Covid Roma, il caso dei tamponi spariti: «Le Asl smarriscono i prelievi, test da rifare». Denunce da Torpignattara al Tufello

Covid, il caso dei tamponi spariti: denunce da Torpignattara al Tufello
Covid, il caso dei tamponi spariti: denunce da Torpignattara al Tufello
di Lorenzo De Cicco
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Martedì 17 Novembre 2020, 22:52 - Ultimo aggiornamento: 18 Novembre, 13:25

Nella ridda dei test Covid iniziano a sparire i tamponi: lo denunciano i medici di base di Roma, da Tor Bella Monaca al Tufello, a Torpignattara. Decine di pazienti, dopo aver aspettato per giorni il referto di un test molecolare, hanno dovuto ricominciare la procedura da capo. Motivo: il campione non risultava «pervenuto» alla Asl. Anche se il prelievo era stato eseguito con tutti i crismi, in una struttura gestita direttamente dal Sistema sanitario regionale. La macchina dello screening nel Lazio viaggia veloce, a 25-30mila tamponi al giorno, e forse proprio per questo lungo la strada qualcosa si perde. Il meccanismo s’ingolfa. E a qualcuno, come in un maldestro gioco dell’oca, tocca tornare alla casella di partenza. Il calvario dei tamponi ricomincia proprio quando avrebbe dovuto essere finito. Ombretta Papa, medico di base con due studi, uno a Torre Gaia e l’altro a Corso Francia, racconta che ha appena chiesto per una paziente un secondo tampone molecolare. Il primo si è perso nel labirinto delle Asl. «La paziente era andata al drive in il 30 ottobre - spiega la dottoressa - dopo che l’avevo sottoposta ad un test antigenico rapido ed era risultata positiva. Per questo ho prescritto il “molecolare” di conferma. Ma ora, dopo due settimane, dalla Asl ci hanno detto che il “campione non è pervenuto”. Risultato: ha dovuto ricominciare la procedura dall’inizio». Domanda: è il primo caso di tampone smarrito tra i suoi mutuati? «Magari, ne abbiamo avuti altri», risponde Papa. Lo stesso dice Michele Lepore, medico di famiglia tra il Tufello e Vigne Nuove. «Proprio stamattina ho dovuto richiedere un nuovo tampone per una paziente che era andata al drive-in di Fiumicino. Si era sottoposta all’esame insieme a suo marito; per lui il referto è arrivato, per lei no. Non è il primo episodio di questo tipo, ho avuto altri tamponi smarriti».

Caos certificati

Lo scompiglio è tale che c’è chi non riceve nessun referto per giorni e chi, per paradosso, ne ha ottenuti 3 tutti insieme, per lo stesso esame.

Con 2 risultati diversi. «Una signora - riprende Lepore - proprio oggi si è presentata qui nel mio studio, in via Pasinetti, mostrando i fogli: due referti dicevano che il tampone era positivo, ammettendo però che c’erano discrepanze con il codice fiscale, mentre l’ultimo referto, quello almeno all’apparenza corretto, dava esito negativo». Davanti a questa girandola di carte con informazioni contrastanti, si è reso necessario comunque ricorrere ad un altro tampone. «Il sistema sanitario del Lazio è uno dei più produttivi sul fronte tamponi, purtroppo davanti a queste cifre può succedere che qualche test vada smarrito», spiega Pier Luigi Bartoletti, segretario romano della Fimmg, la federazione dei medici di medicina generale. Più tardi però arriva l’esito del test, più lentamente scattano le procedure di tracciamento, avvertono i dottori. L’iter si mette in moto solo quando un paziente da caso sospetto diventa positivo a tutti gli effetti. «Aspettare 10 giorni fa saltare qualsiasi contact tracing», riprende la dottoressa Papa di Torre Gaia. C’è chi per accorciare la trafila ricorre a vie traverse. «Un paziente, dopo una settimana di attesa senza risposte - racconta Andrea Beccari, medico di base a Centocelle - ha chiesto aiuto a un amico dottore, che lavora in un importante ospedale romano. Ha avuto l’esito in pochi minuti. Ufficiosamente, perché dalla Asl a tutt’oggi non ha ancora ricevuto nulla».

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