Monoclonali, terapie al via nel Lazio: chi le può richiedere e quando

Monoclonali, terapie al via nel Lazio: chi le può richiedere e quando
di Camilla Mozzetti
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Mercoledì 24 Marzo 2021, 12:56 - Ultimo aggiornamento: 17:10

Gli studi lo hanno accertato: la risposta dei pazienti positivi al Sars-Cov-2 alle terapie a base di anticorpi monoclonali riduce significativamente il rischio di sviluppare in forma grave la malattia. Nel Lazio dopo il via libera dell'Aifa è stato approvato il protocollo operativo per l'utilizzo e la somministrazione di queste terapie. Il ministero della Salute ha autorizzato i farmaci bamlanivimab (Eli Lilly), bamlanivimab/etesevimab (Eli Lilly) e casirivimab/imdevimab (Regeneron-Roche).

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Tredici i centri regionali autorizzati ad erogare, in regime di "day-hospital", i monoclonali.

Nel dettaglio si tratta dell'Istituto nazionale di malattie infettive Lazzaro Spallanzani, dei policlinici di Tor Vergata, Umberto I, Sant'Andrea, Gemelli e  Campus Biomedico. Per l'Asl Roma 4 il centro di riferimento è l'ospedale San Paolo di Civitavecchia, per la Roma 5 il nosocomio Coniugi Bernardini di Palestrina. Ancora: per l'Asl Roma 6 il nuovo ospedale dei Castelli ad Ariccia. Altri quattro centri sono stati predisposti poi negli ospedali di riferimento di Viterbo, Latina, Frosinone e Rieti. 

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Ma non tutti i positivi al virus possono ricevere questo farmaco. Sono esclusi dalle terapie, ad esempio, soggetti già ricoverati o che necessitano di ossigenoterapia. Di contro, questi precisi anticorpi monoclonali sono invece somministrabili dai 12 anni in su a determinate condizioni: indice di massa corporea uguale o maggiore di 30 e quindi in caso di obesità, nelle situazioni in cui il positivo sia un soggetto affetto da una malattia renale cronica (e dunque sottoposto a dialisi) oppure diabetico. Se ne consiglia l'uso in tempi precoci dalla scoperta della positività (non oltre le 72 ore e comunque entro i 10 giorni) per tutte le persone di 65 anni e oltre. Per chi ha invece 55 anni ad esempio la terapia monoclonale è consigliata per quei positivi affetti da malattie cardio-cerebrovascolari, inclusa l'ipertensione o da malattie respiratorie croniche a partire dalla broncopneumopatia cronica ostruttiva

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A decidere, seguendo queste indicazioni, i soggetti a cui poter somministrare la terapia saranno i medici di famiglia o nel caso in cui il positivo venga accertato in ospedale - durante l'accesso al pronto soccorso o prima di un intervento o di una visita ad esempio - sarà il personale medico del nosocomio a valutare la somministrazione.

Al momento le terapie si svolgono in regime ospedaliero questo per la particolare procedura di somministrazione dei monoclonali. Questi anticorpi infatti vengono somministrati con un'infusione endovenosa della durata di 60 minuti. Il paziente deve essere osservato durante la terapia - da sospendere immediatamente all'insorgere di una reazione allergica - e poi per altri 60 minuti al termine della seduta. Come si fa a recarsi però in ospedale per svolgere la terapia essendo positivi? Considerato il fatto che i pazienti trattabili sono asintomatici o paucisintomatici la Regione Lazio ha stabilito la possibilità di recarsi nel centro di somministrazione autonomamente: «Trattandosi di assistiti pauci-sintomatici ancorché positivi all’infezione - si legge nel protocollo regionale - gli stessi possono recarsi nel luogo indicato con mezzo proprio purché adeguatamente protetti con dispositivi di protezione individuale mantenendo le distanze previste al fine della massima precauzione. Nei casi in cui l’assistito non sia autonomo il Distretto competente per territorio dovrà farsi carico dell’organizzazione del trasporto».  

E intanto dopo l'Istituto nazionale Lazzaro Spallanzani, questa mattina le terapie monoclonali sono partite al policlinico Umberto I. Il primo paziente, un uomo di 59 anni con patologie cardiovascolari e ipertensione, ha ricevuto la dose presso il “Centro somministrazione monoclonali Covid” delle Malattie Infettive del policlinico diretto dal Prof. Claudio Mastroianni ed ha reagito positivamente. «Il Policlinico Umberto I - dichiara il Direttore generale Fabrizio d’Alba  -  è uno dei primi presidi regionali ad aver attivato questo servizio. L’avvio del Centro di Somministrazione monoclonari va ad implementare le altre attività messe in campo in questo secondo anno di pandemia. Attività che, come la somministrazione del vaccino ai circa 10.000 pazienti estremamente vulnerabili seguiti dall’ospedale, l’ampliamento di  ulteriori 18 posti letto di terapia intensiva Covid con percorsi di umanizzazione, confermano la volontà del nostro ospedale di una presa in carico dei pazienti a 360 gradi».

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