Ucraina, l'odissea di nonna Zoryana: «In fuga a Roma con i miei nipotini»

Ucraina, l'odissea di nonna Zoryana: «In fuga a Roma con i miei nipotini»
di Flaminia Savelli
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Sabato 5 Marzo 2022, 11:28

Sono stanchi e impauriti ma negli occhi di nonna Zoryana e dei nipoti Matvi, 15 anni, e la piccola Zlata, di nove anni, c'è anche tanta speranza. Sono arrivati a Roma lunedì: con mezzi di fortuna si sono arrangiati lasciando Leopoli, una delle prime città attaccate in Ucraina dove la guerra sta distruggendo tutto e sta separando le famiglie. Come quella di nonna Zoryana, 72 anni: «Mia figlia è un medico e anche il marito, non so se li rivedrò ancora. Sono rimasti a Leopoli, mi ha chiesto di mettere in salvo i bambini. Ecco perché con i pochi risparmi che avevo, sono partita» spiega con un filo di voce. La loro, è la prima famiglia inserita nel sistema di accoglienza della Regione Lazio attivato dalla Protezione Civile. Una rete di accoglienza che deve tener conto di misure sanitarie e regole anti Covid. Intanto sono stati attivati 10 mila alloggi ponte per i profughi ucraini attesi nei prossimi mesi.

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L'APPELLO
Una fuga drammatica per Zoryana che ha scelto di tornare nella Capitale dove fino a qualche anno fa era impiegata come badante.

La speranza era che, una volta arrivata, qualche sua vecchia conoscenza l'avrebbe accolta. Invece dopo tante porte chiuse, mercoledì sera si è rivolta alla nota trasmissione «Chi l'ha visto». Chiedendo aiuto e ospitalità. Giovedì dunque si sono attivate le unità di soccorso per i profughi ucraini. Ieri, nel primo pomeriggio, una squadra di volontari della Protezione Civile l'ha raggiunta alla Garbatella dove insieme ai due nipotini viveva in alloggio di fortuna. In attesa che il suo appello venisse raccolto: «Finalmente ci siamo» ha detto appena scesa dal pulmino davanti al Covid hotel dello Sheraton. Una tappa intermedia per le procedure sanitarie dove i sanitari hanno eseguito il tampone per lei e i due ragazzini. Dopo l'esito negativo, la seconda tappa di questo viaggio della speranza: una casa per ferie lungo la via Aurelia. Un istituto religioso dove trascorrerà i prossimi giorni in attesa che le venga assegnato un alloggio definitivo: «Vogliamo solo riposare, siamo tutti molto stanchi. La bambina soprattutto», spiega Zoryana. Si accomodano nel salottino della reception in attesa delle chiavi della stanza al primo piano che le è stata destinata. La piccola Zlata, una treccia lunga di capelli biondi e due occhi turchesi, gioca con una Barby mentre suo fratello parla al cellulare. «Ho sentito mia figlia al telefono, appena è possibile ci sentiamo. Ma la situazione lì è terribile. Stanno distruggendo tutto» racconta la nonna. Poi i volontari accompagnano la famiglia nella stanza dove si salutano. In lista ci sono 170 case messe a disposizione per l'emergenza. Una di queste verrà assegnata a loro. Ma la rete dell'assistenza si è appena messa in moto: «Nei prossimi giorni attiveremo attraverso le associazioni ucraini una serie di attività per i ragazzi che via via arriveranno. Prima di tutto hanno il problema della lingua quindi inizieremo con delle lezioni di italiano. Un primo passo per ambientarsi qui, in questa nuovo città. Hanno perso tutto e devono iniziare da capo» spiega uno dei volontari che ha gestito l'operazione di accoglienza. Mentre per la nonna e i due nipote già da oggi sono arrivo vestiti e generi di conforto: neanche la valigia hanno fatto in tempo a preparare. Tutto quello che resta della loro vita prima della guerra, è in uno zaino sulle spalle di Matvi.

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