Coronavirus a Roma, il primario Andreoni: «Positivo arrivato da Dacca? Valutare necessità di viaggi lunghi»

Coronavirus a Roma, il primario Andreoni: «Positivo arrivato da Dacca? Valutare necessità di viaggi lunghi»
di Camilla Mozzetti
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Lunedì 22 Giugno 2020, 20:18 - Ultimo aggiornamento: 22:11

Professor Massimo Andreoni, primario di Tor Vergata e direttore scientifico della Società italiana di Malattie infettive, è di oggi la notizia di un positivo arrivato a Roma con un volo diretto da Dacca. Qual è il rischio potenziale per i passeggeri che hanno viaggiato con lui?
«Partiamo da una riflessione: più lungo è il viaggio più alto è il rischio di contagio ma bisogna considerare anche le misure di contenimento adottate sull’aereo. Se sono state rispettate le distanze, l’uso della mascherina per tutta la durata del volo, se i passeggeri hanno disinfettato le mani frequentemente. Se tutto questo è stato rispettato, il rischio è prossimo allo zero pur avendo viaggiato con una persona malata. Ulteriore elemento riguarda lo stato effettivo di salute del positivo».

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Vale a dire?
«Un positivo con condizioni discrete è meno contagioso di una persona malata con sintomi evidenti e conclamati, sia perché la sua carica virale è più bassa sia perché potrebbe avere una forma più lieve del virus».
Lei consiglierebbe di affrontare viaggi aerei su lunghe tratte in questo periodo?
«Direi di valutare con attenzione quanto il viaggio sia fondamentale. Naturalmente possiamo viaggiare ma un volo internazionale di diverse ore è diverso dalla tratta Roma-Milano. Possiamo fare entrambe le cose ma con grande attenzione».

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Il Lazio registra otto nuovi casi e 3 decessi, ma crollano i ricoveri nelle Terapie intensive e nei reparti ospedalieri. Come sta andando la situazione?
«Quello che è successo e si sta verificando a Roma sta a indicare come i focolai epidemici possano essere tenuti sotto controllo anche quando divampano in ambienti con pazienti fragili. E' vero che in queste strutture nascono focolai che potenzialmente possono poi diffondersi all'esterno ma è anche vero che interventi immediati possono controllarne l'andamento. Dobbiamo continuare, tuttavia, a mantenere alta la sorveglianza».  
L’Oms ha cambiato le linee guida rispetto alle analisi molecolari: non serve più il doppio tampone negativo, ma bastano 3 giorni senza sintomi per far indicare una persona non più infetta da Sars-Cov-2. Come valuta questa decisione?
«L’Organizzazione mondiale per la sanità deve dare delle indicazioni generali a Paesi che differiscono molto per le strutture sociosanitarie su cui possono contare. Questa linea può avere una sua validità ma in questa fase, che resta critica, laddove possibile è più importante mantenere un atteggiamento più rigido e continuare a pretendere i due tamponi». 

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In vista di settembre il Lazio ha promesso di avviare l'indagine sierologica sul comparto scolastico: 100 mila tra professori, dirigenti, collaboratori e impiegati. Secondo lei sarebbe opportuno estendere le verifiche anche agli studenti?
«Più si fa meglio è, bisogna vedere se il costo vale l'impresa. Tra i giovani la probabilità di infezione può essere alta anche se il decorso è asintomatico. In termini epidemiologici sarebbe utile perché il test serve anche a capire se una persona ha in corso l'infezione.

Certamente è prioritario nei docenti e potrebbe essere utile farlo anche agli studenti».

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