«Migranti, stretta sulle Ong nei porti». Ma Salvini non farà strappi

«Migranti, stretta sulle Ong nei porti». Ma Salvini non farà strappi
«Migranti, stretta sulle Ong nei porti». Ma Salvini non farà strappi
di Cristiana Mangani
4 Minuti di Lettura
Domenica 3 Giugno 2018, 09:42

Non ha rinunciato alla spilletta leghista di Alberto da Giussano, ma ha appuntato sotto il simbolo della Lega, la coccarda tricolore indossata da tutte le autorità presenti alla parata del 2 giugno. Matteo Salvini, uno e trino: segretario del Carroccio, vice premier e ministro dell'Interno. Ruoli molto diversi tra loro e, in alcuni casi, anche contrapposti. Il neo capo del Viminale sembra aver cominciato a fare i conti con questa realtà. Perché dire: «Rimandiamo gli immigrati tutti a casa» come leader del partito, non è certamente la stessa cosa che dirlo come ministro, visto che deve ragionare su accordi europei, leggi, rapporti tra paesi.

Il Capitano, come lo chiamano i militanti del suo partito, sta calibrando i ruoli, e l'altra sera, durante l'incontro con i direttori dei Dipartimenti del Viminale (a cominciare dal capo della Polizia Franco Gabrielli), ha analizzato le priorità, ma ha soprattutto ascoltato. E le dichiarazioni di ieri sono state più calibrate: «Se uno scappa dalla guerra è il benvenuto, altrimenti tutti gli altri non devono partire, e se partono non possono rimanere in Italia: se torna l'allarme a casa nostra ho le idee chiare su come porre la questione all'attenzione mondiale».

TEMPI E COSTI
Al quotidiano Il Gazzettino, in edicola oggi, ha poi spiegato: «Sono appena uscito dall'ufficio dove ho portato tutto il dossier immigrazione. Stiamo lavorando ad alcune idee positive. Sui costi, sui tempi, sui numeri. Ho chiesto ai capi dipartimento di preparare alcuni documenti proprio per velocizzare ogni cosa. Puoi bloccare gli sbarchi solo se continui a lavorare in Libia, in Tunisia, in Marocco, dai punti di partenza. E questo lo faremo ancora di più. Stiamo gestendo circa 170 mila ospiti presenti nelle case e nelle strutture d'Italia e ci sono pendenti circa 170 mila domande di asilo da analizzare. Bisogna sveltire».

Fin qui, la questione interna. Il nodo europeo ha altrettante complessità e deve fare i conti con resistenze fortissime. «Già martedì - ha aggiunto Salvini - si svolgerà il vertice dei ministri dell'Interno Ue che però rappresenta un passo indietro per l'Italia: c'è in discussione un progetto che se dovesse passare vorrebbe dire altri 100 mila migranti a casa nostra, qualcosa che non sta né in cielo né in terra. Diremo no». Quasi certamente lui non potrà esserci, perché l'appuntamento potrebbe coincidere con la fiducia in Senato, ma la posizione è chiara. «Chiamerò i ministri degli interni europei uno per uno, per discuterne con loro», ha concluso.

Nel pomeriggio, dopo aver lasciato il Viminale, è corso in Veneto, dove ha indossato di nuovo l'abito da segretario e dal palco di Vicenza, ha ripreso i toni elettorali: «Difesa dei confini e rimpatri, riprendiamoci il nostro Paese. Per gli immigrati clandestini è finita la pacchia, preparatevi a fare le valigie, in maniera educata e tranquilla, ma se ne devono andare». Poi, un attacco alle Ong: «Stiamo lavorando e ho le mie idee: quello che è certo è che gli Stati devono tornare a fare gli Stati e nessun vicescafista deve attraccare nei porti italiani».

I FINANZIAMENTI
Dalla Libia, però, potrebbe arrivare il nuovo problema da risolvere in tempi rapidi. Da giorni le motovedette della Guardia costiera sono ferme a Tripoli perché senza più carburante. Tanto che il presidente Fayez al Serraj si prepara a chiedere finanziamenti a Roma, visto che senza gasolio, anche i pattugliamenti sono bloccati. Servono circa 140 mila euro al mese per garantire i controlli in mare. E questo spiegherebbe i 2400 arrivi della scorsa settimana proprio dai quei porti. Nel frattempo, il ministro ha convocato per la prossima settimana tutti i prefetti. Un fronte parecchio spigoloso, visto che ha anticipato: «Ci sono prefetti molto in gamba. Cercherò di incontrarli. Un Paese moderno e federale punta tutto sui sindaci. Era Luigi Einaudi che scriveva via i prefetti perché laddove c'è il prefetto non c'è democrazia. Penso che l'Italia debba avviarsi verso una struttura sempre più vicina ai territori, alle comunità, alle autonomie, alle regioni».

Questa mattina, invece, si dirigerà verso la Sicilia, per fare comizi ma anche visite legate al suo nuovo ruolo.

Andrà a Pozzallo, dove c'è un hotspot e dove ieri sono sbarcati 158 migranti provenienti dalla Tunisia. «La Sicilia è la nostra frontiera. Voglio migliorare gli accordi con i Paesi da cui arrivano migliaia di disperati per il bene nostro e loro». Un po' ministro, un po' segretario.

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