Terza dose di vaccino, Stella Kyriakides (Ue): «Avanti con le somministrazioni, evitiamo altre ondate»

Kyriakides (Ue): «Avanti con le terze dosi, evitiamo altre ondate»
Kyriakides (Ue): «Avanti con le terze dosi, evitiamo altre ondate»
di Gabriele Rosana
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Venerdì 13 Agosto 2021, 21:42 - Ultimo aggiornamento: 14 Agosto, 10:13

Fare presto e vaccinare tutti per evitare una nuova ondata: le dosi necessarie ci sono, anche per i richiami, e dimostrano di resistere alle varianti; adesso tocca agli Stati Ue decidere quando e come procedere con le terze somministrazioni e con l’immunizzazione dei bambini. Stella Kyriakides, la commissaria europea alla Salute, vede il traguardo all’orizzonte: tra poco il 70% degli adulti Ue avrà completato il ciclo vaccinale, ma occorre non abbassare la guardia, dice in quest’intervista con Il Messaggero.

Commissaria Kyriakides, le resistenze no-vax mettono a rischio l’avanzamento della campagna vaccinale. Come si sta muovendo l’Ue per vincerle?
«Nelle ultime settimane abbiamo fatto notevoli passi avanti verso il target del 70% degli adulti pienamente immunizzati entro la fine dell’estate, ma l’esitazione vaccinale – dovuta in particolare alla disinformazione – continua a essere una sfida chiave. La vaccinazione è un tema rispetto al quale si polarizzano le opinioni delle persone, ed è anche una prerogativa dei governi nazionali; per la Commissione Ue, però, è sempre stato prioritario dare ai cittadini la più solida evidenza scientifica possibile e comunicare in termini chiari i benefici. Un esempio? L’Ema, l’Agenzia europea del farmaco, e l’Ecdc, il centro Ue per la prevenzione delle malattie, hanno dimostrato che il completamento del ciclo vaccinale offre la migliore protezione contro il virus e le varianti, Delta compresa.

Il mio invito è semplice: fidiamoci della scienza. Abbiamo una responsabilità non solo verso noi stessi ma anche nei confronti degli altri. Bisogna creare consapevolezza, contrastare la cattiva informazione e coinvolgere tutti in questo sforzo globale senza precedenti».

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Francia e Germania vogliono cominciare i richiami dopo l’estate, in particolare per le categorie più fragili. C’è già una data in cui tutta l’Ue intende partire con le terze dosi? Ci sarà un approccio coordinato o ciascuno andrà per la propria strada, con l’incertezza che ciò comporta?
«Il coordinamento è sempre stato il carattere fondamentale della risposta comune Ue alla pandemia e questo continuerà a essere il caso anche andando avanti. Quanto ai richiami, la minaccia delle varianti fa sì che dobbiamo farci trovare preparati nelle settimane e nei mesi a venire; questo significa essere pronti a redistribuire fra gli Stati membri nuove dosi adatte alle varianti. Da parte nostra, stiamo continuando gli acquisti centralizzati: abbiamo concluso un nuovo contratto con BioNTech/Pfizer per 1,8 miliardi di vaccini in consegna a partire dalla fine del 2021 e comprato dosi aggiuntive da Moderna, in grado di rispondere alle mutazioni del virus e adatte per uso pediatrico. È fondamentale, però, che gli Stati siano pronti e pianifichino bene le prossime scorte nazionali di vaccini».

A proposito di nuovi contratti, Bruxelles ha da poco concluso un accordo per l’acquisto di 220mila trattamenti con anticorpi monoclonali. A che punto siamo con le terapie per fare i conti con un Covid endemico?
«Ricerca e sviluppo delle terapie anti-Covid sono una componente essenziale della nostra risposta alla crisi. I tassi di vaccinazione sono in crescita, e questo è naturalmente lo scopo primario; al tempo stesso, per vincere il virus serve dare ai cittadini ampio accesso alle terapie più promettenti. Il nostro obiettivo è autorizzarne tre entro ottobre, e altre due per la fine dell’anno. Il contratto-quadro firmato per la fornitura di sotrovimab è un elemento portante di questo processo: non appena l’Ema avrà concluso positivamente il processo di revisione, i Paesi Ue potranno acquistare i farmaci sulla base delle loro esigenze».

 

Il certificato digitale Ue Covid-19 è in funzione da più di due mesi, con vari Paesi - tra cui l’Italia - che ne hanno esteso l’uso anche al di là dei movimenti nell’Ue e per regolare l’accesso a ristoranti, attività sportive e luoghi della cultura. Ma non sono mancate le proteste.
«Il certificato è lo strumento comune che ci siamo dati per assicurare che la libertà di circolazione dei cittadini Ue possa continuare in maniera sicura. Al tempo stesso, però, non possiamo fissare regole valide per tutti: ogni Stato deve fare i conti con le proprie caratteristiche in termini di avanzamento della pandemia e prendere le decisioni appropriate a seconda dei diversi contesti. È importante che chi decide di usare il pass a livello nazionale eviti le discriminazioni: finché non avremo assicurato la piena vaccinazione di abbastanza cittadini, occorrerà rimanere vigili, seguire le norme di sanità pubblica e riaprire gradualmente per ritardare la diffusione delle varianti».

Con la fine delle vacanze, è tempo di pianificare i ritorni fra i banchi di scuola e nei luoghi di lavoro. Tra le misure in discussione ci sono la vaccinazione obbligatoria per i funzionari pubblici e l’estensione agli uffici dell’uso del green pass. Come possiamo arrivare preparati a settembre?
«Dobbiamo evitare a ogni costo una crescita nei contagi e una nuova ondata: per questo è fondamentale che il maggior numero possibile di persone completi il ciclo di immunizzazione quanto prima. I vaccini sono la nostra risorsa più importante contro il virus e per fermare le varianti, mentre continuiamo a indossare le mascherine al chiuso e a tenere la distanza interpersonale. È compito degli Stati decidere le misure di sanità pubblica per non farsi trovare impreparati al rientro, che si tratti di vaccinazione obbligatoria o di estendere le somministrazioni a bambini e adolescenti. Siamo consapevoli che sono temi delicati, ma siamo pronti a lavorare con i Paesi Ue per sostenerne gli sforzi, cruciali in questa fase per determinare come si evolverà la pandemia».

La percentuale di vaccinati nell’Ue è adesso superiore a quella negli Usa, eppure agli europei è ancora vietato recarsi negli Stati Uniti, mentre gli americani possono venire da noi senza restrizioni. Prevede un cambio di passo?
«La reciprocità è sempre stata un principio chiave nella cooperazione con i nostri partner internazionali durante la pandemia. Secondo noi ci sono buone ragioni perché gli Usa riaprano in sicurezza ai viaggiatori europei. La comunicazione a livello tecnico è proseguita durante tutta l’estate e abbiamo ricevuto rassicurazioni che questa è una priorità anche per l’amministrazione Biden, per cui ci aspettiamo che la situazione si sblocchi senza ulteriori ritardi».

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