Roghi tossici a Roma, la polveriera di via Salviati: «È come la Terra dei fuochi»

Roghi tossici a Roma, la polveriera di via Salviati: «È come la Terra dei fuochi»
Roghi tossici a Roma, la polveriera di via Salviati: «È come la Terra dei fuochi»
di Camilla Mozzetti
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Mercoledì 15 Luglio 2020, 07:45 - Ultimo aggiornamento: 15 Febbraio, 12:45

I residenti storici di Tor Sapienza, quelli che negli anni Sessanta si trasferirono in quest'angolo di Roma ignari di cosa sarebbe accaduto trent'anni dopo, lo chiamano «la polveriera». Un luogo-non-luogo il campo nomade di via Salviati abitato da più di 300 persone, dove i roghi tossici scandiscono la quotidianità di un pezzo di periferia Est, dove i ragazzini oltre a giocare con i topi passano il loro tempo ad imparare l'arte del furto e del borseggio, come suppone più di un investigatore considerati poi i reati contro il patrimonio che si sono verificati nel corso degli anni nelle vicinanze a danno dei residenti e dei passanti. Salviati 1 e 2: una conca destinata ad insediamento nel lontano 1994 per dare una soluzione a 63 persone di origine bosniaca (arrivate poi a 300 nel 2018) e raddoppiato nel 2000 con Salviati 2 per accogliere gli sgomberati - serbi - del Casilino 700. Poco più di 40 container diventati negli anni ammassi di ferro e lamiere, coacervi di delinquenza e criminalità. Tra i principali illeciti, quello legato allo smaltimento dell'immondizia che ha fatto del campo nomade una delle principali centrali di stoccaggio e traffico di rifiuti. Diverse inchieste giudiziarie hanno svelato il meccanismo, a partire dalle ultime condanne arrivate a gennaio per la maxi inchiesta su un mercato nero dei rifiuti che valeva 15 milioni di euro e che legava il campo nomade a Cisterna di Latina.

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L'ESCALATION
E i roghi tossici continuano indisturbati anche adesso, dopo che l'amministrazione di Roma Capitale ha pure schierato i militari dell'esercito per cercare di contenere il fenomeno e ridurre lo sversamento illecito. I residenti ne denunciano più di tre alla settimana: «È come la Terra dei fuochi», commenta Roberto Torre a capo del comitato di quartiere. Ad andare a fuoco sempre il solito miscuglio di elettrodomestici, materiali di scarto, copertoni. Via Salviati però è molto altro ancora: nasconde nelle sue viscere un altro traffico, stavolta legato alle automobili e ai pezzi di ricambio, e impartisce un particolare modello di vita ai minori (più di 200 e solo in 96 iscritti a scuola nel 2018) che vengono tirati su a pane e borseggi. «Nel campo risiedono molti pregiudicati con condanne per reati contro il patrimonio - confida un investigatore - tanti altri sono ai domiciliari sempre per furti, aggressioni, rapine».

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In totale le autorità contano 20 persone ai domiciliari e nove soggette all'obbligo di firma. È da questo campo che saltarono fuori i responsabili del furto costato poi la vita alla giovane studentessa cinese Zhang Yao travolta da un treno nel 2016 all'altezza della stazione di Tor Sapienza mentre cercava di inseguire i suoi aggressori. E sempre da questo campo, per via di quelle conflittualità mai sedate tra famiglie, ha avuto origine il rogo di Centocelle dove morirono la notte del 10 maggio 2017 le tre sorelline Halilovic arse vive dalle fiamme. Due episodi distinti e drammatici ma comunque legati tra loro: almeno uno degli uomini che rapinò la studentessa cinese - Serif Seferovic - fu ritenuto responsabile del rogo appiccato al camper nel parcheggio del centro commerciale Primavera nel vicino quartiere di Villa De Sanctis.
I residenti raccontano poi i furti e le razzie per strada: «Un uomo ci ha rimesso pure la mascella», e alla fine, quando la rabbia delle loro parole arriva a togliere il fiato, con un filo di voce domandano: «Ma perché non lo chiudono questo campo?». Il bando del Campidoglio da poco più di 400 mila euro per il superamento di via Salviati è stato pubblicato a giugno e chiuso lo scorso 10 luglio. Ci vorranno almeno due anni - ad essere ottimisti - per decretarne la fine.
 

 

 

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