Covid in Sicilia, arresti per i dati falsi sui contagi. L'assessore intercettato: «Spalmiamo i morti»

Covid in Sicilia, arresti per i dati falsi sui contagi. L'assessore intercettato: «Spalmiamo i morti»
Covid in Sicilia, arresti per i dati falsi sui contagi. L'assessore intercettato: «Spalmiamo i morti»
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Martedì 30 Marzo 2021, 09:34 - Ultimo aggiornamento: 18 Febbraio, 16:32

«Spalmiamoli un poco…» Così l'assessore alla Salute Ruggero Razza diceva alla dirigente regionale che avrebbe dovuto comunicare i dati dei decessi per Covid in Sicilia all'Istituto Superiore di Sanità. Sia Razza che la dirigente, Letizia Di Liberti, sono indagati per falso. «I deceduti glieli devo lasciare o glieli spalmo?», chiede lei non sapendo di essere intercettata. «Ma sono veri?», chiede Razza. «Si, solo che sono di 3 giorni fa», risponde. E Razza dà l'ok: «spalmiamoli un poco». La dirigente Di Liberti dice a Razza: «Ah, ok allora oggi gliene do 1 e gli altri li spalmo in questi giorni, va bene, ok. Mentre quelli del San Marco, i 6 sono veri e pure gli altri 5 sono tutti di ieri… quelli di Ragusa, Ragusa 5! E questi 6 al San Marco sono di ieri.. perché ieri il San Marco ne aveva avuti ieri altri 5 del giorno prima, in pratica. Va bene? Ok». «Ok». «Ciao, ci metto questi io».

Le cifre dei contagi

«Allora, su Palermo sono moltissimi, moltissimi, non ti dico quanti, perché secondo me non hanno comunicato quelli di ieri e dell'altro ieri alcuni». «Quanti sono?». «670. Solo su Palermo e quindi ho detto no, non se ne parla proprio perché questi sono i dati di tre giorni e non li posso dare tutti nello stesso giorno, assolutamente, questi sono…..». «Ma questi verifichiamoli prima». «No, questi li controlliamo nella piattaforma »istituto« se sono duplicati o non duplicati». Così, come emerge dall'ordinanza di custodia cautelare, parlavano l'assessore Razza e la dirigente Di Liberti sui dati dei positivi al Covid

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«Letizia è inutile che facciamo stare in piedi sacchi vuoti... c'è stata una gravissima sottovalutazione e il dato finale di questa sottovalutazione di questa gravissima sottovalutazione è scritto in quegli indicatori, poi secondo me sono sbagliati perché mettono sullo stesso piano indicazioni diverse, però come avrai visto ci sono dei dati dove noi comunichiamo zero! ... E chissà da quanto! ». Così l'assessore regionale alla Sanità siciliana Razza parlava, non sapendo di essere intercettato, con la dirigente regionale Di Liberti dei dati sulla pandemia. Entrambi sono coinvolti nell'inchiesta sui dati falsi forniti all'Istituto di Sanità. L'intercettazione è agli atti dell'indagine. La conversazione telefonica è del novembre scorso dopo la decisione del Governo di mettere la Sicilia in «zona arancione».

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Nella telefonata l'assessore si dice amareggiato, deluso - scrive il gip - «per non essere riusciti ad assicurare la buona gestione dell'emergenza sanitaria». «Razza - spiega il giudice - riferisce che il 90% della situazione creatasi è attribuibile alla loro piena responsabilità, ma la Di Liberti sostiene che i dati sono quelli estrapolati dalle piattaforme informatiche, al che l'assessore le fa notare, con rammarico, che nessuno lo ha mai informato della grave criticità emersa, a suo dire, da un raffronto dei dati della Regione Siciliana con quelli comunicati dalle altre Regioni». Razza, inoltre, facendo riferimento agli indicatori alla base del calcolo dell'indice RT, dice alla dirigente di aver constatato anche il mancato allineamento dei dati contenuti nelle piattaforme della Protezione Civile con quelli dell'Iss.

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«Ho letto le agenzie, inutile dire che in questi casi si resta sorpresi. Noi le zone rosse le abbiamo anticipate non nascoste: è storia. Ma bisogna avere rispetto per la magistratura, ho fiducia nell'assessore Ruggero Razza, se fosse responsabile da solo adotterebbe le decisioni consequenziali. Bisogna essere sereni e fiduciosi, sono convinto che la verità emergerà prestissimo». Così il governatore della Sicilia, Nello Musumeci, commenta a Omnibus su La7, l'inchiesta. Musumeci ha aggiunto: «Quello che abbiamo fatto in un anno è stato improntato alla massima trasparenza, abbiamo sempre seguito la linea del rigore e della fermezza». «Fino alla scorsa settimana - ha proseguito - abbiamo chiesto noi a Roma la zona rossa perché noi guardavamo al numero dei morti.

Facciamo andare avanti le indagini, gli avvisi di garanzia servono a fare chiarezza, lasciamo lavorare e alla fine ne trarremo le conclusioni». 

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