Prof di tedesco uccisa in via del Babuino a Roma, bancario condannato a sedici anni

Uccise la prof di tedesco, condannato a sedici anni
Uccise la prof di tedesco, condannato a sedici anni
di Michela Allegri
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Giovedì 23 Settembre 2021, 07:26 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 16:04

L'ha uccisa colpendola in faccia con un manubrio da palestra. Era l'alba del primo maggio 2017, quando Francesco Carrieri, bancario, ha massacrato e sfigurato la compagna, la professoressa della Deutsche Schule, Michela Di Pompeo, nella loro casa in via del Babuino. Poi, si è andato a costituire. Sono passati più di 4 anni da quella mattina e ieri, dopo sentenze, rinvii, una decisione della Cassazione e una battaglia di perizie, è arrivata il nuovo verdetto d'appello: l'aggravante dei futili motivi, sulla quale la Cassazione aveva disposto approfondimenti, è stata confermata, così come la sentenza: 16 anni di reclusione per omicidio aggravato e 3 in una Rems.

Prof uccisa in via del Babuino, la sentenza

 

In primo grado Carrieri era stato condannato a 30 anni, al termine di un processo con rito abbreviato.

Ma i giudici d'appello avevano poi riconosciuto l'infermità mentale: mentre massacrava la donna che avrebbe dovuto sposare, l'imputato, affetto da bipolarismo non era capace di intendere.

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L'AGGRESSIONE
I fatti risalgono al primo maggio 2017. È mattina, Carrieri si presenta dai Carabinieri di Piazza del Popolo e dice di avere ucciso la compagna colpendola con un peso da palestra. Prova a giustificarsi dicendo di soffrire di depressione. Cerca anche di spiegare il movente: prima racconta di avere trovato nel cellulare della donna un messaggio dell'ex compagno e di avere temuto un riavvicinamento tra i due. «Avevo paura di rimanere solo», inizia poi a dire Carrieri. Aggiunge di avere «paura di tornare a lavoro». Il bancario sostiene di essere andato in crisi dopo il trasferimento da Roma a Bari. Ai carabinieri dice pure di temere che la compagna lo lasci a causa della sua condizione di salute. Carrieri ha tentato il suicidio tre volte, ma Michela lo ha sempre aiutato, spronato, consolato. Lo ha indirizzato verso la terapia, lo ha sostenuto. Al pm, l'imputato aggiunge di avere svegliato la donna in piena notte per comunicarle che non sarebbe tornato al lavoro, problema che lo ossessionava. Da qui sarebbe partito il litigio. Motivi futili, sentenzieranno i giudici, accogliendo la richiesta della Procura.

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Il processo inizia nel febbraio 2018: Carrieri, in udienza preliminare, sceglie il rito abbreviato, puntando a uno sconto di pena. Una prima perizia lo dichiara affetto da disturbo bipolare: il pm chiede il riconoscimento della seminfermità mentale. Il giudice, però, non è convinto: dispone una nuova perizia. E questa volta gli esperti stabiliscono che dall'esame dell'imputato non emergono «significative interferenze psicopatologiche in grado di alterare la capacità di intendere le conseguenze dei propri atti e di controllare le proprie pulsioni». L'8 ottobre 2018, in primo grado, Carrieri viene condannato a 30 anni.

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L'APPELLO
La sentenza viene pesantemente modificata in appello, il 28 novembre 2019: il vizio di mente viene riconosciuto dai giudici. La sentenza è di 16 anni di reclusione e 3 anni di ricovero in una Rems. La Corte, nelle motivazioni, sottolinea l'azione «cruenta» di Carrieri e il suo «accanimento nei confronti di una persona inerme che, oltretutto, aveva manifestato un grande amore e una profonda disponibilità verso di lui, aiutandolo nei momenti più difficili dell'esistenza e facendosi carico anche del suo evidente stato morboso». Ma non è finita. Lo scorso maggio, la Cassazione solleva dubbi sull'aggravante dei futili motivi, chiedendo un nuovo processo d'appello. Ieri, la sentenza, con la conferma dei 16 anni di reclusione. «L'aggravante dei futili motivi è stata riconosciuta, ora aspettiamo le motivazioni», ha detto l'avvocato Luca Fontana, che assiste i familiari di Michela. Sempre presenti in questi anni gli amici della professoressa: «Non possiamo dire di essere felici - ha detto Paola Gareri - di fronte a tanto orrore una pena così è lieve. Siamo sollevati dal fatto che almeno ci sia stata una condanna. Abbiamo perso un'amica carissima».

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