Riaperture, nel Lazio test e app per tracciare chi arriva dal Nord

Riaperture, nel Lazio test e app per tracciare chi arriva dal Nord
di Alessia Marani
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Lunedì 1 Giugno 2020, 08:21 - Ultimo aggiornamento: 08:24

Test sierologici e una App per tracciare chi varca i confini del Lazio in arrivo dalle regioni del Nord più contagiate dal coronavirus, la Lombardia in testa. Mancano poche ore al via libera agli spostamenti in tutta Italia - la fatidica campanella dopo il lockdown suonerà mercoledì - e il Lazio studia freneticamente un piano per potere controllare epidemiologicamente la massa che si riverserà a Roma e nelle altre città. Non sarà facile, ci sono delle difficoltà organizzative e logistiche, ma la preoccupazione che anonimi asintomatici provenienti dalla zone più colpite dall'emergenza possano attivare focolai ingovernabili è alta.

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IL SISTEMA
Se finora il sistema sanitario Lazio, infatti, ha retto, raddoppiando i posti di terapia intensiva, aprendo Covid Center e reparti specializzati, avviando screening ad ampio spettro su anziani ospiti delle case di cura, sanitari e forze dell'ordine, il timore che il virus possa di nuovo insinuarsi dall'esterno bucando la rete delle sentinelle sui territori (Seresmi e Sisp, Servizi igiene e sicurezza pubblica, delle Asl, innanzitutto) impone che delle contromisure vengano prese. Per questo tra le ipotesi al vaglio in queste ore c'è quella di sottoporre a test sierologico tutti coloro che metteranno piede negli aeroporti o nelle stazioni del Lazio con in tasca un biglietto dal Nord, oltre alla verifica della temperatura con i termoscanner. Circostanza quest'ultima che sta già avvenendo negli scali e nelle principali stazioni come Termini, ma non per esempio nelle stazioni minori dove la temperatura non viene presa, non è presente personale medico e, dunque, è più facile che potenziali asintomatici sfuggire a qualsiasi radar. Difficile poi, se non impossibile, raggiungere chi raggiunge Roma e il Lazio con in auto. Qualora dal test emergesse una familiarità con il virus, ossia il fatto di essere venuto in contatto con il Covid-19 nelle ultime due settimane, allora il viaggiatore sarebbe rimandato direttamente al tampone. Oppure, anche questa è una delle opzioni, a chi entra nel Lazio verrà chiesto di collegarsi a una App, la cui piattaforma è già esistente, attraverso la quale potrà essere tracciato durante il suo soggiorno, che sia di lavoro o di svago, in modo che l'eventuale comparsa di sintomi possa subito essere presa in carico dalla sanità locale e il link epidemiologico (ossia la rete dei contatti) ricostruito nel più breve tempo possibile per isolare il contagio.
Se del caso, il medico potrebbe convocare l'utente per essere sottoposto al test o al tampone. Nei giorni scorsi l'assessore regionale alla Sanità. Alessio D'Amato, non aveva nascosto perplessità di fronte alla decisione di riaprire tutti i territori indiscriminatamente, appellandosi a «decisioni su riscontri scientifici». La paura è che il gran lavoro fatto finora, proprio adesso che anche la maggior parte degli ospedali sta rientrando a regime ordinario (pur con tutte le precauzioni), possa essere vanificato.

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