Ebola, l'nfermiere guarito: «Sono stato trattato come un amico da salvare a ogni costo»

Ebola, l'nfermiere guarito: «Sono stato trattato come un amico da salvare a ogni costo»
di Camilla Mozzetti
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Mercoledì 10 Giugno 2015, 14:10 - Ultimo aggiornamento: 11 Giugno, 17:12
Tornerà a casa per riabbracciare la sua famiglia ma promette di tornare presto a lavorare. È visibilmente commosso, Stefano Marongiu, l'infermiere sassarese colpito dal virus Ebola durante un periodo di volontariato in Sierra Leone.

È stato dimesso questa mattina dall'ospedale romano Spallanzani di Roma, dopo un ricovero di 28 giorni. "Come infermiere mi sono sentito dire spesso grazie, ma oggi - ha detto Stefano in conferenza stampa - sono io che devo ringraziare tutte le persone che hanno creduto e reso possibile la mia guarigione. Grazie Italia".



Ringrazia, con le mani che tremano per l'emozione ma anche con la gioia che brilla negli occhi. "Se oggi sto bene e ve lo garantisco - ha aggiunto - mi sento davvero bene, il merito va a questa macchina perfetta di uomini e donne che sono riusciti li' dove la letteratura scientifica si ferma".



L'operatore sassarese era rientrato in Italia da Freetown lo scorso 7 maggio, passando per Casablanca, in Marocco. Ai primi segni di febbre, seguendo i protocolli internazionali, Marongiu si era "autoisolato" fino alla conferma della positività al virus. A questo punto viene stabilito il trasferimento, con un viaggio prima da Sassari all'aeroporto di Alghero in ambulanza, poi con un C-130 dell'Aeronautica militare da Alghero a Pratica di Mare e quindi in ambulanza dallo scalo allo Spallanzani, sempre isolato in una barella ad alto biocontenimento. In un primo momento, una certa apprensione si era registrata a Sassari, dove 19 persone erano state poste in autoisolamento precauzionale per aver avuto contatti con l'infermiere. Nessuna di loro era però poi risultata positiva. "Non avrei mai messo a rischio la salute delle persone a me care - ha spiegato l'infermiere - quando ho capito di aver contratto il virus, ho seguito scrupolosamente tutte le procedure internazionali per evitare il contagio e non sarei mai partito se mi fossi reso conto di aver contratto Ebola".



Ora Stefano è pronto a tornare a casa per riabbracciare anche i suoi cani, cui è molto affezionato. "Ho bisogno di passare del tempo con i miei familiari ma vorrei tanto poter aiutare l'attività medico-scientifica dello Spallanzani (l'ospedale gli ha offerto una collaborazione) e non escludo di tornare con Emercency nei luoghi dove si ha più bisogno d'aiuto, perché Ebola si può e si deve combattere".



L'infermiere sardo è stato curato nell'unità di alto isolamento dello Spallanzani. Affetto da polmonite interstiziale - ha spiegato Giuseppe Ippolito, direttore scientifico del nosocomio romano - la terapia somministratagli ha visto l'impiego di favipiravir (usato anche nella terapia del dottor Fabrizio Pulvirenti, il primo paziente italiano a contrarre il virus) e di Mill 77". Entrambi i farmaci sono stati resi disponibili grazie al nulla osta dell'Aifa poiché ancora non disponibili in commercio e grazie alla "sinergia e collaborazione - ha aggiunto Ippolito - di molti paesi come Giappone, Cina e Gran Bretagna che ci hanno permesso di avere le scorte necessarie". A seguire il secondo paziente affetto da Ebola, un team composto da 62 persone di cui 23 impegnate costantemente nelle attività di analisi nei laboratori. "Mi hanno trattato prima ancora che da paziente - ha concluso Marongiu - da amico".
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