Il Campidoglio e il valzer degli addi: via in 16 tra assessori e manager

Il Campidoglio e il valzer degli addi: via in 16 tra assessori e manager
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Sabato 10 Novembre 2018, 12:09
Otto assessori in due anni e mezzo. E otto manager tra Atac e Ama. È il valzer degli addii nel Campidoglio a Cinque Stelle guidato dalla sindaca Virginia Raggi. Un record davanti a cui Raggi non si scompone, rilanciando: «ne cambio anche cento di assessori se non rispettano il programma. Chi sta con noi resta dentro, chi non ci sta, amici come prima». Particolarmente maledetta la casella del Bilancio alle prese con le grane di Atac (finita in concordato preventivo) e Ama (da mesi con un bilancio 2017 in stallo per un braccio di ferro su 18 milioni di crediti che l'attuale assessore Gianni Lemmetti non intende riconoscere alla partecipata). Ma soprattutto con i pochi soldi in cassa. Primo a dire addio Marcello Minenna, economista e professore alla Bocconi che si dimette in solidarietà con Carla Raineri, ex capo di gabinetto 'costrettà a lasciare dopo un parere del'Anac sull'irregolarità della sua nomina e diventata nel processo sulle nomine grande accusatrice di Raggi, definita una «zarina debole». Oltre ai tre al Bilancio (Minenna, De Dominicis, Mazzillo) nella lista troviamo l'assessore all'Ambiente Paola Muraro, via dopo aver ricevuto un avviso di garanzia per reati ambientali riferiti all'epoca in cui era consulente Ama, l'assessore all'Urbanistica Paolo Berdini che nel febbraio 2017 lascia dopo mesi di contrasto sullo Stadio della Roma a Tor di Valle e dopo aver definito «impreparata» la sindaca in un colloquio 'rubatò da La Stampa, Massimo Colomban (settembre 2017), chiamato da Casaleggio e Grillo per la missione delle partecipate.

Ultimi a dire addio l'assessore al Commercio Adriano Meloni (10 maggio 2018), reo, non ufficialmente, di aver ribattezzato 'Codicinè, riferendosi alla nota famiglia di ambulanti romani 'Tredicinè, il presidente della commissione Commercio Andrea Coia per la gestione della Festa della Befana a piazza Navona, e quello alle Partecipate Alessandro Gennaro (22 maggio 2018) per «motivi strettamente personali». Non solo palazzo Senatorio, porte girevoli anche nelle Partecipate. In Atac sono quattro i manager che hanno lasciato la poltrona di via Prenestina. Se quasi scontato sembra l'addio del duo Marco Rettighieri e Armando Brandolese, ai vertici prima della vittoria del Movimento Cinque Stelle, fa scalpore l'uscita del dg Bruno Rota, manager arrivato a Roma sulla scia del successo nel risanamento dell'Azienda di trasporti milanese, che getta la spugna dopo soli quattro mesi parlando di un'azienda «pesantemente compromessa e minata, in ogni possibilità di rilancio organizzativo e industriale», «sommersa dal debito» che necessita di «misure drastiche».

Dopo di lui resta per poco il solo amministratore unico Manuel Fantasia, silurato dopo l'arrivo di un cda con presidente e ad Paolo Simioni.
Amico di Colomban, anche lui trevigiano, andrà avanti sulla strada, già indicata da Rota e sul modello di Livorno, del concordato preventivo in continuità. Girandola degli addi anche per Ama, l'altra grande partecipata di Roma capitale. Dopo l'uscita di Daniele Fortini, ereditato dalla Giunta Marino, alla guida dell'azienda dei rifiuti di Roma arriva Alessandro Solidoro. Durerà solo un mese. Dopo l'addio di Minenna, l'esperto nella gestione di crisi d'impresa e già presidente dei commercialisti di Milano ritiene «venute meno le condizioni per l'incarico affidatogli». A Calderon de La Barca arriva dunque l'amministratore unico Antonella Giglio che dopo soli sei mesi verrà scaricata da Raggi per fare posto all'attuale ad e presidente Lorenzo Bagnacani che arriva nella capitale sulla scia del lavoro con la Giunta Appendino alla guida di Amiat, la municipalizzata per i rifiuti di Torino. Nel frattempo, dopo solo 14 mesi, se ne andrà anche il dg Stefano Bina.
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