Green pass, a Roma pochi controlli nei ristoranti: la metà apre solo all'esterno

Green pass, a Roma pochi controlli nei ristoranti: la metà apre solo all'esterno
Green pass, a Roma pochi controlli nei ristoranti: la metà apre solo all'esterno
di Flaminia Savelli
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Sabato 7 Agosto 2021, 00:12

Ristoranti pieni, ma solo all’aperto. E nei bar, servizio all’esterno. In attesa che le direttive sul green pass siano più chiare, le attività della ristorazione tentano di stare al passo. Ma così come hanno sostenuto già all’annuncio dell’obbligo del certificato verde, sono pochissimi i titolari che chiedono il documento di identità. «Con i clienti seduti al tavolo, voglio parlare di carbonara e piatti del giorno, non di vaccini e documenti» polemizza Claudio, oste della Villetta su via Ostiense. Un ristorante con ampie sale interne e un largo piazzale esterno. Alle 14 tutti i tavoli esterni sono pieni, vuoti invece quelli interni. Ma non è solo perché siamo ancora in piena estate: «Fino a giovedì ho lavorato anche con i coperti in sala ora però sto ricevendo una serie di cancellazioni - spiega Claudio - la gente è confusa. Mi riferisco a chi organizza cene di gruppo in cui non sono tutti vaccinati, non sanno che fare e disdicono le prenotazioni».

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Mentre per i controlli si procede, almeno per il momento, con la App, Verifica C19. Che ieri però ha registrato alcuni blackout. Intanto: «Il 90% di chi ha la possibilità degli spazi esterni, lavora solo fuori. Un sistema per aggirare il problema del certificato verde ma dobbiamo trovare una soluzione al più presto soprattutto per le tavole calde e le pizzerie al taglio» annuncia Claudio Pica, presidente di Fiepet Confesercenti. L’associazione di categoria che ha raccolto voci e preoccupazioni dei ristoratori romani che temono pesanti ripercussioni con il nuovo sistema. «Dobbiamo iniziare a pensare a quelle attività che lavorano con le turnazioni e con il servizio veloce. Trovare un sistema che garantisca la sicurezza sanitaria e allo stesso tempo, consenta ai piccoli imprenditori di sopravvivere» conclude Pica. 

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Caos regole

«Le regole sono ancora poco chiare» segnala Leonardo Salvi, titolare della trattoria Cestia alla Piramide: «Ho fatto vaccinare tutti i miei dipendenti e ai clienti che si siedono all’interno, verifico il certificato verde. Ma non sono un poliziotto, non chiederò i documenti di identità. Non è il mio lavoro e soprattutto temo reazioni incontrollate e poco gestibili di qualche cliente. Non sarebbe la prima volta. Chiedo solo - dice - di poter lavorare, nel rispetto delle regole, certo. Purché siano regole ragionevoli e chiare. Al momento invece, abbiamo solo un’altra responsabilità a cui dover far fronte». C’è però anche un’altra categoria in difficoltà con le nuove norme: i bar. Anche in questo caso, al cliente viene richiesto il green pass. Secondo quanto previsto, per il servizio al bancone non è necessario chiedere il certificato verde. Obbligatorio invece, se si consuma all’interno del locale.

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I bar

Per i baristi, così come per i ristoratori, dunque le regole sono le stesse: «Dallo scorso maggio lavoriamo con i tavoli all’esterno, una soluzione che ci ha consentito di recuperare sul periodo di chiusura forzata» spiega Luigi Capone, gestore di un bar a piazza Testaccio. Solo a chi si è seduto all’interno dunque è stato chiesto il certificato: «Come tutti - aggiunge Capone - abbiamo spostato il lavoro fuori. La preoccupazione è per il prossimo inverno. Le pedane sono previste fino a dicembre, sarà difficile poi spostare, in queste condizioni, il nostro servizio solo all’interno». Ma in tanti ieri hanno sorvolato sui controlli. Anche per le “resistenze” di alcuni clienti. Correndo però il rischio di essere multati. Una sanzione per il cliente e il gestore, fino a 400 euro. Il titolare inoltre rischia la sospensione delle attività fino a 10 giorni. 

 

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