RIETI - Il sogno più bello è quello che non c’è più. Il sogno di un pomeriggio di fine estate, che ha accompagnato Rieti e i reatini dal 1971 al 2015. Quel sogno si chiamava Meeting di Rieti e mai come quest’anno ai reatini manca da morire. Fosse esistito ancora Rietimeeting, mentre suonava l’inno di Mameli per Jacobs o Tamberi, per la Palmisano o per Stano o mentre gli inglesi gridavano “Not Italy again” sullo sprint di Tortu nella 4x100, i reatini sarebbero stati lì a pensare che appena un mese dopo quegli atleti li avrebbero visti dal vivo al Guidobaldi. Già, perché la forza di Rieetimeeting e, soprattutto di papà Sandro Giovannelli, è sempre stata quella di rendere “umani” gli eroi, consentendo ai reatini di toccarli. È stato così dalla prima edizione, col boom del 1987 quando, complici i mondiali di atletica a Roma, Giovannelli portò al Guidobaldi Ben Johnson, Carl Lewis e Stefka Kostadinova, solo per far 3 nomi a caso. E negli anni a venire Sergej Bubka, Irina Privalova, Nourredine Morceli, Moses Kiptanui, Michael Johnson e Asafa Powell per quel record mondiale dei 100 metri che fece a Rieti capitale mondiale dell’atletica.
I sette record mondiali
I ricordi si accavallano, i 7 record mondiali scorrono davanti agli occhi e si comincia con sogni e rimpianti: che Meeting avrebbe messo su Giovannelli nell’anno d’oro dell’atletica italiana? Jacobs che sfoggia la sua medaglia sul rettilineo che fu di Powell, concedendo a Rieti la rivincita a Kerley e DeGrasse, che gli sono finiti dietro a Tokyo, prima di correre ad Amatrice per gustare la vera amatriciana.
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