Il flop della zona gialla, sos dei commercianti: vendite ancora in crisi `

Il flop della zona gialla, sos dei commercianti: vendite ancora in crisi `
Il flop della zona gialla, sos dei commercianti: vendite ancora in crisi `
di Flaminia Savelli
4 Minuti di Lettura
Sabato 8 Maggio 2021, 08:08

«La speranza era che la spinta della riapertura di bar e ristoranti arrivasse anche nei negozi. Invece le vendite non decollano soprattutto in centro». Valter Giammaria, presidente di Confesercenti, stila così un primo bilancio sulle vendite dei negozi di abbigliamento e scarpe. Dal 26 aprile infatti nella Regione sono state allentate le norme sanitarie anti Covid. Meno restrizioni dunque e più libertà di movimento per i romani. Ma solo le attività di periferia hanno registrato un leggero incremento negli incassi: «Pari al 15% in più» precisa il presidente Giammaria. Una lenta ripresa e solo nei quadranti più distanti dal centro storico. Come al Tuscolano, a Cinecittà e al quartiere Ostiense. Ancora: Ostia, Portuense, Aurelio e Appio: «Le attività commerciali erano aperte anche in fascia arancione - sottolinea Giammaria - ma risentivano delle chiusure della ristorazione, soprattutto quella dei bar che ha azzerato per settimane il passaggio di persone tra strade e piazze».



Orario no-stop - Intanto alcuni titolari si sono organizzati. E hanno deciso di adeguarsi agli orari dei ristoratori. Come? Restando aperti fino alle 22. «Il mio negozio è proprio accanto a un ristorante che in zona è molto conosciuto e sempre molto frequentato» racconta Lidia che gestisce un'attività di abbigliamento in viale Marconi: «È un tentativo per restare a galla- dice - ecco perché ormai da due settimane, apro alle 12 e chiudo alle dieci di sera. Più di qualche cliente è entrato ma spero che nei mesi estivi, quando forse la situazione con il Coronavirus sarà migliorata, avrò maggiori aumenti di vendite». La stessa iniziativa di alcuni negozianti del Portuense. Si tratta, pure in questo caso di vetrine adiacenti ai ristoranti che restano aperti fino alle 22. Lo stesso a Testaccio. Pure qui: si allunga l'orario serale da quando i ristoranti del rione hanno ripreso a lavorare e almeno fino allo scattare del coprifuoco le due piazze del quartiere sono spesso gremite di persone e le vetrine illuminate.
«Si tratta però di singole iniziative - precisa il presidente Giammaria - la questione è molto seria e la crisi che sta attraversando il settore è pesantissima.

Va affrontata con strumenti e modalità capillari. Rispetto alla situazione pre- pandemia siamo ancora tra i 60 e il 70% in meno di guadagni, non possiamo andare avanti così ancora a lungo».



Il centro storico - Secondo il primo rapporto post - apertura, gli incassi nei negozi del centro storico hanno registrato un aumento tra il 5 e il 7% sulle vendite. Non abbastanza per scavallare e uscire dalla crisi. Numeri sconfortanti che si sommano a quelli delle ultime chiusure. Dai dati di Confesercenti infatti negli ultimi due mesi hanno chiuso - per sempre - altre 400 attività nella Regione. Nella Capitale sono proprio le vie dello shopping del centro storico a risentire maggiormente della crisi causata dalla pandemia: senza turisti, e con gli uffici chiusi, le casse sono vuote da oltre un anno. Un allarme che era stato lanciato a più riprese dagli stessi commercianti già lo scorso ottobre e poi a dicembre. Quando neanche con i saldi anticipati sono riusciti a far quadrare i conti. «Magazzini pieni e casse vuote» avevano commentato al termine della stagione delle grandi occasioni. E soffrono pure i titolari delle boutique di via Frattina, via Nazionale, via del Corso. A via dei Giubbonari tra marzo e aprile hanno riconsegnato le chiavi dei locali in quattro. «Non ce l'hanno fatta - spiega ancora il presidente di Confesercenti - è difficile in questo momento pensare a una ripartenza. Perché i numeri non sono dalla nostra parte». In questo caso la speranza è che il programma vaccinale e quello delle riaperture previste riporteranno i turisti nella Capitale e quindi nelle strade del centro storico: «Non ci resta che aspettare - conclude Giammaria - anche se i piccoli commercianti non hanno più molto margine per resistere».

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA