, l'allarme della Regione: «Poche le dosi extra». E i nuovi hub non partono
Vaccini Lazio, l'allarme della Regione: «Poche le dosi extra». E i nuovi hub non partono
di Lorenzo De Cicco
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Venerdì 16 Aprile 2021, 00:20 - Ultimo aggiornamento: 17 Aprile, 10:56

I vaccini aggiuntivi di Pfizer non bastano. «Le dosi sono comunque inferiori agli obiettivi - dice l’assessore alla Sanità della giunta Zingaretti, Alessio D’Amato - solo al Lazio servono 1,5 milioni di vaccini al mese. Invece dobbiamo lavorare con il 40 per cento in meno». Ieri sera la Regione ha bloccato l’apertura di due nuovi hub che avrebbero dovuto macinare iniezioni col monodose di Johnson & Johnson dalla prossima settimana: è stata congelata l’inaugurazione del 19 aprile per il maxi-centro di Tor Vergata e l’outlet di Valmontone. Anche le somministrazioni in farmacia sono state rinviate a data da destinarsi, sempre per il blocco all’aeroporto di Pratica di Mare del siero J&J, dopo i rarissimi episodi di trombosi al vaglio dell’agenzia del farmaco americana (appena 6 casi sospetti su 6,8 milioni di vaccinazioni negli Usa).

La Pisana insiste da 48 ore per sbloccare quella partita, sperando che l’Aifa non preveda limitazioni d’età come avvenuto per AstraZeneca, ora raccomandato «in via preferenziale» agli over 60. «Ci diano i vaccini a noi, anche tutte le 200mila dosi ferme a Pratica di Mare.

Le usiamo subito», incalza D’Amato. Per ora però prevale lo stallo. Che costringe la Regione a sospendere i nuovi hub e le vaccinazioni dai farmacisti.

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Farmacie ferme 

Sotto le croci verdi lampeggianti, avrebbe dovuto vaccinarsi già nei prossimi giorni chi ha tra i 55 e i 60 anni. Tutto rinviato. In attesa della decisione dell’Ema su Johnson & Johnson, prevista per la prossima settimana. La Pisana per ora esclude di destinare alle rivendite sanitarie dosi diverse da J&J: «É il vaccino tecnicamente più adatto per la catena del freddo», dice D’Amato. Ed essendo un mono-dose, evita alle farmacie di dover gestire i richiami. Oltre ai problemi col siero prodotto dalla multinazionale americana, il principale tappo alla campagna di vaccinazione è l’incertezza sulle forniture. Mercoledì il generale Figliuolo ha promesso 6,8 milioni di dosi in più da Pfizer nel secondo trimestre (670.000 in più ad aprile, 2.150.000 in più a maggio e 4 milioni in più a giugno). La quota del Lazio ammonta a circa 700mila fiale, ma solo 70mila sarebbero disponibili entro fine mese.

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A questo ritmo, secondo D’Amato, si rischia di chiudere la campagna di vaccinazione fra 5 mesi. Una tabella di marcia che l’assessore ritiene impraticabile: «Bisogna fare presto, la nostra macchina può viaggiare al doppio della velocità attuale, ma servono le dosi». Ieri si è raggiunta quota 30mila somministrazioni, ma l’obiettivo è 50mila. Il paradosso è che «i nuovi centri sono pronti, a livello logistico è stato tutto preparato, ma aspettiamo l’onda lunga delle forniture», spiega Roberto Ieraci, il referente scientifico per i vaccini dell’Unità di crisi Covid regionale. «Qui a Valmontone c’è già stato l’ultimo sopralluogo, ma ci devono dare le dosi Johnson», racconta Alberto Perra, direttore del Sisp (Servizio di igiene e sanità pubblica) dell’Asl Roma 5, che gestirà il centro vaccinale nell’outlet, quando aprirà.

Gli ospedali

I contagi intanto nel Lazio continuano a crescere, anche se l’Rt è sceso a 0,79, un valore da zona gialla, che però al momento non è consentita. Ieri su 33 mila test tra rapidi e molecolari, si sono registrati 1.330 nuovi positivi (+100), 46 decessi (-3) e 1.885 guariti. Negli ospedali, la situazione resta critica nelle terapie intensive, con 387 posti letto occupati. Un mese fa erano il 24% in meno.

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