Così Salvini vuole fiaccare i 5Stelle: «Dobbiamo farli passare per quelli del no»

Così Salvini vuole fiaccare i 5Stelle: «Dobbiamo farli passare per quelli del no»
di Simone Canettieri
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Lunedì 8 Aprile 2019, 07:49 - Ultimo aggiornamento: 10:59

dal nostro inviato
VERONA «Attacchiamoli, ma in maniera costruttiva. Anche perché io non ho mai visto uno felice della decrescita». Matteo Salvini, seppur travolto dai selfie del popolo del Vinitaly, detta la strategia per questa settimana. Meglio: la linea da qui fino al voto. Far passare il M5S per quelli del no. Un modo per scaricare sull'alleato, se sarà possibile, anche le critiche sull'esecutivo che arrivano dal mondo dell'imprenditoriale oltre che dagli organismi tecnici ed economici. Di prima mattina il vicepremier preferisce «tapparsi la bocca» per evitare l'ennesima giornata di botta e risposta con «Luigi». Ma poi appena arrivato alla fiera del Vino ritrova il buonumore, quando si diverte più del solito nel concedersi ai fan che lo reclamano per una foto. «Non è colpa mia se le persone mi vogliono bene», dice con fare sornione riferendosi alle critiche del leader M5S proprio per i troppi selfie.

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Il leader leghista pensa alle Europee, e il passaggio di oggi con l'omologo dell'Afd a Milano è solo il primo passo. Nel suo staff sono in molti ad accarezzare l'obiettivo del 40%, ma lui si prende in giro e porta tutti con i piedi per terra: «Io non vado avanti a pane e sondaggi. Dobbiamo lavorare». La strategia comunicativa è pronta a virare. Come ammettono anche i fedelissimi del Capitano l'argomento porti chiusi oggi non ha più appeal sui social. E serve dunque una nuova narrazione, una priorità per dettare l'agenda politica. Ecco perché spingere sulla riduzione delle tasse può essere il tasto giusto da suonare nelle prossime settimane.
«Oggi racconta Salvini mentre va in giro per gli stand invitato da produttori e vinicoltori con tanto di brindisi riservato con Bruno Vespa, papà di un ottimo rosso - sono qui per ascoltare questo pezzo di Paese, quello dei piccoli e medi imprenditori». Questa narrazione gli serve anche per sminare le critiche che gli sono piovute addosso, in quanto rappresentante del governo, da Cernobbio: «Convinceremo anche loro, anche se ricordo che prima plaudivano a Monti e Renzi, con i risultati che abbiamo visto tutti».
 



LE MOSSE
Nel suo Nord, dove si diverte anche un po' nel parlare Veneto e dove Zaia gli ricorda di continuo dell'Autonomia, Salvini si muove con destrezza. «E' stata comunque una settimana fruttuosa - riflette - abbiamo portato a casa importanti tasselli per le Olimpiadi invernali di Milano e Cortina, abbiamo sbloccato cantieri per la Tav Brescia-Padova.
E questa è un'occasione per tornare all'attacco sulla Torino-Lione, la battaglia accantonata che tornerà però protagonista dopo il voto: «Io sono per sbloccare e far partire, non per chiuderci. Non so voi come la pensiate», spiega alla cerimonia inaugurale del Vinitaly con il presidente del Senato Elisabetta Casellati, il ministro dell'Agricoltura Gian Marco Centinaio e il commissario per l'Agricoltura Phil Hogan, a cui riserva una rapida stretta di mano.
Al contrario del contatto con i suoi sostenitori che lo inseguono letteralmente stand dopo stand a colpi di calici di vino offerti. In cambio ovviamente di una foto («Qui fuori c'è la macchina della polizia con l'alcol-test: speriamo che non mi fermino», scherza ancora il vicepremier della Lega). La convinzione generale tra i vertici del Carroccio, a partire dal capo, è che questa popolarità in caso di ritorno con Silvio Berlusconi potrebbe calare. «Ritornare con il centrodestra? Questo è un dibattito che non mi appassiona. Anzi, vado a farmi un bicchiere di Brunello».
Ecco perché l'alleanza deve comunque tenere a queste condizioni, pur nella massima tensione polemica. Lavorando però sulla percezione. Che nello scontro continuo, è il ragionamento dei colonnelli della Lega, siano «i grillini a far vedere che bloccano e dicono no, al contrario nostro». Una strategia di corto respiro, ma che potrebbe dare i frutti desiderati tra un mese e venti giorni, cioè dopo il voto per le Europee e per le Amministrative. «I nostri alleati sono stanchi è il pensiero di Salvini il filone di farci il controcanto a sinistra non funziona alla lunga: fascismo e nazismo, fortunatamente, non ci sono più».
 

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