Francesco e il caso del pedofilo peruviano che risiede a Roma. dovrà decidere se punirlo o rimandarlo a Lima

Francesco e il caso del pedofilo peruviano che risiede a Roma. dovrà decidere se punirlo o rimandarlo a Lima
di Franca Giansoldati
3 Minuti di Lettura
Martedì 12 Giugno 2018, 12:32
Città del Vaticano – Sulla scrivania di Papa Francesco giace da tempo una cartella pesante. Praticamente un macigno. Si tratta dell'imbarazzante dossier riguardante il fondatore di una associazione religiosa peruviana, pluri accusato di abusi e violenze psicologiche nei confronti dei suoi ragazzi, attualmente residente a Roma, sotto copertura, in un luogo tenuto talmente riservato da essere conosciuto solo dai vertici della Congregazione per i Religiosi e da quelli del Sodalicio di Vida Cristiana, la realtà fondata a Lima, all'inizio degli anni Settanta da Luis Fernando Figari, laico consacrato super conservatore di destra con l'ambizione di tirare su generazioni di ragazzi  «metà monaci e metà soldati».

L'anno prossimo scade a Figari il permesso di soggiorno, emesso regolarmente dalle autorità italiane (dietro placet vaticano, come avviene per tutti i religiosi del mondo che risiedono a Roma). Ma prima di quella scadenza Papa Francesco dovrà prendere una decisione definitiva su come procedere, se punirlo oppure lasciarlo ancora nel limbo. Per il momento è stato tutto sospeso in attesa che la giustizia vaticana, tramite la Segnatura Apostolica - una sorta di Cassazione - si pronunci per la terza volta, visto che Figari continua a presentare appelli, dichiarandosi innocente.

Eppure le prove che sono arrivate al di là del Tevere sono brutte e schiacchianti. Episodi e testimonianze che sono state confermate anche dalla relazione ispettiva  del cardinale americano Joseph Tobin, il commissario al quale Francesco ha affidato il compito di setacciare ogni piega del Sodalicio di Vida Cristiana, ascoltando vittime, raccogliendo prove, analizzando bilanci e documenti amministrativi.

Tobin – figura rispettata e competente – dopo mesi di indagini ha raccolto in sessanta pagine ciò che è avvenuto dietro quelle mura per la condotta ben poco evangelica di Luis Fernando Figari. Abusi, condizionamenti, violenze psicologiche, indottrinamento, lavaggio del cervello. Consegnandola al Papa ha chiesto -assieme ai nuovi vertici dell'istituto peruviano oggi commissariato - di non aspettare le sentenze canoniche ma di procedere d'autorità sollevando Figari dalla sua posizione. Papa Francesco ha preferito attendere e prendere tempo.

Nel gennaio scorso - in accordo con il cardinale Braz de Aviz, prefetto della congregazione dei Religiosi - aveva ordinato che Figari risiedesse in un luogo appartato, senza avere contatti con i minori, né con i membri della Sodalicio de Vida Cristiana. Veniva anche esplicitamente ordinato a Figari di non fare ritorno a Lima, dove la giustizia peruviana lo attende. La motivazione, nero su bianco, è che se fosse tornato in patria avrebbe potuto arrecare danni ulteriori, anche perchè sembra godere ancora di appoggi influenti. Un aspetto non trascurabile visto gli appoggi non gli sono mai mancati nemmeno in vaticano.

Figari è stato consultore del pontificio consiglio dei laici, nominato da Papa Wojtyla, su suggerimento del cardinale americano Stafford, suo amico. Nel 2006 ha pure preso la parola  - durante un incontro con i movimenti cattolici in piazza san Pietro - davanti a Benedetto XVI. Si dice che a Lima fosse sulla stessa lunghezza d'onda, almeno politicamente parlando, con il cardinale super conservatore Cipriani, dell'Opus Dei e, in Vaticano, con il cardinale James Stafford. Insomma, un caso imbarazzante per tutti, in primis per il Papa che prima o poi dovrà decidere cosa fare e come eventualmente punire Figari.

Chi lo ha incontrato recentemente lo descrive come una persona molto depressa, in cura da uno psichiatra, malato di cancro, obeso e incapace di badare a se stesso. Probabilmente è per questo motivo che il Papa non vuole infierire su di lui anche se la misericordia, come concetto cristiano, non sempre riesce proprio a conciliarsi con le regole aministrative, le norme canoniche e la giustizia civile in generale.

 
© RIPRODUZIONE RISERVATA