I romani corrono dal compro oro per vendere i gioielli di famiglia. Lo fanno per avere subito liquidità, per pagare le bollette rincarate e cercare di continuare a riempire come meglio possono il carrello della spesa. È dal centro studi di Antico, l’Associazione nazionale di tutela del comparto oro, che hanno fotografato questo fenomeno che tocca il cuore (e le tasche) dei capitolini.
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«La crescita è di almeno il 30% rispetto ai precedenti volumi pre-Covid», dice Nunzio Ragno, il presidente dell’organizzazione di categoria. «Il caro bollette, la pandemia, la crisi dettata dalla guerra, stanno erodendo le ricchezze e la gente mette mano a cose che non sono mai state toccate, proprio come i vecchi gioielli di famiglia. A Roma qualche anno fa bastava fare la Tuscolana per trovare un compro oro praticamente ogni tre o quattro metri, poi c’è stato un forte ridimensionamento – continua - Dieci anni fa eravamo 28.000 in tutta Italia, ora siamo settemila scarsi.
L’ACQUISTO
Si compra sempre meno oro (il cui valore è ancora molto alto) e si punta ad altri gioielli. Perché, in fondo, anche per un battesimo o una comunione il regalo non può comunque mancare. Stefano Scatena è un artigiano orafo. A Roma lavora dagli anni Ottanta e ha una gioielleria al Tuscolano. «Il lavoro artigianale ormai è bloccato. Tra le bollette e tutto il resto, la gente non spende. Oggi mi chiedono i prodotti di acciaio. Ma molti passano, chiedono informazioni e vanno via dicendo che ci devono pensare». Elisabetta Marzoli cura la gioielleria di famiglia, nel quartiere Talenti. L’attività è lì da settanta anni e il padre, che oggi ne ha 84, ancora si fa vedere nel negozio. Il loro segreto è, spiega, «il contatto con il cliente» in una zona, quella di Viale Jonio, di cintura tra i palazzi borghesi e quelli più popolari. «Diventare un compro oro? Noi non lo abbiamo mai fatto, anche perché mio padre non lo ha mai voluto, ma le future gioiellerie saranno sempre di più così». Da lei arrivano quelli che definisce «gli ultimi romantici»: sono quelli che preferiscono non vendere il gioiello, ma rigenerarlo. Quindi, l’anello della vecchia zia che prende nuova forma per tornare di moda. «Ma ce lo chiedono ancora in pochi», dice. Il più caro oro, oggi, lo si sostituisce con l’argento. «Va per la maggiore – sottolinea – Le nostre vetrine con l’oro sono dimezzate: prima erano quattro, ora sono due».
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