Roma, shopping fuori controllo: Trevi e il Corso chiusi. «È allerta per i contagi»

Roma, shopping fuori controllo: Trevi e il Corso chiusi. «È allerta per i contagi»
Roma, shopping fuori controllo: Trevi e il Corso chiusi. «È allerta per i contagi»
di Alessia Marani e Raffaella Troili
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Lunedì 14 Dicembre 2020, 07:15 - Ultimo aggiornamento: 07:17

L'assalto al centro mette in difficoltà anche i commercianti. Come il giorno prima e anche di più ieri le vie dello shopping sono state invase dai romani. Frotte di giovani con le mascherine sotto il naso, famiglie in fila davanti a catene commerciali alla portata di tutte le tasche come pure in coda davanti alle vetrine di brand più costosi, a partire dalla Rinascente dove l'attesa all'esterno è continuata fino alle otto di sera. Ma soprattutto, tanta, troppa gente in giro. Un pericolo in termini di potenziali assembramenti ma anche di circolazione, con i varchi aperti e le auto in strada, ma anche i pedoni spesso sulla carreggiata, forse pure per evitare di stare troppo vicini. E bus, taxi, risciò e monopattini a tagliarsi la strada. Chiuse le fermate della metro Spagna e Flaminio, gente in attesa alle fermate o a piedi verso stazioni aperte. Stracolma anche piazza Mignanelli come pure le piccole vie tra via di Ripetta e via del Babuino. Chiusure a soffietto su via del Corso, sorvegliato speciale e chiuso dalle 15,30 il tratto da largo Goldoni a Largo Chigi.

Un fiume di gente impressionante, fatto deviare nelle laterali dagli agenti della Municipale su disposizione della Questura.

Gli agenti del I gruppo Trevi hanno dovuto chiudere a un certo punto per motivi di sicurezza e tutela di salute pubblica l'area della Fontana di Trevi: una calca eccessiva in uno spazio troppo ridotto. Vigilato dalla Municipale tutto il Tridente e altre aree a vocazione commerciale. Servizi interforze che coinvolgono anche polizia e carabinieri come concordato in sede di Comitato per l'Ordine e la sicurezza. Che sarà riconvocato, con tutta probabilità, già nelle prossime ore dal prefetto Matteo Piantedosi determinato a fare il punto sulle criticità rilevate nel weekend appena trascorso. Di sicuro verrà rinnovato un appello ai cittadini a una maggiore collaborazione, alla luce di alcuni comportamenti poco corretti rispetto alle misure di sicurezza. Ieri non sono mancati episodi di insofferenza di chi doveva attendere di potere accedere al Corso. Eppure motivazione del dispositivo è sempre la stessa: la tutela della salute pubblica. E l'allerta contagi con l'avvicinarsi del Natale sale.

NEGOZIANTI PREOCCUPATI
Da Sephora in via del Tritone alla cassa un'addetta confermava: «Un gran numero di persone non ce l'aspettavamo, anche se noi abbiamo l'accesso contingentato (30 max)»; parlavano di un «lieve miglioramento» anche da Class, più preoccupati da Spada, negozio di abbigliamento: «Non ci aspettavamo tutta questa gente, sembra che hanno liberato tutti - ammette il titolare - troppa gente in giro ha spaventato anche noi, ben vengano i clienti ma fuori ci sono troppi assembramenti. Su via del Corso per andare all'altro negozio non riuscivo a passare con tutto che c'era la polizia. Poi non ci lamentiamo se aumentano i contagi».
Dopo oltre un mese di stop ieri mattina ha riaperto anche Porta Portese. A presidiare il mercato una task-force di 50 agenti della Polizia locale. In alcuni segmenti del mercato, i caschi bianchi hanno richiamato i cittadini perché non si assembrassero. Il picco dell'affluenza a metà mattina, ma il numero di capienza massimo, ovvero le 3500 persone contemporaneamente, non è mai stato raggiunto.

«Si è arrivati al massimo a 3200» fanno sapere dalla vigilanza interna. Anche se il numero è indicativo perché laddove si ravvedesse comunque una criticità la Municipale potrebbe sollecitare provvedimenti più restrittivi, a partire da un ulteriore distanziamento dei banchi fino a una nuova chiusura. I banchisti parlano di un «sensibile calo di clienti rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso». A risentirne soprattutto l'abbigliamento: «La gente non esce più, non ci sono cene, feste, teatri, al massimo vendiamo tute e pigiami», dice David. Gli fa eco Antonio: «é un brutto periodo, molti neanche sapevano che avremmo riaperto, le ordinanze cambiano da un momento all'altro e poi, posso anche comprendere, c'è timore. Ma sempre meglio all'aperto che al chiuso».
 

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