Covid, Crosetto: «Lockdown, basare decisioni su dati o esplode rabbia»

Covid, Crosetto: «Lockdown e vaccini, basare decisioni su dati o esplode rabbia»
Covid, Crosetto: «Lockdown e vaccini, basare decisioni su dati o esplode rabbia»
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Martedì 13 Aprile 2021, 21:50 - Ultimo aggiornamento: 15 Aprile, 22:25

«Le decisione devono esser supportate da dati e ragionamenti, perché se la gente non capisce la razionalità di una misura, fa uscire fuori solo la rabbia. I dati sono fondamentali per fare un dibattito serio, necessario per uscire dal problema del coronavirus ma anche per far riprendere l'economia del paese». Lo ha spiegato Guido Crosetto, presidente della Federazione Aziende Italiane per l'Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza (Aiad), intervenendo alla conferenza stampa organizzata dalla società scientifica Big Data in Health (Bdhs), in cui sono stati presentati due studi da cui emerge la necessità di politiche attente anche alle esigenze produttive del paese in una fase di uscita dalla pandemia.

Per Crosetto, quindi, «bisogna aprire un dibattito sui dati per poi fare scelte e spiegarle. Ad esempio, qualcuno deve spiegare perché in un negozio si può comprare una felpa e non i pantaloni. Un anno fa abbiamo fissato regole assurde in base ai codice Ateco e continuiamo a mantenerle. Ho proposto, all'inizio della pandemia, di tenere aperto tutto e chiudere solo quello che vediamo esser realmente pericoloso per i contagi: sembra la stessa cosa di quanto è stato fatto ma è molto diverso». Il risultato, sintetizza Crosetto, «è che abbiamo chiuso troppo ma abbiamo lasciato aperti trasporti pubblici locali non messi in sicurezza e luoghi reali di diffusione del virus». Sin dall'inizio, inoltre, «era evidente che non aveva senso dal punto di vista sanitario chiudere intere regioni quando all'interno c'erano province con quasi zero casi. E' mancato - ha concluso - un approccio razionale e metodico che doveva ogni settimana correggere la rotta. Si è preferito usare stereotipi e continuiamo ad andare avanti così». 

Lockdown e vaccini attenti anche a Pil, studi per la ripresa
Basati su Big Data, priorità vaccinale a chi non lavora in smart

Una volta messe in sicurezza le categorie più fragili ed esposte al Covid-19, per uscire dalla crisi legata alla pandemia è necessario mettere in campo un mix di politiche all'insegna di «lockdown più smart e vaccinazione attenta alla salute ma anche al Pil».

Sono queste le principali conclusioni di due studi, basati su evidenze scientifiche emerse dall'analisi di grandi numeri, presentati nel corso di una conferenza online organizzata da Big Data in Health Society (Bdhs).

Il primo studio, condotto da Antonio Scala, presidente di Bdhs e ricercatore dell'Istituto dei sistemi complessi del CNR, è stato appena pubblicato su Scientific Reports, rivista del Gruppo Nature: ha cercato di rispondere alla domanda se sia possibile applicare il lockdown in maniera differenziata per categorie lavorative, in modo da abbassare la diffusione del virus mantenendo dei livelli di economia sostenibile. «Se dovessero essere ancora necessarie in futuro misure di lockdown - spiega Scala - sarebbe fondamentale sviluppare prima un'infrastruttura per il contact tracing in modo da fare interventi targettizzati. Un tale approccio, pur non dimostrando spesso di essere in grado di smorzare i focolai sul nascere, permetterebbe di minimizzare almeno gli impatti economici».

Il secondo lavoro, guidato da Angelo Facchini, ricercatore della Scuola Istituzioni Mercati Tecnologie (Imt) di Lucca, ha studiato un criterio di priorità vaccinale in un'ottica di attenzione al lavoro. «Chi telelavora incide in maniera diversa sulla mobilità e quindi sulla diffusione del virus. Tra individui paragonabili per condizioni di salute ed età, quindi, sarebbe consigliabile - spiega Facchini - vaccinare con priorità chi non può fare smart working ed è sottoposto a cassa integrazione. In questo modo, sarebbe possibile riallocare i fondi destinati alla Cig». Per questo, «rimodulare le priorità di vaccinazione sulla base del rischio disoccupazione consentirebbe una categorizzazione dei soggetti che potrebbero incidere maggiormente sull'economia».

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