Governo, caos sui sottosegretari: notte di trattative. Di Maio: «Non siamo pronti». Conte: «Oggi si chiude»

Governo, caos sui sottosegretari: notte di trattative. Di Maio: «Non siamo pronti». Conte: «Oggi si chiude»
di Simone Canettieri
4 Minuti di Lettura
Venerdì 13 Settembre 2019, 07:48 - Ultimo aggiornamento: 10:59

«Non siamo ancora pronti». Primo pomeriggio, Palazzo Chigi. Il consiglio dei ministri si è aperto e chiuso in 15 minuti: manca la lista dei sottosegretari e dei viceministri. Giusto il tempo di nominare Salvo Nastasi segretario generale del Mibact e Salvatore Barca al Mise. Ma il piatto forte - le nomine di sottogoverno - non c'è.
E così Luigi Di Maio ammette davanti a Giuseppe Conte che il M5S non ha ancora trovato una quadra sui nomi. Il premier con garbo - visto che ci sono anche altri ministri presenti - dice al leader del M5S che «occorre fare presto per essere subito operativi». Il pressing di Palazzo Chigi si fa sempre più forte. L'obiettivo: arrivare questa mattina al via libera (un Cdm potrebbe riunirsi ad hoc per le 9,30), per farli giurare addirittura prima delle 14 visto che poi il premier è atteso ad Accumoli per una visita nelle zone terremotate. Il caos è nei 5Stelle: la tecnica delle rose dei candidati proposte dalle commissioni parlamentari ha creato veleni e guerre interne. Oltre a liste lunghissime che ora sono nelle mani di Luigi Di Maio: sarà il capo politico a scegliere chi piazzare e dove. Gli incastri, però, devono ancora trovare una sintesi con il Pd.

​Governo, nodo sottosegretari: Conte in pressing, oggi consiglio dei ministri alle 9.30
 



Tra i nodi più spinosi c'è quello delle Telecomunicazioni in carico al ministero dello Sviluppo Economico. Il M5S lo reclama per sé perché in ballo c'è anche la legge sul conflitto d'interessi. La posizione dei grillini si è irrigidita quando ieri l'altro hanno visto conversare (fuori dal ristorante di famiglia) Denis Verdini, ex braccio destro di Silvio Berlusconi, con Luca Lotti, parlamentare Pd vicino a Matteo Renzi. Dal Nazareno, dove adesso comanda Nicola Zingaretti, assicurano che la delega alle telecomunicazioni non andrà mai a un renziano. Il nome in campo: Andrea Martella, coordinatore della segreteria, e già in lizza per un'altra delega chiave: quella dell'editoria, che difficilmente tornerà tra le mani di Vito Crimi. E Patuanelli alla fine potrebbe tenersi la delega per sé, come già fece Di Maio. Proprio sul conflitto d'interessi è tornato a martellare Alessandro Di Battista: «Non c'è mai stata una legge per responsabilità della sinistra», ha rimarcato l'ex parlamentare, convinto che ci sia stato un veto sul suo nome per il governo. Postilla di Dibba sull'alleanza giallorossa: «Sono scettico, il Pd resta il garante del sistema». Una chiusura che stride con l'apertura di Di Maio dell'altro giorno sui dem: «Mi sta stupendo positivamente». Differenze di visioni, certo. Soprattutto in un momento in cui il M5S è in fibrillazione per entrare nella squadra del governo.
E se il deputato Antonio Iovino è diventato un caso di umiltà e realismo per non aver nemmeno avanzato la sua candidatura alla Difesa («14 mesi sono pochi per capire questo mondo»), c'è chi come Paola Taverna resta fuori come scelta iper politica. «Io non entro, ora non esageriamo - diceva l'altro giorno al Senato durante una pausa dei lavori per la Fiducia - servo più in Aula. Personalmente ero per il voto, ma nella vita bisogna essere pragmatici». Dote fondamentale in queste ore, anche a Palazzo Chigi dove rimangono aperte anche le caselle delle deleghe non ancora assegnate. Non c'è solo quella all'editoria: terremoto, Cipe, attuazione del programma e riforme devono essere assegnate. Riccardo Fraccaro spinge per ultime due. Ma anche il ministro (ala Fico) Federico D'Incà è interessato a queste competenze.

GLI SCONTRI
Si lotta comunque casella su casella: in extremis potrebbero spuntare diverse sorprese. M5S dovrebbe avere 22 sottosegretari e il Pd 18, che potrebbero scendere a 17 se a Leu dovesse riuscire in extremis di spuntare due sottosegretari e non solo uno (Rossella Muroni) com'è previsto adesso. Tra i nomi M5s si citano le ministri uscenti Elisabetta Trenta (all'Interno) e Barbara Lezzi al Lavoro o alle Aree interne. Pe l'ex titolare della Difesa però la strada è molto in salita.
Al Viminale c'è chi ipotizza solo due sottosegretari, per tenere basso il «tasso» di presenza politica, ma i contendenti sono tanti, i nomi potrebbero diventare quattro (in pole il Dem Emanuele Fiano). Su Carlo Sibilia, invece, continua a esserci il fuoco amico di Luigi Gallo che chiede discontinuità. Sciolto, almeno sembra, il derby grillino al Mef: con Laura Castelli viceministro e Stefano Buffagni sottosegretario. Ma tutto ancora può succedere, soprattutto se ci sarà, come vuole il premier, la chiusura in giornata. La notte potrebbe riservare amare novità.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA