Mascherine, Francesca Chaouqui tra i 4 indagati a Roma: maxicommessa da 72 milioni

Mascherine, Francesca Chaouqui tra i 4 indagati a Roma: maxicommessa da 72 milioni
Mascherine, Francesca Chaouqui tra i 4 indagati a Roma: maxicommessa da 72 milioni
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Venerdì 4 Dicembre 2020, 15:55 - Ultimo aggiornamento: 19:48

Sono quattro le persone indagate dalla Procura di Roma in un'indagine su alcune maxicommesse da 72 milioni di euro per l'acquisto di 801 milioni di mascherine dalla Cina durante la prima ondata della pandemia. I reati ipotizzati, a seconda delle posizioni, sono di traffico di influenze illecite e ricettazione.

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Per quest'ultima fattispecie è indagata Francesca Immacolata Chaouqui, già coinvolta nella vicenda Vatileaks.

Gli altri indagati sono l'ingegnere Andrea Vincenzo Tommasi, a capo di una società al centro dell'indagine, Mario Benotti, giornalista in aspettativa, e Antonella Appulo.

 

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Chaouqui: sono sbalordita

«Sono sbalordita, è tutto pazzesco. E un errore. Io curo la comunicazione e sono pagata per una attività lecita e alla luce del sole. Delle mascherine non so nulla. I pm mi convochino subito, chiarirò tutto: è un trauma». Francesca Immacolata Chaoqui non si spiega di essere finita nell'inchiesta della Procura di Roma sulle maxi commesse dei dispositivi comprati dalla Cina nel corso della prima ondata di pandemia. «Sono sbalordita - dice all'Adnkronos-. Io sono un fornitore di servizi per queste società. Nel senso che ne ho curato l'immagine: trovo il tutto surreale. Col mio avvocato stiamo compulsando gli uffici della Procura per farmi ascoltare subito dagli inquirenti, e ' pazzesco. Io non so nulla della vicenda delle mascherine, ho un contratto di fornitura di pubbliche relazioni, di ufficio stampa e messa in onda nel canale YouTube 'Un democristiano in borghesè e niente altro. Io delle mascherine lo ho appreso dai giornali, curo solo l'ufficio stampa di questa società. Sono sconcertata dall'errore fatto». La notizia dell'inchiesta è piovuta sulla Chaoqui come un fulmine a ciel sereno: «Io non c'entro nulla, io sono un'agenzia di pubbliche relazioni. Non ho idea, non so come sia possibile. Essere coinvolta in questa vicenda con persone che io non ho mai sentito nominare è surreale. Sono convinta che appena i pm mi ascolteranno si chiarisce tutto ma ora è un trauma assoluto perché in questi giorni io seguivo queste società solo come ufficio stampa». La pierre riflette sul reato contestato: «Mi si contesta la ricettazione, cioè avere preso soldi da proventi illeciti ma io come potevo sapere che sono illeciti posto che lo siano? Io sono una persona per bene , anche i finanzieri si sono resi conto della attività che svolgo, alla luce del sole». Chaoqui vorrebbe essere sentita subito dagli inquirenti: « I pm sono persone serie, io devo chiarire immediatamente. Già stasera se mi ricevono, vado. Gestiamo social, l'ufficio stampa, 'il democristiano in borghesè, la parte di pubbliche relazioni in modo legale e sotto la luce del sole . Io sono stata pagata per attività lecita. Inoltre tutta la mia azienda interviene a fatti già compiuti. Non si spiega perché come società di comunicazioni ora ci troviamo così».

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