Reddito di cittadinanza, maxi-inchiesta a Roma: indagati 150 furbetti. Rischiano da 2 a 6 anni di carcere

Reddito di cittadinanza, maxi-inchiesta a Roma: indagati 150 furbetti. Rischiano da 2 a 6 anni di carcere
di Michela Allegri
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Venerdì 5 Marzo 2021, 22:41 - Ultimo aggiornamento: 6 Marzo, 03:03

Autodichiarazioni false, finti poveri, evasori, giocatori d’azzardo, lavoratori in nero. È passato poco più di un anno da quando lo Stato ha iniziato a dispensare ai cittadini bisognosi il reddito di cittadinanza, ma lo strumento per combattere la povertà messo a disposizione dal governo, in realtà, è stato sfruttato in tutta l’Italia anche da un esercito di abusivi. Solamente a Roma la Procura indaga su più di 150 casi e ha iscritto altrettanti nomi sul registro degli indagati per la frode commessa con le dichiarazioni mendaci connesse alla percezione del sostegno statale.

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La legge prevede infatti che «chi rende dichiarazioni false, utilizza documenti falsi, attesta cose non vere o omette dichiarazioni dovute al fine di godere del reddito di cittadinanza è punito con la pena della reclusione da due a sei anni, salvo che il suo comportamento non costituisca più grave reato».

La pena è più pesante nel caso in cui chi già benefici dell’aiuto economico non comunichi le variazioni di reddito o di patrimonio, o «altre informazioni rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del reddito di cittadinanza». L’accusa ipotizzata dai pm è indebita percezione di erogazioni in danno dello Stato.

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I FASCICOLI


Nella Capitale, le indagini sui furbetti del reddito sono state tutte quante assegnate ai pm Carlo Villani e Fabrizio Tucci. Gli indagati avevano seguito la prassi alla perfezione, convinti di non essere scoperti. I controlli sulla veridicità delle autocertificazioni vengono infatti eseguiti a posteriori, in modo da velocizzare le procedure di assegnazione e non lasciare in attesa chi ha davvero bisogno di aiuto. I “furbetti” avevano presentato regolarmente le domande e, una volta ricevuto il codice Pin, si erano presentati di corsa presso l’ufficio postale per ricevere e attivare le card elettroniche prepagate. E, soprattutto, per iniziare a incassare le somme accreditate.


LE AUTOCERTIFICAZIONI
Dalle indagini condotte dalla Finanza è emerso un quadro desolante: solo a Roma sono emersi più di 150 casi irregolari e la cifra sembra destinata a crescere. Si parla di una media di reddito percepito, senza averne diritto, che va dai 15 ai 20mila euro. Gente che lavorava in nero, ma nella dichiarazione sostitutiva ai fini lsee ha scritto di essere disoccupata. Addirittura, persone assunte con un regolare contratto hanno sostenuto di non avere un impiego. E ancora: nella lista figuravano nullatenenti, che in realtà - è poi emerso dagli accertamenti - avevano intestati diversi beni, come automobili e appartamenti, o avevano conti in banca con depositi sostanziosi.

Tradotto: sono tutte persone che, per la Procura, non avevano diritto al sostegno statale, che sarebbe stato percepito in modo illecito per mesi, raggirando l’Inps. Gli indagati avrebbero infatti omesso «di fornire le informazioni dovute» contestano gli inquirenti. In molti, sottolinea ancora la Procura, hanno “scordato” di comunicare le variazioni di reddito, di situazione lavorativa, di depositi in banca. 
Michela Allegri

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