Covid, la vaccinazione di massa in fiere, palasport, cinema e studi: Primule già dimenticate

Covid, la vaccinazione di massa in fiere, palasport, cinema e studi: Primule già dimenticate
Covid, la vaccinazione di massa in fiere, palasport, cinema e studi: Primule già dimenticate
di Mauro Evangelisti
5 Minuti di Lettura
Domenica 14 Febbraio 2021, 07:28 - Ultimo aggiornamento: 17 Febbraio, 22:24

«Le vaccinazioni sono una priorità» è una delle frasi chiave del nuovo presidente del Consiglio, Mario Draghi, che ieri ha parlato a lungo con il ministro Roberto Speranza. Il numero da cui partire è 500mila: sono le dosi giornaliere che si punta a somministrare quando le forniture saranno sufficienti. La conferma al Ministero della Salute di Speranza rappresenta un segno di continuità, ma Draghi ora vuole una accelerazione, partendo dalla chiusura dell'accordo con i medici di base che si devono impegnare a inoculare i vaccini. Annunciata tante volte, sviluppata magari in alcune Regioni, questa intesa però non è ancora conclusa.

Varianti, Pregliasco: «Con le mutazioni va in crisi tutto il sistema dei colori: dovremo rivedere i parametri»


LE DOSI
Applicazione del modello inglese - sempre stando ai primi punti fermi posti da Draghi sulla campagna vaccinale anti Covid - non significa puntare tutto sulla prima dose, come fanno nel Regno Unito, ma potenziare la macchina organizzativa: assumere personale e moltiplicare le postazioni in cui gli italiani potranno ricevere l'iniezione. Dimenticate le Primule, che rischiano di restare solo una suggestione, l'accelerazione deve passare sia dagli studi medici sia dai grandi centri di aggregazione, come il parcheggio lunga sosta dell'aeroporto di Fiumicino (potenzialmente 3.000 vaccinazioni al giorno), i centri fieristici, i teatri, i cinema, i palasport.

Tra un mese e mezzo la penuria delle dosi sarà mitigata (salvo imprevisti); Draghi e Speranza ne hanno parlato, nel prossimo trimestre stando allo scenario più ottimistico ne sono attese oltre 50 milioni: impensabili farsi trovare impreparati. «Si sta lavorando affinché nel momento in cui arriveranno in maniera massiccia - sottolineano fonti di governo - il sistema possa funzionare al meglio». Il premier vuole restare nel recinto dell'Unione europea anche per l'approvvigionamento: ha detto di aspettarsi importanti notizie dalla Ue sul fronte dell'incremento delle dosi, si pensa di produrre i vaccini anche in Italia riconvertendo stabilimenti esistenti.

 


Dal piano vaccinale dipende la ripartenza: ecco perché tra i ministri con cui il premier Draghi ha voluto parlare a lungo, c'è Speranza. Il ministro ha illustrato i risultati ottenuti fino ad oggi, forte del fatto che nell'Unione europea l'Italia è tra i Paesi più celeri. Ma sia Draghi sia Speranza sanno che è una parziale soddisfazione (molto parziale) perché alla lentezza dell'Europa fa da contraltare la velocità di altri Paesi: non solo Israele, ma anche Regno Unito e Usa. Draghi crede nel modello inglese, fa sapere che è necessario migliorare la logistica, la produzione e l'approvvigionamento. A Speranza il presidente del Consiglio ha confermato il suo assillo: vaccinare velocemente il personale scolastico. Questo è uno scoglio più insidioso di quanto si creda: immunizzare, con una doppia dose, un milione tra insegnanti, dirigenti scolastici e personale, non è semplice. Ad oggi i vaccini di Pfizer e Moderna, che secondo le sperimentazioni hanno una efficacia più elevata, sono riservati ai 4,3 milioni di ultraottantenni, la categoria con il tasso di letalità più alto. Sottrarre una dose del vaccino di Pfizer a un 85enne per darla a un insegnante di 35, dal punto di vista etico, sarebbe discutibile. Si punta allora su AstraZeneca, più facile da distribuire perché non richiede la catena del freddo, con una efficacia più bassa ma comunque rilevante. Inoltre, non è somministrabile agli ottantenni.

Variante inglese, Cts: scuole a rischio stop. Impennata di contagi tra i giovani


IL TETTO
Ma fino a quando resta il limite dei 55 anni, indicato da Aifa (agenzia del farmaco), è un'arma spuntata, perché esclude buona parte degli insegnanti. Le Regioni hanno chiesto di imitare altri Paesi europei alzando l'asticella a 65 anni. Nei prossimi giorni si svolgerà un vertice tra tecnici delle Regioni, del Ministero della Salute, di Aifa e di Agenas per trovare un compromesso. Senza questa modifica - è chiaro anche a Speranza e Draghi -, il percorso per immunizzare tutto il personale delle scuole è accidentato. Speranza rivendica la continuità: in fondo è stato l'ultimo ministro del governo Conte a scrivere un provvedimento (la proroga del divieto degli spostamenti tra Regioni) e il primo a firmarne uno con il governo Draghi (l'ordinanza sulle limitazioni per chi torna dal Brasile).

Orvieto, le vaccinazioni si faranno in ospedale: pronti gli ambulatori

Vaccino ai bambini, AstraZeneca dà il via alla sperimentazione clinica a partire da 6 anni

Covid Lazio, bollettino: 1.060 nuovi contagi (483 a Roma) e 21 morti. D'Amato: «Il 1° marzo si parte con il vaccino Astrazeneca ai medici»
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA