Berlino, Amri fuggiva verso la Sicilia: caccia ai complici

Berlino, Amri fuggiva verso la Sicilia: caccia ai complici
di Sara Menafra
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Martedì 27 Dicembre 2016, 08:02 - Ultimo aggiornamento: 13:33


ROMA Un percorso di mille chilometri, da Milano alla Sicilia, con qualche sosta a casa di persone fidate. Secondo gli inquirenti di Roma e Milano è il piano di fuga considerato al momento più attendibile che Anis Amri, l'attentatore di Berlino morto mentre cercavano di arrestarlo venerdì scorso, avrebbe elaborato. Le due questure che stanno ricostruendo gli appoggi su quali Amri poteva contare, insieme alle rispettive Digos, hanno messo sotto osservazione i contatti maturati dal giovane tunisino tra le carceri siciliane e il giro di spaccio che avrebbe frequentato l'anno scorso, prima di passare il confine diretto in Germania. Alcuni di loro si erano attivati: non necessariamente o non solo degli integralisti, ma persone che ben sapendo cosa Amri aveva fatto e perché, erano disposti a coprirlo nella sua fuga da Berlino.

IL DOCUMENTO FALSO
Fondamentale, nel ricostruire questo percorso, sarà l'arrivo di una informativa proveniente dalla Germania sul documento falso che era stato trovato in tasca al giovane tunisino alcune settimane prima dell'attentato di Berlino, durante un controllo nel Nord Reno Westfalia. Il permesso di soggiorno era falso e, da pochi giorni, si sa che molto probabilmente era stato falsificato a Palermo. Gli investigatori tedeschi, che lo sequestrarono allora, hanno deciso di condividere le informazioni con l'Antiterrorismo italiano.

LA PISTA SICILIANA
Quel documento proveniva, appunto, dalla Sicilia, dove Amri ha passato ben quattro anni, dal 2011 al 2015, quando è stato messo fuori dal Cie con un decreto di espulsione non eseguito in tasca. Ed è anche per questo che una delle ipotesi più accreditate è che proprio in Sicilia, l'attentatore di Berino volesse tornare, magari dopo aver passato qualche tempo nascosto nel nord o centro Italia (qui ha di certo qualche vecchio amico) in attesa che le acque si calmassero. La Sicilia avrebbe potuto essere una buona base anche per provare a tornare a casa, ovviamente tra qualche tempo. Non è l'unica ipotesi a cui lavorano parallelamente Antiterrorismo e Digos e le procure di Milano e Roma. Le ipotesi possibili sono almeno tre: Amri avrebbe potuto dirigersi verso i Balcani, via terra e attraversando il Veneto; restare sulla penisola, almeno per un primo periodo; o, sempre dopo un percorso tortuoso e non lineare e la sosta in casa di qualche contatto fidato, il rientro verso la Sicilia. E' certo che al momento della fuga Amri abbia attivato praticamente tutti i contatti che aveva e dei quali si fidava: le autorità spagnole, ad esempio, hanno identificato una persona contattata il 19 nel loro paese.

I MESSAGGI COL NIPOTE
Elementi preziosi sulla sua destinazione e sui contatti su cui poteva contare in Italia, sarebbero contenuti nel cellulare del nipote, sequestrato dalle forze di sicurezza tunisine due giorni fa, quando il ragazzo è stato arrestato insieme a tre presunti fiancheggiatori di Amri. Lui stesso avrebbe confermato agli investigatori che lo zio (i due sono praticamente coetanei) l'aveva convinto a raggiungerlo in Germania e gli aveva mandato soldi ed un documento falso purché lo raggiungesse ed entrasse a far parte della cellula tedesca guidata da Abu Walaa, l'imam arrestato lo scorso novembre. Ma dal telefonino del nipote di Amri sarebbero emersi anche contatti recenti, nelle ore successive all'attentato. Queste informazioni e quelle provenienti dallo stesso cellulare di Amri, trovato a bordo del camion lanciato sul mercatino di Natale di Berlino lunedì scorso, potrebbero aiutare gli investigatori a scoprire la rete di appoggi e relazioni dell'attentatore.

LE TELECAMERE
Ieri la polizia francese ha reso noti i fotogrammi che riprendono Amri alla stazione di Lione il pomeriggio del 22 dicembre. Da qui avrebbe fatto il biglietto che attraverso Chambery l'ha portato a Torino, quindi a Milano, infine, in pullman, a Sesto. In tasca aveva una pistola e un coltello, ma per confermare che fossero gli stessi dell'attentato, l'Italia aspetta ancora informazioni da Berlino.

 

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