Roma, mancano i medici di base: allarme per gli studi chiusi. Chi c’è rinuncia alle ferie

Oltre un milione di romani rischia di restare senza assistenza a Ferragosto

Mancano i medici di base, allarme per gli studi chiusi. Chi c’è rinuncia alle ferie
Mancano i medici di base, allarme per gli studi chiusi. Chi c’è rinuncia alle ferie
di Alessia Marani
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Giovedì 4 Agosto 2022, 00:08

Agosto paziente mio non ti conosco! Vaglielo a dire, però, ai tremilasettecento medici di base romani che quest’anno, in larga parte, rinunceranno alle ferie oppure, smartphone e pc alla mano, si sdraieranno sotto l’ombrellone restando connessi con l’universo mondo dei loro assistiti. I cosiddetti dottori “massimalisti” arrivano a contarne addirittura millecinquecento ciascuno e, in tempi di pandemia, con il Covid che non sta prendendo una pausa nemmeno in vacanza, le richieste di Sos, ricette o semplici consigli sono continue. Eppure niente ferie, altrimenti oltre un milione di romani per Ferragosto e dintorni rischieranno di rimanere senza assistenza medica.

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Ma che cosa sta succedendo? «Mancano i sostituti, irreperibili - spiega Pier Luigi Bartoletti, vicesegretario nazionale della Fimmg, Federazione italiana dei medici di medicina generale, con studio sulla Casilina - i colleghi che ci sostituivano, ovvero i nostri specializzandi, adesso o hanno aperto un loro lo studio o lavorano con le Uscar o le Asl che hanno aumentato le richieste di personale per l’emergenza Coronavirus o, i pochi disponibili, beati loro, vanno in ferie visto che il sostituto non viene nemmeno pagato.

In sintesi chi ha sempre lo studio aperto - aggiunge - siamo noi: se non c’è un sostituto non possiamo mica andarcene». Il sindacato conta che almeno un quarto dei medici romani, «se non un buon trenta per cento» più che ferie, faranno una fuitina veloce in località non troppo lontane per il weekend che si aggancia a lunedì 15 agosto, «o si sistemeranno un bell’ombrellone sul balcone di casa», ironizza ancora Bartoletti.

LA FUGA DA STUDIO

Lo stesso problema si ripercuote sui camici bianchi che, via via, stanno andando in pensione. Un’autentica emorragia del sistema sanitario nazionale. Basti pensare che, nel 2020, i medici romani erano quasi 4500. «L’altro giorno ho fatto un tampone e ho scoperto di essere positiva al Covid - racconta Simona L., impiegata cinquantenne del settore commercio - ebbene quando ho chiamato il mio medico per avvisarlo e avere la terapia ho scoperto che era andato in pensione e che, quindi, non ne avevo più uno assegnato. Mi ha spiegato che non era riuscito a trovare un sostituto o altri colleghi disponibili a fare da “ponte” nel frattempo. Quindi, mi sono trovata in difficoltà e, alla fine, attraverso il portale regionale mi sono associata al primo dottore di zona che mi è capitato e che aveva posti liberi per nuovi assistiti». 

Secondo la Fimmg, se in era ante Covid i camici bianchi tendevano ad andare in pensione al limite delle loro possibilità, a 70 anni, adesso, causa il superlavoro e lo stress sopportato durante l’emergenza e dall’accrescere di mansioni (dai vaccini alla telemedicina), quasi tutti allo scoccare dei 68 letteralmente «scappano», molti a 65 anni, qualcuno anche a 63. Una vera anomalia per quella che è stata considerata, prima che una professione, una missione da parte di chi la esercita. 

In pratica, anche se, per ipotesi assurda, si potessero immettere oggi stesso i 300 medici previsti dai bandi regionali, non si arriverebbe nemmeno a coprire la stessa quota di medici di base che era attiva fino al 2021 (e comunque in perdita netta rispetto al 2019 e 2020).«Il dato di fatto - conclude il dottor Bartoletti - è che sono quasi tre anni che si lavora di continuo e se non riusciremo a staccare almeno qualche giorno, a settembre non arriveremo “bolliti” ma “stracotti” e le previsioni non aiutano». Il riferimento è allo spauracchio di una nuova ondata di Coronavirus corredata dalle nuove campagne vaccinali a cui si dovrà fare fronte. Insomma la difficoltà non rischia di rimanere arginata all’estate. E anche i medici malati di Covid, senza sostituti, restano al lavoro: in smart working.
 

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