Covid Roma, nuovo cluster al San Camillo: chiude il reparto di chirurgia. Allarme focolai negli ospedali

Covid Roma, nuovo cluster al San Camillo: chiude il reparto di chirurgia. Allarme focolai negli ospedali
Covid Roma, nuovo cluster al San Camillo: chiude il reparto di chirurgia. Allarme focolai negli ospedali
di Flaminia Savelli
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Martedì 26 Gennaio 2021, 00:14

Pazienti e medici positivi al Covid: all’ospedale San Camillo chiude il reparto di chirurgia Toracica e sospesa l’accettazione. Torna dunque ad allungarsi, ancora, la lista d’attesa dei malati in attesa nella struttura sanitaria che lo scorso 14 gennaio aveva già sospeso il reparto di Cardiochirurgia e Oncologia. Anche in quel caso, il virus aveva infettato personale e ricoverati. Un’emergenza, quella dei focolai negli ospedali romani, che si sta allargando. Anche al Grassi - la mattina del 22 gennaio- era stato intercettato un focolaio nel reparto di medicina Generale. Stanze e sale operatorie erano state appena riaperte ai malati “no Covid”, così come aveva disposto la Regione Lazio. Non appena è calata la pressione negli ospedali romani infatti, dalla Pisana è arrivata la richiesta a tutte le direzioni generali di “riequilibrare” i posti letto e riprendere quindi pure le attività ordinarie ospedaliere.

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L’ospedale di Ostia era stato tra i primi a riconvertire il reparto ai pazienti in attesa riattivando 20 letti destinati ai ricoveri più urgenti.

Ma appena una settimana dopo, la Asl Rm3 è stata costretta a chiudere il padiglione e trasferire i malati che intanto si erano contagiati. La struttura ha sospeso i ricoveri per tre giorni mentre locali e stanze sono state sanificate. La Asl ha anche attivato le procedure di tracciamento: non è stato infatti al momento chiarito come sia “entrato” il virus nel reparto “Covid free”.

I CLUSTER

Ma proprio quello dei focolai che continuano a registrarsi tra le corsie e i pronto soccorso delle strutture sanitarie, resta un nodo da sciogliere. Così come denunciato da Guido Tirelli Coen, medico del Sant’Eugenio (Anaao Assomed): «I pazienti prossimi agli interventi, vengono ricoverati solo se negativi al tampone. Una procedura obbligatoria. Questo ci dovrebbe consentire un maggiore margine di sicurezza e tracciamento. Ma da quanto sta emergendo nella maggioranza dei casi, comunque nell’arco di tre giorni i ricoverati si positivizzano». Per tutti i cluster registrati sono state attivate le procedure per accertare l’origine del contagio tra malati, dottori e malati. Ma al momento resta difficile risalire al “paziente 0” dei focolai ospedalieri. Mentre cresce il timore tra i camici bianchi, in prima linea contro il Coronavirus. Dall’ultimo report dello scorso dicembre, tra medici e infermieri durante la seconda ondata della pandemia sono risultati positivi al Covid in 3.500. Tanto che al policlinico Umberto I, dopo l’ultimo cluster registrato nel padiglione di Oncologia, prima di entrare in servizio richiedono (su base volontaria) il tampone rapido.

IL BOLLETTINO

Intanto secondo l’ultimo bollettino sono in calo i casi nel Lazio. La regione è entrata in “fascia arancione” dallo scorso 17 gennaio. Sono perciò entrare in vigore di ulteriori misure restrittive. Come la chiusura anticipata di bar e ristoranti che possono garantire solo l’asporto ed è stato riconfermato il coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino. Ieri dunque su oltre 8 mila tamponi eseguiti nel Lazio (-3.461) e oltre 12 mila antigenici (per un totale di oltre 20mila test), si sono registrati 874 casi positivi: -182 rispetto a domenica. Aumentano invece i decessi, 40 (+24) e i guariti +2.558. Si conferma il calo dei casi anche a Roma - 440- che rimangono quindi sotto quota 500: «Diminuiscono i casi mentre aumentano i decessi, i ricoveri e le terapie intensive - ha confermato Alessio D’Amato, assessore alla Sanità». Al momento il totale dei letti occupati nelle terapie intensive è di 287. Con il rapporto tra positivi e tamponi invece, al 10%, ma con il conto degli antigenici la percentuale scende a 4%. Ancora: dai rapporti regionali registrati, da inizio pandemia sono stati 3 milioni i tamponi molecolari effettuati. Il numero dei contagiati inoltre lunedì ha toccato quota 198.567. Con il numero totale dei pazienti deceduti arrivato a 4.722. 

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