In arrivo una stretta sui poligoni di tiro con «controlli amministrativi per verificarne la regolarità della conduzione». Lo ha detto ieri il prefetto Bruno Frattasi al termine della riunione del comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico convocata all’indomani della strage all’assemblea condominiale nel gazebo di via Monte Giberto al Colle Salario. Claudio Campiti, l’uomo che ha aperto il fuoco uccidendo tre donne e ferendo altre quattro persone, di cui una gravemente, ha sparato con una pistola sottratta poco prima al poligono di Tor di Quinto senza che nessuno se ne accorgesse o attivasse un alert. Solo quando i carabinieri si sono presentati nell’impianto dopo la mattanza chi era in servizio si è reso conto della mancanza della Glock calibro 45: Campiti al campo di tiro non era mai arrivato, era subito risalito sulla sua Ford Ka verde diretto all’assemblea. In pratica chiunque avrebbe potuto fare la stessa cosa, persino un potenziale terrorista che lucidamente avrebbe potuto tesserarsi al tiro a segno romano mesi prima per poi, al momento “giusto”, uscire allo scoperto e mettere in atto un piano di morte.
I PERMESSI
Secondo il prefetto, quel che è accaduto domenica «è stato un evento determinato da una circostanza, c’era stato in qualche modo un contenzioso civile che questo signore (Claudio Campiti, ndr) portava avanti con il consorzio, ma non c’erano segnali evidenti che l’uomo potesse esplodere nel raptus omicida di ieri». Ma sono ancora tanti gli aspetti da accertare sulle procedure di sicurezza adottate nelle aree abilitate al noleggio di armi su cui punteranno gli accertamenti di Comune e polizia amministrativa della Questura. I poligoni di tiro a Roma e provincia, oltre a quello più grande di Tor di Quinto, sono sette.
LA CIRCOLARE
Insomma, Frattasi ha riunito il Comitato per fare il punto e ricostruire la vicenda insieme al sindaco Roberto Gualtieri, all’assessora alle Politiche per la sicurezza Monica Lucarelli, al questore Carmine Belfiore e ai vertici delle forze dell’ordine. E ha voluto mandare un messaggio chiaro: «La città è stata colpita da un gravissimo episodio - ha detto - che però non dimostra per nulla che c’è stato un fallimento nel sistema di sicurezza. Roma è, e resta, una città sicura». Eppure delle contromisure in termini di procedure e regole nell’utilizzo delle armi vanno prese. Già ieri è stata inviata a tutti i commissariati una circolare con cui la Questura chiede la massima attenzione a tutte le istanze e le pratiche relative al rilascio del porto d’armi con particolare prudenza nel verificare il profilo di chi lo richiede. «Di fatto, manca una banca dati unica in Italia sulle armi, il che non facilita le attività di controllo, troppo spesso lacunose», afferma Vincenzo Del Vicario, segretario del Savip, il sindacato delle guardie giurate.
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