Claudio Campiti, il piano per la fuga all'estero dopo la strage: con sé aveva il passaporto, 6mila euro e 170 proiettili

Claudio Campiti, il piano per la fuga all'estero dopo la strage: con sé aveva il passaporto e 6mila euro
​Claudio Campiti, il piano per la fuga all'estero dopo la strage: con sé aveva il passaporto e 6mila euro
di Valeria Di Corrado e Alessia Marani
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Lunedì 12 Dicembre 2022, 00:21 - Ultimo aggiornamento: 07:29

Claudio Campiti aveva un piano preordinato: fare una strage uccidendo tutti i condomini e poi darsi alla fuga all'estero, magari sparare anche contro chi avrebbe cercato di fermarlo. Con sé aveva il passaporto, 6mila euro, uno zaino con indumenti e 170 proiettili.

Poco prima della riunione di condominio l'ex assicuratore è andato al Tiro a segno nazionale di viale Tor di Quinto, a Roma, e ha sottratto da lì una Glock semiautomatica, che poi ha usato ieri mattina alle 9.30 per fare fuoco sulle vittime riunite in assemblea in un gazebo a via Monte Giberto, nel quartiere di Fidene, a nord della Capitale. Per questo ora il poligono è stato posto sotto sequestro giudiziario. 


OMESSA VIGILANZA
I carabinieri stanno indagando per capire come sia stato possibile che il 57enne fosse uscito con l’arma noleggiata nella struttura senza che nessuno se ne accorgesse. L’ipotesi è che ci sia stata un’omessa vigilanza da parte del personale anche se la dinamica sarebbe stata velocissima.

Campiti sarebbe entrato nell’armeria del poligono pochi minuti prima delle 9 per uscire subito dopo - le telecamere lo inquadrano lasciare l’impianto sempre dall’accesso principale - per poi dirigersi a bordo della sua Ford Ka verso il luogo dell’assemblea a 9,5 chilometri di distanza.

Da chiarire anche su quali basi gli sia stata certificata l’idoneità psichico-fisica necessaria per sparare al poligono, circostanza che sembrerebbe stridere con il fatto che in passato gli era stato negato il porto d’armi per via delle denunce per minacce presentate dai condomini del consorzio Valleverde di cui faceva parte. 

 


La Procura, intanto, ha firmato il decreto di fermo per l’ex assicuratore 57enne che ha ucciso 3 donne e ferito altre 4 persone. Le accuse nei suoi confronti sono: triplice omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi , lesioni, porto di armi abusivo. Le sue intenzioni, d’altronde, le aveva esplicitate chiaramente prima di premere il grilletto: «È entrato nella sala, ha chiuso la porta, ha urlato “vi ammazzo tutti” e ha sparato mirando al petto», ha raccontato una testimone. È una delle sopravvissute a quella che sarebbe potuta diventare una strage se la pistola non si fosse inceppata e se uno dei condomini, Silvio Paganini, non gli fosse saltato addosso, disarmandolo. Il 57enne aveva anche pianificato la fuga, per evitare di finire in galera. Il suo telefono è stato sequestrato e l’abitazione perquisita.


I CERTIFICATI MEDICI
L’uomo era iscritto al poligono dal 31 maggio del 2018 e ogni anno, per ottenere il rinnovo, ha dovuto presentare un certificato di idoneità psicoattitudinale rilasciato da medici competenti (di solito appartenenti alle forze dell’ordine). Un analogo attestato lo ha presentato anche con la documentazione allegata alla richiesta del porto d’armi per uso sportivo avanzata nel marzo del 2020 e rigettata su input dei carabinieri 4 mesi dopo. L’ultimo rinnovo al poligono risale al 3 febbraio scorso. Insomma, prendendo per buono quanto messo finora nero su bianco dai medici, Campiti avrebbe sparato lucidamente. Ieri i responsabili e istruttori del Tiro a segno erano increduli: «A malapena lo ricordo», dice un inserviente. I militari hanno apposto i sigilli all’antico edificio classificato come ente di servizio pubblico.

Difficile che il sequestro possa durare troppo a lungo perché si tratta dell’unica struttura che abilita all’uso delle armi. Campiti era socio con tessera “Platinum”, ossia pagava un forfait annuale di 310 euro che gli permetteva di noleggiare la pistola, soldi che invece non impiegava per pagare il consorzio. Sui social seguiva numerosi gruppi su armi e munizionamento, compreso un sito di scenari post apocalittici e di sopravvivenza. Ma chi avrebbe dovuto controllare che non lasciasse il poligono con la Glock? All’armeria Campiti aveva regolarmente lasciato il suo documento da riprendere alla riconsegna. Ma poi se ne è andato. Anche volendo, nessuno avrebbe potuto perquisirlo: il personale addetto non ha la qualifica di pubblico ufficiale. E il monito dei carabinieri? Non esiste alcun obbligo di comunicazione ai poligoni, né banche dati incrociate sulle armi. Se poi Campiti avesse avuto il porto d’armi, allora il certificato gli sarebbe servito ogni 5 anni. 
 

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