Fuoco di Sant’Antonio, è allarme per i contagi a Roma. «Cresciuti del 20%»

Andreoni: «L’herpes zoster sta toccando numeri importanti, è uno dei virus latenti riattivati a causa della pandemia Covid»

Fuoco di Sant Antonio, è allarme per i contagi a Roma. «Cresciuti del 20%»
Fuoco di Sant’Antonio, è allarme per i contagi a Roma. «Cresciuti del 20%»
di Giampiero Valenza
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Venerdì 13 Gennaio 2023, 00:19

Un dolore lancinante. A volte un gran bruciore, altre vere e proprie pugnalate che arrivano fitte fitte all’addome e sul dorso. Sempre più persone in città lo stanno provando: è l’infezione da Herpes Zoster, meglio conosciuto come “Fuoco di Sant’Antonio”, chiamato così perché nella tradizione veniva invocato il santo per far passare questo bruciore che approfitta dei nervi per colpire con tutta la sua forza. A evidenziare un aumento dei casi sono gli esperti della Simit, la Società italiana di malattie infettive e tropicali. Il suo direttore scientifico, Massimo Andreoni, ordinario a Tor Vergata, spiega che Roma sta vivendo una «casistica importante». «Stimiamo - dice - un aumento tra il 10 e il 20%». Il motivo? Sono diversi i fattori che la causano: la scienza ha dimostrato che con la pandemia di Covid-19 ci sia stata una «riattivazione di virus latenti». E, in questo caso, parliamo del virus della varicella, che rimane “dormiente” nei gruppi delle cellule nervose dell’organismo e che in età adulta, quando si risveglia, lo fa con il famosissimo (e temutissimo) “fuoco”. Poi, ci sono tutti i fattori che portano a una riduzione delle difese immunitarie, a cominciare dalle altre malattie e dallo stress. Sta di fatto che, tra il 2021 e il 2022, dice Antonietta Spadea, direttrice dell’Unita operativa complessa delle vaccinazioni della Asl Roma 1, il numero delle persone che ha deciso di vaccinarsi è aumentato di 13 volte. «Abbiamo chiuso l’anno con circa 3.500 persone vaccinate - dice - Numeri ben diversi da quelli degli anni precedenti. Abbiamo fatto una grande campagna vaccinale e i numeri stanno continuando ad aumentare». Cifre certamente ancora basse rispetto all’adesione alle campagne di immunizzazione contro l’influenza e il Covid-19, ma che con il loro picco registrato in soli dodici mesi testimoniano quanto sia accresciuto l’interesse da parte dei laziali.

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LA PREVENZIONE

Oggi, prosegue l’esperta, la Regione Lazio sta invitando alcune categorie di persone a vaccinarsi.

Tra queste, anche i diabetici, gli affetti da cardiopatie, gli immunodepressi, gli anziani. I vaccini sono due. Uno è a base di virus vivo attenuato (che, quindi, ha il virus della varicella «in forma concentrata»), che viene indicato negli over-50. «Ha una buona efficacia - dice Spadea - protegge per il 65% dall’Herpes Zoster e per il 75% dalla sua complicanza, la nevralgia post-herpetica. Sì, perché può esserci un mese di bollicine, prurito o fastidi, ma poi la paura che abbiamo è su questa nevralgia, dolorosissima, che continua anche per mesi». Viene somministrato in due dosi, con un intervallo di 2-6 mesi. L’altro vaccino, invece, è quello proteico ricombinante adiuvato (con una sola dose) che non ha il virus vivo ma una delle proteine virali. «Si può somministrare a partire dai 18 anni, è indicato a chi ha già avuto un caso della malattia perché le recidive sono probabili, ma anche per i pazienti immunocompromessi. Ha un’efficacia del 95%», prosegue l’esperta, che invita alla vaccinazione chiedendo di presentarsi ai centri vaccinali con un certificato del proprio medico di famiglia. È la trasmissione del virus da una persona che ha il fuoco di Sant’Antonio avviene tramite contatto diretto con le lesioni della pelle: papule che poi hanno un’evoluzione prima in vescicole e poi in pustole. Ma nel caso in cui ci si dovesse contagiare, chi ne è colpito svilupperebbe la varicella e non il “fuoco” perché questa altro non è che una complicanza dell’infezione del virus che, a distanza di tempo, si risveglia. C’è anche una forma dello Zoster che coinvolge il nervo trigemino dell’occhio e rappresenta tra il 10 e il 20% dei casi.

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