Covid, nel Lazio mancano i medici. «Impossibile curare tutti»

Nei pronto soccorso 360 dottori in meno si punta a riaprire i bandi per neo laureati

Covid, a Roma mancano i medici. «Impossibile curare tutti»
Covid, a Roma mancano i medici. «Impossibile curare tutti»
di Flaminia Savelli
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Domenica 28 Novembre 2021, 22:33 - Ultimo aggiornamento: 23:46

Salgono i positivi al Covid e aumentano i ricoveri negli ospedali: il totale dei nuovi ricoverati è 716 e 94 sono in terapia intensiava. Ma l’allarme non è solo per la rete ospedaliera che al momento resta sulla soglia del 9 % di occupazione. Piuttosto per la carenza di medici del pronto soccorso. Mancano 360 camici bianchi da schierare per la prima linea: tra i dottori che sono andati in pensione, gli specializzandi che ora sono impegnati per eseguire i tamponi o somministrare vaccini, la lista delle disponibilità è sempre più corta. «L’unica soluzione possibile - spiega Giulio Maria Ricciuto, presidente Simeu Lazio e direttore del DEA dell’ASL Roma 3 - è riaprire i bandi per reclutare i neo laureati. Lo scenario è quello dello scorso anno quando in autunno siamo stati travolti dalla seconda ondata. Anche in quel caso sono stati chiamati giovanissimi, appena usciti dalla facoltà. La situazione per la carenza di personale medico- precisa il professor Ricciuto - è molto seria». 

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LA RETE OSPEDALIERA
Con il sistema delle aperture a “soffietto” infatti, gli ospedali sono pronti a convertire i reparti in reparti Covid in base all’andamento dei contagi.

Durante le tre ondate della pandemia il programma della rete sanitaria era arrivato fino allo scenario di massimo rischio, il 4. 

Era lo scorso marzo, poi con il serratissimo piano vaccinale la curva si è appiattita e il numero dei ricoverati è crollato liberando reparti e terapie intensive. Fino a quando la curva dei contagi ha ripreso la sua corsa: già il 5 novembre dopo il tavolo tra Regione e dirigenti sanitari, era stata inoltrata a tutti gli ospedali la direttiva «per la preparazione dello scenario di rischio 2». Ma ieri è arrivato un nuovo sollecito: entro martedì (30 novembre) le strutture dovranno attrezzarsi «per un totale di 933 posti ordinari e 132 letti di terapia intensiva» come si specifica nel documento della direzione generale sanitaria. «La rilevazione -si legge nella nota firmata dal direttore generale Massimo Annicchiarico - registra un indice di occupazione superiore all’80%. Per cui è previsto un incremento progressivo settimanale fino al raggiungimento, se necessario, del volume complessivo dei posti letto». Quindi i 19 ospedali regionali inseriti nella piattaforma Covid nei prossimi due giorni dovranno ampliare la loro rete per assicurare i ricoveri. 

Ma: «Il rischio nelle prossime settimane - aggiunge il presidente Simeu Ricciuto - è che ci siano i letti a disposizione ma non i medici per curarli nelle terapie intensive e sub intensive. L’allarme lo abbiamo lanciato già lo scorso anno, ora i tempi sono stretti e il bando deve essere pubblicato al più presto. Con i giovani medici da formare e da inserire nell’organico, saremo invece in grado di garantire l’assistenza ai nostri pazienti». All’appello delle direzioni sanitarie, la Regione Lazio ha già dato una prima risposta accordando un incontro ufficiale per pianificare le prossime mosse. 

LA DIRETTIVA AL 118
Intanto per accelerare su ricoveri ed evitare blocchi ai pronto soccorso, è stata inoltrata una nota anche al servizio del 118: «In relazione all’aumento degli accessi per i casi confermanti Covid con Ares 118» si precisa nel documento «È previsto che possano essere trasportarti in pronto soccorso di ospedali non inclusi nella rete Covid. Da cui, una volta valutati, saranno trasferiti nella sede più idonea di ricovero attraverso la richiesta d posto letto». 
 

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