Municipio che vai, scheda elettorale che trovi. Ma può capitare, incredibilmente, che sia sbagliata. Dalla Cassia alla Massimina, a urne ancora aperte già affiorano le prime bizze legali. Lo spettro dei ricorsi si allunga sul post-voto, che non è nemmeno cominciato. Il pasticcio riguarda i fogli formato lenzuolo per le elezioni nei 15 municipi. Non la scheda blu per il sindaco, ma quella grigia, che cambia di quartiere in quartiere. In teoria, dovrebbe contenere i nomi dei candidati del territorio, gli aspiranti presidenti del municipio. In teoria, appunto. Perché dopo il primo giorno di votazioni, già fioccano le segnalazioni dai seggi: «Le schede? Erano sbagliate!».
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A Case Rosse, nel IV municipio, il seggio 2301 è stato chiuso (poi riaperto) dopo che una cinquantina di elettori avevano già infilato la scheda nell’urna.
Una carrellata di errori, insomma, che ha interessato anche alcune sezioni del VII distretto (Appio-Tuscolano), del XIV (Primavalle) e del III (Montesacro-Settebagni). «In diverse sezioni del III municipio hanno mandato schede di un altro municipio, le persone che erano venute a votare ora rinunciano», attaccano dalla lista Roma Futura, che sostiene Gualtieri. «Alcuni cittadini sono stati rimandati a casa», raccontano i Fratelli d’Italia.
REGISTRI IN RITARDO
Al seggio 2337 di San Godenzo, zona Cassia, «non erano presenti i registri elettorali degli uomini. E hanno dovuto consigliare di tornare dopo un’ora e mezza», denuncia il comitato elettorale del candidato dem del XV, Daniele Torquati. In alcuni casi, le schede sono state cambiate in corsa, prima del voto. In altri, si era già votato e sono state annullate. Ma i candidati già preparano i ricorsi, perché si parla di elezioni municipali, dove 40-50 voti di differenza possono costare un seggio nei parlamentini di zona.
Tra malori degli scrutatori (reclutati a fatica) e registri in ritardo, a complicare la giornata degli elettori anche le tessere difficili da rinnovare. Dopo le maxi-code all’Anagrafe, qualcuno si è presentato al seggio col documento senza più spazio per i timbri. E, mancando direttive comuni, ogni sezione ha deciso per sé: alla Montagnola gli elettori hanno votato comunque, al “Settembrini” del Centro no, sono stati rimandati a casa.
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