Peste suina a Roma, due cinghiali infetti dentro l’Insugherata. Ed è allerta a Villa Ada

In dirittura d’arrivo il piano per ridurre il numero di ungulati. Al vaglio il prolungamento della stagione di caccia da 3 a 5 mesi

Peste suina, due cinghiali infetti dentro l’Insugherata. Ed è allerta a Villa Ada
Peste suina, due cinghiali infetti dentro l’Insugherata. Ed è allerta a Villa Ada
di Flaminia Savelli
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Sabato 14 Maggio 2022, 00:15 - Ultimo aggiornamento: 00:18

Una rimodulazione della zona rossa e la stesura dell’ordinanza regionale in cui sarà inserito il piano di depopolamento dei cinghiali. Sono stati questi i punti toccati ieri nella riunione del tavolo dell’unità di crisi attivato per la Peste suina africana. Come annunciato giovedì dal commissariato straordinario Angelo Ferrari, sarà necessario ampliare l’area di isolamento. È infatti salito a sei - ieri altri due casi confermati - il numero degli animali risultati infetti. Dai primi accertamenti, tutti appartenenti all’area dove è stato trovato lo scorso 5 maggio il primo cinghiale morto. Un focolaio individuato nella riserva naturale dell’Insugherata nella quale sono stati poi individuati i cinque mila ettari di zona rossa. La Regione Lazio si è intanto impegnata a provvedere nell’istallazione delle cancellate che dovranno assicurare il contenimento degli animali. In attesa, gli ingressi della riserva vengono pattugliati di notte e giorno dalle pattuglie della Polizia Locale e dalla Protezione Civile. Gli animali però, continuano a uscire da quella che ormai viene considerata un’area infetta. Ancora ieri un esemplare è stato avvistato nel laghetto di Villa Ada. Spaventati e impauriti i visitatori del parco che si sono velocemente allontanati. Giovedì invece al Trionfale un cinghiale infetto e barcollante si è accasciato lungo via Courmayeur. Veterinari e Guardiaparco lo hanno scortato fino al sentiero che si addentra nella riserva. 

CANI E GATTI 

Mentre arrivano le prime raccomandazioni dell’Istituto zootecnico: «Ai padroni di cani e gatti, animali che sono vettori passivi della peste suina, ricordiamo che non corrono pericoli.

Ma appunto, sono vettori e quindi come noi possono attaccare il virus. Sconsigliamo ai padroni in questo periodo di portare i loro animali in agriturismo o negli allevamenti. Ora è necessario proteggere i suini, esposti al contagio» dice Angela Garofano, responsabile del settore zootecnico nazionale. 

IL DEPOPOLAMENTO 

«Il piano per eliminare il virus della peste suina che prevede anche l’abbattimento selettivo dei cinghiali è in dirittura di arrivo», ha confermato ieri in serata al termine del tavolo tecnico Andrea Costa, il sottosegretario alla Salute con delega alla Peste suina africana. «La riunione - ha spiegato - è stata convocata per definire gli ultimi dettagli, a partire dalla zona rossa che verrà modificata rispetto a quella che era stata individuata all’indomani della conferma dell’infezione». Nelle prossime ore, al commissario straordinario Ferrari verrà consegnato anche il piano sul depopolamento dei cinghiali. Secondo le stime, sono circa 20 mila i cinghiali nelle riserve e nelle zone verdi della Regione. Gli enti competenti dovranno stabilire, quanti dovranno essere abbattuti. Una misura necessaria per contenere il contagio. Che però ha sollevato polemiche e proteste degli animalisti. Perché le regioni stanno valutando, tra le diverse misure, anche il prolungamento dell’attività venatoria da tre a cinque mesi. Così i membri dell’organizzazione internazionale protezione animali, si oppongono fermamente all’ipotesi di risolvere il problema della peste suina nella Capitale «in un bagno di sangue». Armando quindi, per un periodo più ampio di quello attualmente previsto dalla legge i cacciatori, a fronte di «pochi casi ancora accertati».

L’opposizione all’eventualità di un dilatamento dei termini, caldeggiata dal commissario per l’emergenza peste suina Angelo Ferrari, è stata sintetizzata in una nota che non lascia margini all’interpretazione: «Non riteniamo sia corretto prendere decisioni senza ascoltare le associazioni protezionistiche e soprattutto i ricercatori», spiega Massimo Comparotto presidente del l’Oipa. Ma la strada è già segnata: «Dopo la prima fase, quella del contenimento, procederemo con il depopolamento dei cinghiali. L’infezione deve essere contenuta a partire dagli esemplari infetti» ha più volte ribadito il commissario straordinario già impegnato in Piemonte e Liguria dove la Peste suina è stata accertata lo scorso dicembre. 
 

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