Vaccinazioni nelle aziende del Lazio, via da metà maggio: ecco chi ha già aderito

Vaccinazioni nelle aziende del Lazio, via da metà maggio: ecco chi ha già aderito
Vaccinazioni nelle aziende del Lazio, via da metà maggio: ecco chi ha già aderito
di Francesco Pacifico
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Giovedì 8 Aprile 2021, 22:19 - Ultimo aggiornamento: 9 Aprile, 18:10

La possibilità di vaccinare contro il Covid in sede i propri dipendenti, l’avevano data prima che il governo firmasse martedì un accordo con la Confindustria nazionale. Saranno 300 le aziende di Roma e del Lazio - e parliamo soltanto di quelle aziende iscritte a Unindustria - che organizzeranno nei loro locali le somministrazioni del farmaco ai propri dipendenti e ai loro familiari. A queste realtà dovrebbero aggiungersi anche le grandi controllate del Campidoglio e della Regione Lazio: Atac, con i suoi 11mila addetti, è pronta a partecipare alla campagna, idem l’Ama, che di dipendenti ne ha oltre 7mila. I primi appuntamenti dovrebbero essere fissati nella terza settimana di maggio.


L’IMPEGNO
L’obiettivo di questa operazione è duplice: da un lato si vuole garantire in tempi più brevi la vaccinazione nelle imprese per poter aumentare la sicurezza delle maestranze e far ripartire la produzione, quindi l’economia; dall’altro si vuole ridurre il carico delle inoculazioni sugli hub pubblici.

Nell’accordo nazionale firmato dai ministeri del Lavoro e della Salute con le associazioni datoriali e i sindacati di categorie, le imprese - proprio per proteggere il proprio personale - si impegnano a fornire i locali e ad accollarsi tutti i costi per le somministrazioni, compresi quelli per i medici.

A sua volta il servizio sanitario nazionale attraverso le Asl fornirà le fiale necessarie, i dispositivi per le inoculazioni (come siringhe e aghi) e tutta la formazione necessaria per gli operatori. Chiaramente il grosso delle punture verrà fatto dai cosiddetti medici competenti. Le imprese che non hanno un referente medico o locali adatti, possono chiedere alle Asl e all’Inail di appoggiarsi a strutture esterne. Non si escludono neanche aggregazioni tra le Pmi per fare convenzioni presso i privati accreditati. I lavoratori verranno chiamati in base alle classi di età. Va da sé che la vaccinazione non è obbligatoria e che i dipendenti devono dare il consenso informato per farsi iniettare il farmaco, ma molte aziende - anche per garantire la salute del personale - potrebbero chiedere ai non vaccinati di operare da casa oppure in ambiti dove è limitato il contatto con gli altri.


Fin qui le regole nazionale. Ma nel Lazio, come detto, le imprese che hanno aderito alla call prima lanciata da Unindustria e poi dalla Confindustria nazionale sono pronte anche a iniettare il farmaco anche ai familiari diretti dei loro dipendenti. In totale c’è una platea potenziale di oltre 300mila persone, anche perché seguiranno questa strada realtà con un alto numero di dipendenti. Tra le strutture che hanno dato la disponibilità, le sedi italiani di multinazionali come la Philip Morris, la Procter & Gamble, la Basf o l’italiana Mapei e quelle del settore farmaceutico come la Pfizer.

Lunga la lista dei colossi delle ex partecipate di Stato come Rai, Telecom, Leonardo, Enel ed Eni. Per non parlare di realtà consolidate nel nostro territorio come Bulgari, Peroni, le Terme dei Papi o l’utility Acea. A queste, poi, si aggiungeranno anche le più grandi controllate dei Comuni e della Regione. Tutti i territori del Lazio - come Roma anche le province di Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo - attiveranno loro strutture aziendali. Per partire si aspetta l’ultima intesa con la Regione Lazio per risolvere i nodi di natura logistica, cioè la consegna dei vaccini. Da segnalare poi che molte realtà - come Unindustria, Cinecittà World e il centro commerciale Porta di Roma - hanno predisposto strutture ad hoc o si sono dette pronte anche ad aprire anche degli hub, destinazioni alla vaccinazione di tutti cittadini. 
 

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