Covid in Sicilia, dati e tamponi alterati per mantenere l'Rt basso: arresti nella sanità. Indagato l'assessore regionale, si dimette

Covid in Sicilia, dati e tamponi alterati per mantenere l'Rt basso: arresti nella sanità
Covid in Sicilia, dati e tamponi alterati per mantenere l'Rt basso: arresti nella sanità
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Martedì 30 Marzo 2021, 08:06 - Ultimo aggiornamento: 17:55

Scandalo in Sicilia. Avrebbero alterato i dati sulla pandemia (modificando il numero dei positivi e dei tamponi) diretto all'Istituto Superiore di Sanità, condizionando i provvedimenti adottati per il contenimento della diffusione del virus. Con questa accusa i carabinieri del Nas di Palermo e del Comando Provinciale di Trapani stanno eseguendo un'ordinanza di misura cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di alcuni appartenenti al Dipartimento Regionale per le Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico (Dasoe) dell'Assessorato della Salute della Regione Siciliana. Le accuse sono: falso materiale ed ideologico. L'assessore regionale alla Sanità della Sicilia Ruggero Razza è indagato sui dati falsi sulla pandemia. Oggi gli è stato notificato un invito a comparire con avviso di garanzia. È accusato di falsità materiale ed ideologica. I carabinieri gli hanno anche sequestrato dei telefoni. Sull'assessore Razza «sebbene non emerga ancora compendio investigativo grave, è emerso il parziale coinvolgimento nelle attività delittuose del Dasoe», il Dipartimento della Sanità della Regione siciliana. Lo dicono gli inquirenti. «In concomitanza con l'esecuzione dei chiesti provvedimenti restrittivi, è stato notificato anche un invito a comparire e contestuale avviso di garanzia, nonché sequestro dei telefoni cellulari per falsità materiale ed ideologica nei confronti dell'Assessore Regionale per la Salute, Ruggero Razza, sul conto del quale», spiegano gli investigatori. Parla di «disegno politico scellerato» il gip di Trapani. «Ho chiesto al presidente Musumeci di accettare le mie dimissioni», ha poi fatto sapere Razza.

La replica e la difesa

«Per sottrarre il governo da inevitabili polemiche ho chiesto al presidente della Regione di accettare le mie dimissioni», ha detto Razza. «Alla luce della indagine della Procura di Trapani che mi vede indagato, nel confermare il massimo rispetto per la magistratura, desidero ribadire che in Sicilia l'epidemia è sempre stata monitorata con cura, come evidenzia ogni elemento oggettivo, a partire dalla occupazione ospedaliera e dalla tempestività di decisioni che, nella nostra Regione, sono sempre state anticipatorie».

Quindi afferma che «non avevamo bisogno di nascondere contagiati o di abbassare l'impatto epidemiologico, perché proprio noi abbiamo spesso anticipato le decisioni di Roma e adottato provvedimenti più severi». Sulla contestazione relativa alla presunta alterazione dei dati, Razza sostiene che «i fatti che vengono individuati si riferiscono essenzialmente al trasferimento materiale dei dati sulla piattaforma che sono stati riportati in coerenza con l'andamento reale dell'epidemia, tenuto conto della circostanza che sovente essi si riferivano a più giorni e non al solo giorno di comunicazione». «Come sempre, il fenomeno della lettura postuma delle captazioni può contribuire a costruire una diversa ipotesi che, correttamente, verrà approfondita dell'autorità giudiziaria competente individuata dal gip - prosegue Razza - Ma deve essere chiaro che ogni soggetto con l'infezione è stato registrato nominativamente dal sistema e nessun dato di qualsivoglia natura è mai stato artatamente modificato per nascondere la verità». E spiegando le sue dimissioni, conclude: «Ciò nonostante, soprattutto nel tempo della pandemia, le istituzioni devono essere al riparo da ogni sospetto».

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Ai domiciliari sono finiti la dirigente generale del Dasoe Maria Letizia Di Liberti, il funzionario della Regione Salvatore Cusimano e il dipendente di una società che si occupa della gestione informatica dei dati dell'assessorato Emilio Madonia. L'inchiesta nasce dalla scoperta che in un laboratorio di Alcamo (Tp), da qui la competenza della Procura di Trapani, erano stati forniti dati falsati su decine di tamponi. I pm hanno avviato accertamenti che sono arrivati all'assessorato regionale. Diverse intercettazioni confermerebbero l'alterazione dei dati inviati all'iss.

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Negli ultimi cinque mesi infatti, i dati dei contagi sarebbero cresciuti più volte in modo preoccupante, ma nessuno l’ha mai saputo. Quei dati allarmanti sarebbero stati nascosti dai vertici dell’assessorato alla Salute. Alterando i numeri dei positivi e dei tamponi, per mantenere l’indice sotto i livelli di guardia.

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In particolare gli arrestati sono accusati di «aver alterato, in svariate occasioni, il flusso dei dati riguardante la pandemia SarsCov-2 (modificando il numero dei positivi e dei tamponi e talvolta anche dei decessi dovuti alla pandemia) diretto all'Istituto Superiore di Sanità, alterando di fatto la base dati su cui adottare i discendenti provvedimenti per il contenimento della diffusione del virus». Dal mese di novembre appena trascorso sono circa 40 gli episodi di falso documentati dagli investigatori dell'Arma, l'ultimo dei quali risalente al 19 marzo 2021. Effettuate perquisizioni domiciliari nei confronti di altri sette indagati alla ricerca di materiale informatico e non, utile alle indagini. Inoltre è stata effettuata un'acquisizione informatica selettiva (in particolare, flusso e.mail e dati relativi all'indagine) presso i server dell'assessorato Regionale alla Salute e del citato Dipartimento.

Le reazioni

«Ho sempre ripetuto che la classificazione dei territori in base ai colori non andava e non va considerata come un concorso a premi né, tantomeno, una partita a poker dove bluffare per vincere di più. La zona rossa, soprattutto se il governo regionale e nazionale intervengono con i giusti ristori e sostegni alle imprese e alle famiglie, è lo strumento per salvare vite umane. Più volte, fino a pochi giorni fa, ho sollecitato e richiesto che fossero forniti ai sindaci e ai cittadini dati corretti, costanti e scientificamente validi. Ancora oggi, però, i sindaci hanno dati contrastanti, incerti e non conoscono i dati sullo stato di occupazione dei posti letto. Per questo il Comune di Palermo si costituirà parte civile in questo procedimento giudiziario, visto che proprio sui dati si sono basate molte scelte e provvedimenti amministrativi in questi mesi». Così il sindaco di Palermo Leoluca Orlando commenta l'inchiesta sui dati falsi dei contagi da Covid diffusi dal Dasoe della Regione Siciliana.  «Come presidente dell'Anci Sicilia - ha aggiunto - convocherò il direttivo per valutare tutte le iniziative da assumere ivi compresa la costituzione di parte civile e ogni altra azione a garanzia del rispetto del diritto alla salute di tutti e dell'esercizio corretto delle competenze comunali».

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