Covid, frenata del governo con Regioni e Lega: ripartenza graduale

Covid, frenata del governo con Regioni e Lega: ripartenza graduale
di Diodato Pirone
4 Minuti di Lettura
Venerdì 16 Aprile 2021, 00:19 - Ultimo aggiornamento: 17 Aprile, 09:58

Due metri di distanza all’interno di palestre, cinema, teatri e nei ristoranti (ma fra i tavoli), dove sarebbe vietata la consumazione al banco dopo le 14, prenotazioni obbligatorie, rigide misure di sicurezza. Le Regioni propongono le regole per far ripartire il comparto dei servizi, anche nelle zone rosse anti Covid. Ora le linee guida per la riapertura delle attività, lanciate dai presidenti, andranno al vaglio del Comitato Tecnico Scientifico e del governo. 


Questa mattina, nel corso della cabina di regia dell’esecutivo, si esamineranno le proposte regionali, si discuterà anche dell’idea di inserire un parametro abbastanza blando (il 70% delle vaccinazioni fatte agli ultraottantenni) per far scendere una Regione in una fascia più favorevole e si esamineranno i dati settimanali del contagio.

L’obiettivo è duplice: adottare le regole per le riaperture da maggio (o un po’ prima) in vista della scadenza del decreto del 30 aprile e fissare, come tutti i venerdì, i colori delle Regioni. Il grosso della partita si gioca sulla definizione di un “cronoprogramma” di riaperture come ha fatto - in tutt’altra situazione vaccinale però - il governo della Gran Bretagna.


Nessuna forza politica si oppone alle riaperture ma il tema viene affrontato con toni e slogano molti diversi.
Per la Lega «se i dati sono da zona gialla in alcune Regioni bisognerebbe allentare un po’ le restrizioni». «Anche da subito», aggiunge Matteo Salvini. Anche Forza Italia per bocca di Antonio Tajani ha ipotizzato la data del 20 aprile per le prime riaperture.
A sinistra si risponde sventolando il caso Sardegna, collocata in fascia bianca e poi fatta tornare di corsa in fascia rossa di fronte all’aggressione della variante inglese. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ieri in Parlamento è stato esplicito: «Dobbiamo essere rigorosi nelle chiusure ma non dobbiamo sbagliare nelle riaperture». Sulla stessa linea il Pd e i 5Stelle.


BRACCIO DI FERRO
Il decreto che sarà deciso questa mattina dalla cabina di regia e verrà varato la prossima settimana sarà dunque il frutto di una mediazione. Ma secondo il premier Mario Draghi dovrà essere improntato al principio di gradualità. E il cronoprogramma delle riaperture avrà come presupposto l’esigenza di seguire un percorso che renda la ripartenza irreversibile, perché sicura.


Come detto, in attesa della definizione del cronoprogramma delle riaperture le Regioni hanno presentato una serie di proposte tecniche per favorire la ripartenza e permettere ai ristoratori e ai proprietari di piscine e palestre di organizzarsi. Queste proposte sono al vaglio del Comitato Tecnico Scientifico ma stanno già suscitando polemiche. Secondo la Confesercenti, ad esempio, l’idea di distanziare i tavoli interni dei ristoranti di due metri è inapplicabile. Mentre la Fipe-Confcommercio di Roma è meno negativa («L’importante è che i clienti mantengano il metro di distanza già previsto») e chiede soprattutto che il governo fissi regole precise che accelerino le riaperture evitando al tempo stesso possibili nuove chiusure. Confcommercio preferirebbe che fossero le Regioni, in base ai dati dell’epidemia, a modulare le riaperture ma preme perché il governo almeno fissi un calendario nazionale di riavvio delle attività.


Ma cosa propongono esattamente le Regioni? Secondo il protocollo dei presidenti regionali, le misure previste per l’intero settore della ristorazione, a partire dalla distanza di 2 metri fra i tavoli (ma non fra i clienti) «possono consentire lo svolgimento sia del servizio del pranzo che della cena» all’interno dei locali. Nel protocollo regionale inoltre «negli esercizi di ristorazione che prevedono posti a sedere a pranzo non si consuma al banco dopo le 14». Anche il gioco con le carte può essere possibile solo «se si garantisce una puntuale e accurata disinfezione». 
Si propone inoltre di rispettare - sia all’interno che all’esterno dei locali «rigorosamente» una serie di indicazioni, come l’uso della mascherina, igienizzazione delle mani e delle superfici di gioco, rispetto della distanza di un metro sia tra i giocatori allo stesso tavolo sia tra tavoli vicini.


L’essere vaccinati non farebbe cadere l’obbligo di utilizzare la mascherina in bar, ristoranti, cinema e teatri. Nei locali all’aperto la distanza da rispettare si riduce a un metro ma andrebbe tenuta la mascherina quando non si è seduti.
Previste anche nuove misure per le riaperture delle palestre, ma no allo sport da contatto fisico.
Per cinema e spettacoli dal vivo, le misure proposte prevedono tamponi all’ingresso, test negativi effettuati nelle ultime 48 ore o certificato della vaccinazione. Almeno un metro di distanza - frontale o laterale - tra spettatori se indossano la mascherina e almeno due metri di distanza qualora le disposizioni prevedano di non indossarla. 
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA