Roberto Speranza, il ministro della Salute nel mirino di pezzi della maggioranza: ma lui resiste all'ipotesi dimissioni

Roberto Speranza, il ministro della Salute nel mirino di pezzi della maggioranza: ma lui resiste all'ipotesi dimissioni
Roberto Speranza, il ministro della Salute nel mirino di pezzi della maggioranza: ma lui resiste all'ipotesi dimissioni
di Mario Ajello
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Mercoledì 14 Aprile 2021, 10:05 - Ultimo aggiornamento: 15:54

Il caso Speranza - che come ministro potrebbe essere dimissionato, anche se Palazzo Chigi smentisce - si inserisce in un contesto generale che vede il titolare della Sanità al centro degli attacchi di Salvini («Vede sempre e solo rosso»), delle critiche di Giorgia Meloni ma anche nel Pd non mancano quelli che imputano all’esponente di Articolo Uno rigidità ed errori. Non a caso il leader del suo partito, Bersani, nei giorni scorsi è dovuto andare da Draghi per farsi rassicurare sulla durata di Speranza al ministero della Salute.

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Intanto Renzi da tempo chiede la nascita di una commissione d’inchiesta su come l’Italia ha affrontato la pandemia e ha rilanciato questa richiesta proprio nelle ore in cui ha cominciato a piovere su Speranza un fuoco incrociato di attacchi e di valutazioni negative che lo riguardano.

E che in Leu sintetizzano così: «Il nostro ministro è sotto assedio». Chissà dove porterà questo indebolimento di Speranza. Ciò che c’è certo è che il ministro potrebbe - non ora ma più in là - pagare una situazione riguardante il tempo del governo Conte e della fase 1 della lotta alla pandemia.

Lo scenario

La guerra al virus nella sua prima fase si sta delineando come un affaire in cui si mescolano diverse vicende per nulla chiare. È sotto indagine a Bergamo il direttore vicario dell’Organizzazione mondiale della Sanità, Ranieri Guerra, sospettato di aver insabbiato un rapporto molto negativo per il ministero della Salute guidato da Speranza. È inquisito per peculato Domenico Arcuri nel quadro dell’indagine della Procura di Roma sul mega-pasticcio dell’acquisto delle mascherine all’inizio della pandemia nel quale sarebbero finiti nelle tasche di alcuni personaggi molti soldi. E dunque c’è un terreno piuttosto friabile dietro e intorno al caso politico di Speranza. C’è chi da destra sostiene che sembra di essere sulla soglia di una Norimberga che sul banco degli imputati potrebbe un domani vedere i protagonisti della battaglia anti-Covid nell’era Conte.

Il centrodestra

Il fatto è che a ieri Speranza era messo sotto i riflettori dalla Lega che voleva la sua testa. Ora è ripartita un'offensiva in cui sarebbero coinvolti anche pezzi della maggioranza che sostiene il governo, per esempio nei 5 stelle, per non dire di quelli di Alternativa c’è che hanno appena abbandonato M5S e chiedono la testa del ministro. Speranza salta? Non salta? Salta subito? Salta poi? Nel Palazzo non si fa che chiedersi questo. L’uscita di scena del ministro Speranza difficilmente sarebbe indolore per il governo. Non sorprende che Draghi voglia difenderlo. Fino a che sarà difendibile. Intanto il ministro denuncia una manovra politica su suoi danno da parte di Salvini: «La destra vuole farmi fuori per avere l’egemonia politica e culturale». Mentre chi è schierato a suo fianco parla come fa per esempio da sinistra Alfredo D’Attorre: «È chiaro che su Speranza siamo oltre la strumentalizzazione della sofferenza delle categorie colpite dalle chiusure. Ci sono forze che, anche in vista dei 20 miliardi del Recovery sanitario, vogliono togliere di mezzo chi ha interrotto 10 anni di privatizzazione strisciante del Servizio sanitario nazionale». Un assist a sorpresa, dal versante centrodestra, arriva da Antonio Tajani: «Errori sono stati commessi, ma non credo che in questo momento si debba creare una crisi per la sostituzione di un ministro».

 

Le prospettive

Intanto il ministro della Salute che (per altri motivi) si è dimesso è quello austriaco, ma anche Speranza non sta affatto bene. Lo scenario che si delinea è che la Lega sarebbe pronta a portare il caso Speranza (la cui gestione chiusurista dell’emergenza Covid è giudicata “fallimentare” da Salvini) in Parlamento. Ma per ora nessuno presenta una interrogazione parlamentare al ministro chiedendogli spiegazioni su tutta la sua condotta. Potrebbe appunto farlo la Lega, ma se per motivi politici non intende esporsi (appartiene alla stessa maggioranza e allo stesso governo di Speranza) e non vuole terremotare l’esecutivo Draghi, perché non lo fa FdI che è l’unico partito di opposizione? Non lo fa FdI perché - dicono nel partito della Meloni - non è questo il momento di farlo. Per cui in queste settimane, più che altro, il caso Speranza sarà materia da continuo dibattito televisivo, da rissa mediatica, da talk show. Ma con indebolimento incorporato del ministro, la cui parabola discendente è cominciata e potrebbe concludersi - a meno che non si verifichi una grande svolta e un grande successo nella lotta alla pandemia tra riaperture e sprint della campagna vaccinale - con l’uscita di scena di colui che adesso è l’anello debole del governo Draghi.

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