Hotel di lusso a Roma, è boom: 4mila posti di lavoro. Così riparte il turismo

Dodici hanno già aperto: a San Lorenzo il Soho House Rome. Entro l’anno inaugureranno altrettante strutture a cinque stelle

Boom di hotel di lusso, 4mila posti di lavoro: così riparte il turismo
Boom di hotel di lusso, 4mila posti di lavoro: così riparte il turismo
di Camilla Mozzetti
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Domenica 17 Ottobre 2021, 22:49 - Ultimo aggiornamento: 19 Ottobre, 10:56

Minimalisti o dallo stile più ricercato, adattabili a tutti i gusti e capaci di soddisfare ogni esigenza. Dall’anima internazionale con richiami a Roma ma anche all’arte e alla cultura italiana e non solo. Sono i nuovi hotel inaugurati o pronti ad aprire nella Capitale entro la fine dell’anno e sono tutte strutture extra lusso a cinque stelle. Da qui riparte il turismo nella Città eterna o, almeno una parte, con una dozzina di alberghi che da luglio ad oggi hanno rimesso in moto il settore e altrettanti pronti ad ospitare clienti già a partire dalla fine di ottobre. E non è un privilegio solo del Centro storico perché molte strutture abbracciano infatti il salotto di Roma e sorgono in quartieri più periferici. 

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LE STRUTTURE

È il caso ad esempio del “Soho House Rome” che sbarca a San Lorenzo.

Non solo hotel, non solo accoglienza: ma concept di creatività e club, celebre in tutto il mondo e rimbalzato agli onori delle cronache mondane dopo aver ospitato nella struttura londinese il primo incontro tra il principe Harry e Meghan Markle. A seguire ecco il gruppo degli hotel di lusso Shedir che firma tre strutture a Roma: l’hotel Maalot a pochi passi da Fontana di Trevi, Palazzo Roma e Palazzo Shedir con vista mozzafiato su piazza Venezia. Ancora: non distante dalla Biblioteca Nazionale, il quartiere di Castro Pretorio viene impreziosito dall’hotel San Martin.

E se è attesa l’inaugurazione dell’hotel Bulgari a piazza Augusto Imperatore, non distante dalla fermata della metro Cipro ecco che da settimane ha aperto il “Mama Shelter” dal tipico gusto parigino. La lista è ancora lunga «si tratta di progetti datati - spiega Giuseppe Roscioli, numero uno di Federalberghi Roma - e risalenti a prima della pandemia, naturalmente nonostante la crisi che il settore sta vivendo proprio per il Covid, queste strutture hanno aperto e apriranno nelle prossime settimane». In tutto dunque saranno più di venti i nuovi hotel che Roma conterà entro la fine del 2021 e alle spalle non ci sono soltanto grandi società internazionali. «L’ambiente è molto variegato - prosegue Roscioli - e premia anche tanti imprenditori italiani e romani che si sono messi in gioco». 

GLI EFFETTI

Gioco forza, tra gli effetti che queste inaugurazioni si portano dietro c’è anche quello legato all’occupazione: «Contiamo che tantissimi saranno i posti di lavoro che proprio queste strutture attrarranno», aggiunge ancora il presidente di Federalberghi Roma. Orientativamente, contando proprio il numero degli hotel, i servizi che offrono, le camere complessive, non meno di 4 mila saranno le persone che potranno trovare un impiego tra servizi diretti e indiretti. Si va dal personale interno a quello coinvolto nei rifornimenti e non solo. «Sarà sicuramente un’occasione - prosegue Roscioli - anche se non dobbiamo dimenticare che, al netto delle strutture di lusso ed extra lusso, a Roma ci sono ancora 400 hotel di categorie inferiori chiusi per la pandemia, si tratta di strutture ricettive che nei mesi scorsi per l’assenza dei turisti hanno chiuso e che al momento non hanno ancora riaperto». La strada verso una ripresa del settore è iniziata già la scorsa estate e ad oggi, basta passeggiare per il Centro per rendersi conto del cambio di passo rispetto ad un anno fa. 

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ARRIVI E PRESENZE

La principale fetta dei turisti tornati nella Capitale è rappresentata da viaggiatori europei (francesi, inglesi, tedeschi e spagnoli) nonché italiani che magari approfittano di un weekend lungo. Manca, invece, tutto il flusso proveniente dall’Est: «Roma - conclude Roscioli - è ancora orfana di turisti cinesi, asiatici, russi che sappiamo essere da sempre un volano importante per il settore, e quelli dell’America Latina». Ma già a partire dai primi mesi del prossimo anno - confidando in una continua riduzione dei contagi da Covid - l’indice di arrivi e presenze dovrebbe cambiare, iniziando ad attestarsi sui livelli del 2019 o, almeno, dovrebbe essere lasciato alle spalle l’andamento che ha caratterizzato i mesi scorsi.
 

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